IL CALO DEI CONTRIBUTI VERSATI ALL’INPS
La crisi fa sentire i suoi effetti anche sui contributi versati all’Inps e agli altri enti previdenziali. È quanto risulta, come riporta Askanews, dai dati relativi al primo semestre dell’anno comunicati dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. Nel dettaglio, “le entrate contributive dell’Inps ammontano a 95.096 milioni di euro, in calo di 11.052 milioni di euro rispetto al 2019 (-10,4 per cento)”. La diminuzione è “da ricondursi, essenzialmente, all’andamento negativo delle entrate contributive del settore privato (-15,0 per cento), in conseguenza sia del rallentamento dell’attività economica conseguente ai provvedimenti emergenziali adottati al fine di contenere la diffusione dell’epidemia Covid-19, sia delle misure di sospensione degli adempimenti amministrativi e dei versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali disposte con i diversi interventi normativi”. Sono invece cresciuti dello 0,4% gli incassi delle gestioni dei dipendenti pubblici. In calo del 18,%, invece, le entrate contributive degli enti previdenziali privatizzati.
I CASI DI CANCELLAZIONE DALL’ALBO PER I PROFESSIONISTI
Come noto, la riforma pensioni con Quota 100 prevede il divieto di cumulo con altri redditi che in certi casi rende poco interessante farvi ricorso. In un articolo sul Sole 24 Ore viene fatta una carrellata su quelle che sono le norme in materia di cumulo in alcune delle casse di previdenza professionali. Per esempio, i consulenti del lavoro che utilizzino l’accesso anticipato alla pensione a 60 anni di età con 39 di contributi sono sottoposti a cancellazione dall’Albo. A meno che non si abbiano almeno 40 anni di contributi. Per quanto riguarda gli avvocati, la cancellazione dall’albo è prevista nel caso di pensione di anzianità a 62 anni di età con almeno 40 anni di contributi. Nel caso dei commercialisti, invece, la cancellazione è obbligatoria solo se, nel caso di pensione anticipata (61 anni di età e 38 di contributi o solamente 40 senza limiti di età), sia certificata un’invalidità permanente pari almeno al 50% che consente di portare i requisiti di ingresso in quiescenza a 58 anni di età con 35 di contributi. Infine, per ingegneri e architetti Inarcassa non prevede cancellazione dall’albo.
RICHETTI (AZIONE) “PD CRITICA QUOTA 100, POI LA VOTA”
Intervenendo ad Omnibus Estate su La7, il senatore di Azione Matteo Richetti lancia una dura reprimenda al suo ex partito, il Pd, sul tema pensioni e su tutte le altre “proposte di riforma” formulate dalla lettera di Nicola Zingaretti oggi a La Stampa. «Il Pd propone le riforme? Ma se prima lancia lo Ius Soli e Di Maio fa le pernacchie, critica la riforma pensioni di Quota 100 ma alla fine la vota quando c’è la legge di bilancio. Dice che è il partito del lavoro ma poi fa solo scelte legate a redditi e assistenzialismo». Secondo Richetti la linea Zingaretti in questo modo fa perdere ogni «ogni credibilità alla politica. Accordo Pd-M5s? Gli elettori devono reagire ai motivi aberranti per cui quelle due forze politiche stanno insieme». Come chiosa finale, il senatore del partito di Calenda si chiede provocatoriamente «dove è il Pd che faceva della divisione tra autonomia del mercato e intervento pubblico una sua architrave?». (agg. di Niccolò Magnani)
L’IPOTESI SU QUOTA 41
In attesa che a settembre riprenda il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni, come scrive Il Giornale, si starebbe facendo largo l’ipotesi, da parte della stessa ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, di varare una Quota 41 che preveda il ricalcolo contributivo dell’intero assegno. Va da sé che questa misura costerebbero poco, ma di certo non farebbe contenti quanti hanno accumulato molti anni di lavoro prima del 1996, ovvero quelli che verrebbero calcolati con il sistema contributivo anziché retributivo. In attesa di capire se questa ipotesi prenderà corpo, il quotidiano milanese ricorda che nel prossimo incontro tra esecutivo e Parti sociali (previsto l’8 settembre) si parlerà di proroga di Opzione donna e Ape social, oltre che di alcuni strumenti in grado di incentivare la staffetta generazionale nel mercato del lavoro. Il 16 settembre, invece, si affronterà il tema di una riforma più complessiva del sistema in vista della scadenza di Quota 100 alla fine del 2021. È chiaro che una Quota 41 come quella ipotizzata sarebbe da adottare dal 2022.
LO SVANTAGGIO DEI FONDI UE
Intervistato da italiachiamaitalia.it, Simone Billi, deputato eletto all’estero nelle file della Lega, spiega che il suo partito vuole “un’Europa che ascolti le necessità ed i problemi anche di noi Italiani”. Da questo punto di vista, spiega Billi, il Recovery fund “è un super-Mes che ci indebiterà con l’Ue, l’Europa alla fine potrà decidere se concedercelo oppure no, vorrà il prestito indietro e ci obbligherà a tagliare su pensioni, sanità, servizi e altro ancora”. Certo arriveranno 209 miliardi, “ma visti i soldi che il nostro Paese dovrà sborsare nei prossimi anni per il bilancio comunitario, è stato calcolato che saranno solo 25 i miliardi in attivo che l’Italia riceverà”, con la conclusione che tutti gli altri ‘nostri’ soldi li potremo riavere indietro solo se rispetteremo le stringenti condizioni che ci verranno imposte dall’Europa (sanità, pensioni, prestazioni sociali, contributi alle attività produttive, ecc.). I Paesi ‘frugali’ hanno invece ottenuto uno sconto sul loro contributo al bilancio europeo, quindi loro non dovranno restituire niente”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI
Domenico Proietti ritiene che il modello di previdenza complementare italiano sia “uno dei frutti migliori delle relazioni industriali degli ultimi venti anni”. Per contribuire a un suo rilancio, scrive il Segretario confederale della Uil in un articolo pubblicato sul numero di luglio della rivista Lavoro & Welfare dedicato alla previdenza complementare, occorre “riprendere una campagna di informazione e comunicazione che raggiunga in modo capillare tutte le fasce di popolazione mettendo ogni lavoratore nella migliore condizione per poter scegliere il proprio futuro previdenziale. Questa campagna, che potremmo chiamare di ‘adesione informata’, dovrebbe coniugare la comunicazione istituzionale con l’apertura di un nuovo semestre di ‘silenzio-assenso’ dedicato alla scelta di destinazione del Tfr”.
L’IMPORTANZA DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Secondo Proietti, l’obiettivo di questo semestre dovrebbe essere “quello di favorire – in maniera sempre libera e volontaria – un aumento del livello delle adesioni ai Fondi pensione”. Il sindacalista chiede però al Governo di intervenire anche per “ridurre la tassazione sui rendimenti annuali, inopinatamente elevata dall’11 al 20%”. Anche perché “in Europa il modello fiscale dominante prevede una completa esenzione della tassazione in fase di accumulo; questo perché un sistema che opera una tassazione solo in fase di riscatto,è il migliore per garantire la crescita del montante previdenziale“. Vedremo se queste istanze, che fanno parte della piattaforma sindacale, verranno accolte dall’esecutivo.