L’ANTICIPO PENSIONI E IL PREPENSIONAMENTO
L’attesa cresce ancora tra i pensionati per il nuovo prossimo incontro ancora da calendarizzare sulla riforma pensioni, in vista del Def di aprile: dopo la “promessa” lanciata dal Ministro Orlando, i sindacati hanno ribadito l’assoluta urgenza di tornare a discutere sul “cantiere” previdenza per incardinare una nuova legge strutturale dal 2023.
Al momento infatti la possibilità di una pensione anticipata è prevista solo per chi raggiunge 42 anni e 10 mesi di contributi, con possibile aggiunta di 3 mesi di finestra: tuttavia, solo quelli che non hanno contributi al 31 dicembre 1995 possono raggiungere la pensione anticipata col sistema contributivo fino a 64 anni. Non solo, i precoci di alcune categorie lavorative possono ottenere l’anticipo Inps, con requisito ridotto di 41 anni di versamenti: restano poi le “leggi sperimentali”, ancora da capire se renderle strutturali dalla prossima maxi-riforma pensioni. Si tratta di Opzione Donna, Quota 100 e Quota 102: il Governo ha già fatto sapere che per la prima si raggiungerà la struttura piena, assai più difficile sulle “quote” tant’è che si parla sempre più dell’Opzione Tutti come possibile vera alternativa. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARINO
In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, Mauro Marino torna sulla sua proposta di riforma pensioni, spiegando che è necessario “diminuire gli anni necessari per l’accesso anticipato portandolo per tutti uomini e donne a 41 anni indipendentemente dall’età e senza alcuna penalizzazione, inoltre dare un bonus di 6 mesi a figlio per le donne fino ad un massimo di due”. L’età per il pensionamento di vecchiaia, a suo modo di vedere, andrebbe portata a 66 anni, prevedendo una “flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età con una penalizzazione del 1,5% annuo. Per intenderci a 65 anni penalizzazione del 1,5%, a 64 anni penalizzazione del 3%, a 63 anni penalizzazione del 4,5% e a 62 anni penalizzazione del 6%”.
L’ALTERNATIVA A OPZIONE TUTTI
L’esperto previdenziale propone anche un “bonus dell’1,5% per ogni anno lavorato in più a partire dai 66 anni di età. Quindi a 67 anni bonus del 1,5%, a 68 anni bonus del 3%, a 69 anni bonus del 4,5% e a 70 anni bonus massimo del 6%”. Marino renderebbe, inoltre, “definitivi gli istituiti di Opzione Donna e Ape Sociale e non avere proroghe di anno in anno che determinano continue ansie da parte dei beneficiari”. E non nasconde che “questa è una proposta abbastanza rivoluzionaria e che il governo cercherà di non prendere in considerazione”, portando avanti invece l’ipotesi di Opzione Tutti, che per Marino non andrebbe accettata, “perché già ora quasi la metà dei pensionati percepiscono assegni inferiori ai 1.000 € mensili e in questa eventualità si creerebbero diverse centinaia di migliaia di pensionati al limite della povertà”.
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