LA PROPOSTA DI TRIDICO PER I LAVORATORI DELLO SPETTACOLO

Pasquale Tridico, durante un’audizione in commissione Cultura del Senato, ha auspicato un intervento di riforma pensioni per i lavoratori dello spettacolo. Secondo il Presidente dell’Inps, come riporta agcult.it, sarebbe infatti “necessaria una riflessione sulla riduzione dei requisiti minimi per la maturazione di un anno di anzianità assicurativa per gli artisti a tempo determinato che oggi è di 120 giornate lavorative”. Vedremo se questa considerazione verrà ascoltata dal mondo politico, specie in questo frangente in cui il settore è messo in ginocchio dalle limitazioni imposte per contenere i contagi da Covid-19. Intanto, come riporta lavorolazio.com, il deputato del Pd Stefano Lepri ricorda che “con la rata di novembre, l’Inps erogherà la maggiorazione sociale a favore delle persone con grave disabilità. Si tratta di un incremento fino a 650 euro per 13 mensilità: un beneficio già riconosciuto per i soggetti con più di 60 anni di età che viene ora esteso anche a invalidi civili totali, sordi o ciechi civili assoluti a partire dai 18 anni di età”.



RIFORMA PENSIONI, IL PESO DELLA SILVER ECONOMY

Si sta discutendo molto in queste settimane di riforma pensioni, tema su cui è avviato anche un confronto tra Governo e sindacati. Il sito di Sky Tg24 riporta sul proprio sito un estratto dal libro “Anno zero d.C.” di Mariangela Pira, nel quale la giornalista scrive: “In Italia c’è il più alto tasso di dipendenza dei pensionati dai lavoratori e il più alto tasso di spesa sociale per le pensioni sul Pil, pari al 18 per cento, ovvero il doppio della media Ocse. Metteremo una persona di sessantadue anni in frigorifero e per, mediamente, altri vent’anni le pagheremo la pensione? No, il 2020 lo ha dimostrato palesemente: questa persona può continuare a lavorare da remoto con il digitale, in modo non usurante”. Su questa linea in un articolo su Fanpage viene ricordato il ruolo importante della silver economy per il nostro Paese, anche perché “gli over 65 in Italia sono i consumatori più ambiti dalle imprese” per via dei loro consumi, del loro reddito, della loro ricchezza, della loro forte solidità finanziaria che resiste al ciclo economico.



CGIL, “RIDURRE PRESSIONE FISCALE SU PENSIONI”

«Il confronto con il Governo è stato positivo, ha accettato le proposte di Cgil, Cisl, Uil. In questo momento è importante dare messaggi di solidarietà e unità al Paese. I lavoratori non sono soli», così ha spiegato ieri sera a “Che Tempo che Fa” il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che ragiona poi sulla necessità di riformare al più presto non solo l’ambito pensioni ma anche l’intero sistema fiscale sulla previdenza. «C’è un problema di bassi salari e precarietà. E c’è un altro tema: il fisco. Occorre una riforma fiscale, dalla prossima l. di Bilancio, per combattere l’evasione, sostenere le famiglie, ridurre la pressione fiscale su salari e pensioni», ha continuato Landini, concludendo poi «Siamo un paese in cui le disuguaglianze sono aumentate quindi in termini di prospettiva la riforma fiscale è proprio un nuovo patto sociale che deve essere realizzato. Il principio deve essere questo: chi più ha, sia in termini di reddito che di patrimonio, deve contribuire». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, A DICEMBRE IL BONUS TREDICESIMA

Siamo da poco entranti nel mese di novembre, ma si guarda già a quello di dicembre che per alcuni pensionati potrebbe portare a una somma “extra” nella tredicesima. Come spiega Tiscali Notizie, questo “bonus tredicesima”, che può valere quasi 155 euro, “è riservato ai titolari di prestazioni assistenziali, pensione diretta o indiretta o trattamento di reversibilità. Gli stessi però non devono vantare introiti superiori ai 6.596,46 euro. Chi ha questi requisiti potrà beneficiare dell’intera cifra. I pensionati con reddito tra i 6.596,46 ed i 6.751,40 euro, invece, avranno diritto all’assegno, però in modo parziale. Il bonus sarà cioè corrispondente alla differenza rispetto al totale della pensione”. Per chi ha altri introiti, la soglia passa a “10.043,87 euro, in caso di reddito individuale, o i 20.087,73, nel caso in cui si sommi anche il reddito di altro coniuge”. C’è da tenere presente che non occorre presentare domanda, ma “il bonus tredicesima non spetta ai titolari di trattamenti di invalidità civile, di assegno sociale o pensione sociale, di isopensione o assegni di esodo, ed a coloro che percepiscono una rendita facoltativa di inabilità o di vecchiaia”.

LA FLESSIBILITÀ OPZIONALE DI TRIDICO

Con la presentazione del Rapporto annuale dell’Inps sono arrivate anche delle proposte innovative in tema di riforma pensioni. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, infatti, Pasquale Tridico avrebbe parlato della flessibilità opzionale che “si potrebbe ottenere con una divisione della rendita pensionistica nelle sue due quote, quella retributiva e contributiva. A 62 anni, con 20 di contributi e un importo soglia che non comporti integrazioni si potrebbe ottenere un anticipo calcolato soltanto sulla parte contributiva. La parte retributiva, invece, verrebbe riconosciuta a partire dai 67 anni di età (con la possibilità di prevedere finanche una anticipazione della parte retributiva, da scontare successivamente sulla pensione piena)”. Tra le altre proposte anche “sconti contributivi più generosi per le lavoratrici madri e una correzione degli attuali coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi in rendita, oggi soggetti a un adeguamento automatico biennale alle aspettative di vita che produce un continuo innalzamento dei requisiti per il pensionamento”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GALASSO

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Vincenzo Galasso evidenzia l’esistenza di un legame tra la fine di Quota 100 e l’inizio del Recovery Plan. “Aumentare la produttività nel mercato del lavoro di una società che invecchia è un obiettivo perseguibile con il Recovery Plan, attraverso una combinazione di investimenti e riforme”, scrive il Professore di Economia politica alla Bocconi, evidenziando che “agli investimenti vanno affiancate riforme che consentano ai lavoratori anziani un’uscita flessibile dal mercato del lavoro, ma senza ulteriori costi per il bilancio pubblico, dopo quelli imposti da Quota 100”. Dunque non dovrebbero essere Quota 102 o Quota 41 a sostituire Quota 100, che non a caso, evidenzia Galasso, “è stata protagonista, in negativo, anche nella negoziazione europea sul Recovery Fund”.

LE ALTERNATIVE A QUOTA 102 E QUOTA 41

Dal suo punto di vista, quindi, per la riforma pensioni “occorre pensare a strumenti alternativi, che riportino il sistema pensionistico italiano verso lo schema contributivo con flessibilità in uscita originariamente disegnato dalla riforma Dini – o che si avvalgano del mercato per consentire l’uscita anticipata del lavoratore. Nel primo caso, si tratterebbe di passare al calcolo contributivo per chi vuole anticipare il pensionamento – sull’esempio di Opzione Donna, possibilmente con una parte della penalizzazione a carico dell’imprese”. “In alternativa, si potrebbe pensare a un anticipo pensionistico aziendale, sull’esempio dell’Ape volontario, in cui lavoratori e imprese si fanno carico, in proporzioni da definirsi, delle spese per interessi e del premio assicurativo”.