I RISCHI PER LA PENSIONE INTEGRATIVA
In un articolo pubblicato su formiche.net, Giuseppe Pennisi avverte dei rischi che la previdenza complementare corre in base a quel che è contenuto nella proposta di riforma fiscale. “L’erario ancora una volta progetta di mettere le mani nelle tasche dei pensionati, categoria che non può evadere od eludere se non vuole trasferirsi in ‘paradisi previdenziali’ come il Portogallo, la Tunisia o l’Austria”, scrive l’economista, sottolineando quella che sarebbe la conseguenza di far sparire l’aliquota sostitutiva sulla pensione complementare. Per Pennisi si tratta di un provvedimento miope, perché “oggi in Italia occorre incoraggiare non scoraggiare non disincentivare la previdenza integrativa o complementare se non si vuole essere costretti domani ad intervenire a carico dell’erario a ragione di pensioni troppo basse per assicurare un livello di vita decente. Mi auguro che i pensionati del futuro prossimo venturo sappiano farsi sentire. Con i loro voti. Il marchingegno è fortemente voluto dal Pd”. Vedremo se nelle misure di riforma pensioni per la Legge di bilancio ve ne saranno anche di rivolte alla previdenza complementare.
LA SCADENZA VICINA PER IL CONTRATTO D’ESPANSIONE
In un articolo sul Sole 24 Ore viene ricordato che “nonostante manchino più di quattro mesi alla fine del 2021, ultimo anno di sperimentazione del contratto di espansione, c’è tempo solo fino al 2 settembre per siglare gli accordi sindacali se si vuole utilizzare anche il prepensionamento previsto dal contratto”. Infatti, “i datori di lavoro devono presentare la domanda di accesso all’esodo al più tardi tre mesi prima della decorrenza del primo assegno di espansione”, il quale a sua volta può avere come decorrenza massima il 1° dicembre. Ecco perché, quindi, si arriva alla data del 2 settembre. Resta da capire se ci sarà una proroga del contratto di espansione tra le misure di riforma pensioni che verranno introdotte nella Legge di bilancio. Sembra molto probabile che ciò accada. Anche perché la misura non ha un costo molto elevato rispetto ad altre di cui si parla. Oltretutto potrebbe esserci anche una ulteriore espansione della platea delle aziende che possono farvi ricorso dopo quella che è stata varata quest’anno.
LA DIFESA DELLA PDC
Matteo Renzi vorrebbe un referendum per abolire il Reddito di cittadinanza, ma Maurizio Oliviero, sulle pagine dell’Opinione delle Libertà, ricorda che “ad esso è strettamente collegata la Pensione di cittadinanza, facente parte della stessa legge, che verrebbe abolita contestualmente, gettando in un attimo sul lastrico un’enormità di anziani poveri. E per loro non si può pensare alla pensione sociale come compensazione: chi ci è passato sa che la pensione sociale viene considerata dall’Inps un tentativo di furto da parte di chi la richiede e rigettata nel 90 per cento dei casi, sfruttando qualsiasi cavillo. In parole povere, un anziano che perdesse la Pensione di cittadinanza si ritroverebbe in mezzo a una strada”. Dal suo punto di vista, quindi, “le leggi non vanno attivate e poi abrogate quando qualcuno non le rispetta. Chi ha abusato di una legge va severamente punito ma non va abolita la legge”. Soprattutto “gli anziani bisognosi che comunque non devono ormai trovare un lavoro non vanno puniti per colpa di abusi altrui”.
SALVINI CONTA ANCORA SU DURIGON
Con una lunga lettera aperta Claudio Durigon ha annunciato le sue dimissioni da sottosegretario all’Economia, ma anche detto che continuerà “a lavorare per difendere Quota 100 e impedire il ritorno alla legge Fornero, e a ottenere saldo e stralcio, rottamazione e rateizzazione per i 60 milioni di cartelle esattoriali che rischiano di partire da settembre, massacrando famiglie e imprese”. Durigon ha anche ringraziato Salvini, che da parte sua ha detto: “Contiamo che questo gesto di responsabilità e generosità induca a seria riflessione altri politici, al governo e non solo, che non si stanno dimostrando all’altezza del loro ruolo. Conto su Claudio per la scrittura della nuova riforma delle pensioni, vicina a Quota 100 e lontana dalla Fornero, per la rottamazione di milioni di cartelle esattoriali, e per nuovi incarichi per aiutare la Lega a crescere ancora”. Non resta quindi che aspettare di vedere come sarà concretamente articolata la proposta di riforma delle pensioni per il post-Quota 100 targata Durigon.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI
Secondo Maurizio Landini, in tema di riforma pensioni “occorre una revisione di fondo della Legge Fornero, non c’è solo Quota 100”. Intervistato dal Fatto Quotidiano, il Segretario generale della Cgil aggiunge: “Chiediamo che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione senza vincoli anagrafici e che a partire da 62 anni ci sia una flessibilità in uscita. Occorrono regole diverse a seconda della gravosità del lavoro e poi chiediamo una pensione di garanzia per le giovani generazioni così come occorre riconoscere la specificità del lavoro femminile”. Il Sole 24 Ore ricorda invece che stando ai dati Inps, circa una pensione su tre (il 30,9% a fine 2020) risulta essere anticipata e che l’età di effettivo pensionamento è di poco superiore ai 61 anni.
I DATI SULLA SPESA PENSIONISTICA
Dati che probabilmente saranno tenuti poco in considerazione nel dibattito politico che promette di infiammarsi in vista della Legge di bilancio e della scadenza di Quota 100. Gianni Trovati, sempre sulle pagine del quotidiano di Confindustria, ricorda che la spesa pensionistica è salita sopra il 17% del Pil e solamente nel 2055 scenderà al 14,6%, “cioè un livello analogo a quello registrato nel 2010”. Cifre che dovrebbero limitare “in modo piuttosto drastico gli spazi di intervento, soprattutto per un governo che ha nel ritorno a un percorso sostenibile di debito pubblico uno dei propri compiti principali”. Non resta che vedere cosa accadrà nelle prossime settimane a partire dalla ripresa del confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza prevista per settembre.
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