LA SOLUZIONE (E IL PROBLEMA APERTO) PER I GIOVANI
Si sta parlando molto nelle ultime settimane dell’introduzione di una misura di riforma pensioni che vada incontro ai giovani. Di fatto si vuol cercare di creare una pensione di garanzia per loro, specie i più precari. In merito, il sindacalista Aldo Amoretti, sul Diario del lavoro, spiega che “la soluzione con meno controindicazioni sarebbe una quota garantita mensile (30 euro?) per ogni annata di contributi versati o figurativi. Così 40 anni di contributi darebbero un minimo di 1.200 euro mensili; venti anni 600 euro. Si risolverebbe così il problema di chi lavora part time tutta la vita, stagionali ricorrenti e di badanti e colf che, con l’attuale livello di contributi, pur essendo in regola, non arriverebbero a pensione neppure con i 67 anni di Fornero e con 40 anni di lavoro regolare”. Tuttavia, “rimane comunque irrisolto un altro mistero: come ridurre i contributi (cuneo), migliorare le pensioni e al tempo stesso predicare ai giovani, anche precari, di mettere soldi per la pensione integrativa”.
ANCHE LAVORO DI OPERATORE SOCIO SANITARIO È GRAVOSO
Anche il lavoro di operatore socio sanitario (OSS) è gravoso, quindi si può accedere all’Ape sociale e/o alla pensione anticipata con 41 anni di contributi. Lo ha stabilito il Tribunale di Ferrara, accogliendo il ricorso di una lavoratrice che si era vista respingere la domanda dall’Inps. Come riportato da Pensioni Oggi, il tribunale emiliano ha richiamato un suo precedente orientamento, risalente al 2019, in cui aveva osservato che il profilo di operatore socio sanitario operante in servizi e strutture sociosanitarie è stato istituito senza che il CCNL abbia stabilito una sicura distinzione con l’operatore socio assistenziale di base. I giudici hanno quindi spiegato che la figura dell’OSA è inferiore rispetto alla figura dell’OSS e, pertanto, se alla prima sono riconosciuti i benefici previdenziali di cui alla legge n. 236/2016 a maggior ragione essi spettano anche agli OSS. Di conseguenza, secondo il Tribunale di Ferrara anche gli OSS vanno compresi nell’alveo dei lavori gravosi, pertanto hanno diritto di accedere all’Ape sociale e/o al beneficio della pensione anticipata con 41 anni di contributi, in presenza di lavoro precoce. (agg. di Silvana Palazzo)
MODIFICHE IN VISTA PER L’APE SOCIAL
Tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio potrebbe esserci anche una norma in favore degli operai edili, auspicata anche da Cesare Damiano. Come spiega Il Mattino, infatti, “M5s e Pd hanno proposto di ridurre a 30 anni il requisito di anzianità contributiva per la pensione per questa categoria (oneri stimati in 2,7 milioni di euro per il 2022 e 3,8 milioni all’anno dal 2023). Leu punta a fissare alla stessa soglia il requisito contributivo richiesto per l’Ape sociale per operai edili, ceramisti e altri. Un emendamento della Lega invece include fra i lavori particolarmente usuranti operai dell’edilizia, dell’industria estrattiva e altri. In un altro emendamento, invece, Iv chiede di considerare lavori usuranti anche ‘manovratori di impianti a fune, lavoratori che operano negli impianti a fune ed in particolare nelle attività di ispezione e manutenzione, conduzione mezzi battipista e motoslitte, innevamento artificiale, conduzione di mezzi d’opera e servizio di soccorso sulle piste’: una misura con oneri stimati in 3,91 milioni di euro”.
SILEONI (FABI): PIÙ RISORSE PER I PENSIONATI
Ospite ieri della trasmissione Mattino Cinque, Lando Maria Sileoni ha commentato il taglio delle tasse messo a punto dal Governo, evidenziando che il risultato non soddisfa nessuno e sarebbe “indispensabile tutelare, soprattutto in questo momento, i redditi più bassi, i pensionati su tutti perchè l’85% di questi percepisce assegni bassissimi. Queste persone vanno tutelate, perché se uno Stato è uno Stato moderno e civile non può considerare aumenti accettabili, per poter sopravvivere, 5 o 10 euro al mese, quelli arrivati recentemente con la recente rivalutazione degli assegni”. Secondo il Segretario generale della Fabi, “il governo deve impegnare maggiori risorse verso i pensionati. Il problema è come cambiare le regole e mettere in discussione gli errori del passato”. Dal suo punto di vista, stando a quanto riporta affaritaliani.it, “pensioni troppo basse sono inaccettabili, soprattutto se si pensa al potere d’acquisto e al costo della vita. Occorre rivedere le regole per salvaguardare le fasce più deboli e tutelare i giovani”.
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DELL’ANP-CIA
Come spiega il sito della Cia Toscana, l’Associazione nazionale pensionati della Confederazione ritiene che la Legge di bilancio somigli a a “una medaglia a due facce”. Anche per questo “ha già elaborato delle proposte emendative con l’obiettivo di una stagione di riforme e investimenti, superando le criticità della fase pandemica. Innanzitutto, la necessità di aumentare gli assegni al minimo dagli attuali 515 a 780 euro mensili, oltre alla revisione dei criteri di accesso per la pensione di cittadinanza, che hanno impedito alla stragrande maggioranza dei pensionati di beneficiarne. A questo si aggiunge la proposta di revisione delle detrazioni e deduzioni per il recupero – almeno – delle spese mediche, come avviene per tutti gli altri cittadini”.
IL PALLIATIVO DELL’INDICIZZAZIONE
Secondo l’Associazione nazionale pensionati della Confederazione italiana agricoltori, “aver dimenticato le pensioni minime ancora una volta appare molto grave, soprattutto in un momento in cui l’inflazione riparte al galoppo e incide sui beni di prima necessità, insieme agli consistenti aumenti (dal 30 al 50%) delle bollette di gas e luce”. Tra le misure di riforma delle pensioni contenute nella manovra, “viene, invece, considerato da Anp solo mero palliativo l’indicizzazione che porterà a un aumento di poco più di 9 euro. Unico risultato positivo, il riconoscimento del lavoro agricolo usurante, tale da permettere il beneficio dell’anticipo pensionistico senza penalizzazioni”, attraverso il canale dell’Ape social, che dovrebbe essere ampliato a partire appunto dal prossimo anno.
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