RIFORMA PENSIONI, SCHIRÒ PRONTA A SOLLECITARE IL MEF
Angela Schirò, parlamentare eletta all’estero, ricorda di aver “denunciato l’anomalia delle Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra Italia e Bulgaria entrata in vigore nel 1990, per cui centinaia di pensionati italiani Inps residenti in Bulgaria si vedono tassate le loro pensioni alla fonte, e cioè dall’Inps in qualità di sostituto di imposta, malgrado che l’articolo 16 della convenzione stabilisca che ‘le pensioni pagate ad un residente di uno Stato contraente sono imponibili soltanto in questo Stato’, cioè quello di residenza”. Chiaramente ciò penalizza i pensionati. Il Governo, sottolinea la deputata dem, come riportato da italiannetwork.it, si è impegnato “a riprendere i contatti con le competenti autorità bulgare al fine di discutere un possibile protocollo di modifica della Convenzione tra i due Stati contro le doppie imposizioni fiscali” e, visti i tempi lunghi che occorrono, Schirò promette che si premurerà “di vigilare e sollecitare il Mef a mantenere i propri impegni”.
IL RISCHIO AUSTERITÀ
Le parole di Ignazio Visco, pronunciate nel corso degli “Stati generali delle pensioni”, legate anche a temi concernenti la riforma pensioni, specie per le giovani generazioni, non sono sfuggite a Giuseppe Liturri, che su startmag.it evidenzia che “il governatore, beato lui, sembra ancora credere nelle virtù, ormai scomparse da un pezzo, dell’austerità espansiva”. Per Liturri, Visco fa troppo affidamento sulla “‘qualità delle misure’ come leva per consentire la riduzione del debito pubblico pur in presenza di necessariamente ampi avanzi di bilancio pubblico. Abbiamo già visto in passato che rilevanti avanzi di bilancio pubblico, a prescindere dalla qualità della sua composizione, hanno l’unico effetto di devastare il denominatore del rapporto debito/Pil. Evidentemente la lezione non è bastata”. Il riferimento è alle misure di austerità che sono state adottate negli scorsi anni, in particolare a seguito della crisi del 2011 con le politiche del Governo Monti, tra cui la Legge Fornero riguardante le pensioni.
LA CRISI COVID PER BANKITALIA
Sempre agli Stati Generali delle Pensioni, il Governatore di Bankitalia ha illustrato le forti problematiche potrebbero riservarsi nell’immediato futuro del sistema pensioni italiano, dovuto alla crisi Covid: «La pandemia di Covid-19 e le misure di contenimento varate dai Governi per cercare di sostenere le categorie produttive colpite dalla crisi e dalle chiusure hanno esacerbato i problemi del debito pubblico, aumentato ovunque in Europa, e della sostenibilità dei sistemi pensionistici». Alti tassi, minori entrate contributive e l’intera sostenibilità del sistema a rischio: l’allarme di Ignazio Visco può essere contrastato solo se l’Italia inizierà a puntarere «a raggiungere una crescita economica di lungo periodo sufficiente a garantire standard di vita adeguati sia ai pensionati sia ai lavoratori attivi. Solo in un’economia che cresce si può contemperare il contenimento della spesa in rapporto al PIL con l’erogazione di prestazioni socialmente adeguate». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, VISCO E IL PROBLEMA NEET
Secondo Ignazio Visco, il sistema pensionistico italiano a ripartizione è tra i più resistenti alle crisi congiunturali, ma è bene che si guardi non solo alla sua sostenibilità, bensì anche all’adeguatezza delle prestazioni erogate. Come spiega Il Sole 24 Ore, il Governatore della Banca d’Italia ha in questo senso, durante il convegno “Gli Stati generali delle pensioni” cui ha partecipato ieri, evidenziato che “è indispensabile che ‘a una maggiore domanda di lavoro dei più anziani si affianchi un’adeguata offerta’” e che è “necessario ‘promuovere la previdenza complementare’”, obiettivo quest’ultimo che è compreso tra le richieste dei sindacati al Governo nel confronto aperto sulla riforma pensioni. Per Visco è preoccupante il numero crescente di Neet in Italia, giovani che rappresentano “un drammatico spreco di potenzialità a livello non solo economico” cui occorre trovare risposta anche perché da ciò dipende “il rientro da un debito pubblico molto elevato e la sicurezza sul mantenimento degli impegni sul fronte previdenziale”.
M5S REPLICA A MICCICHÈ
Prosegue la polemica riguardante le pensioni dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana. Il capogruppo M5s all’Ars, Giorgio Pasqua, ha infatti dichiarato: “Miccichè dice che non ci sono aumenti sulle pensioni? Peccato che le carte dicano il contrario. Gli aumenti ci sono e sul trattamento di fine mandato sono veramente consistenti, basti pensare che, secondo i nostri calcoli, limitandosi a versare solo 2760 euro per 5 anni, i deputati si porteranno casa ben 34 mila euro in più rispetto a prima, e versandone 4.400 euro in più per 10 anni, il gruzzoletto per loro aumenterà di 44 mila euro”. “Anche per le pensioni ci sono aumenti evidenti che vanno da quasi 500 euro al mese per una legislatura, a poco meno di 800 euro/mese per due legislature. Dicono che è stata applicata la legge? E chi dice il contrario? Il problema è che questa legge se la sono scritta ed approvata loro a proprio uso e consumo, costruendosi quell’aumento che ora dicono che non ci sia, ma che i fatti smentiscono categoricamente. Carta canta”, aggiunge il pentastellato secondo quanto riportato da ilfattonisseno.it.
RIFORMA PENSIONI, IL FONDO TRIS
Si sta parlando, nell’ambito del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni, di potenziare gli strumenti che consentano un ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Il Sole 24 Ore spiega che in questo campo è operativo, presso l’Inps, il Fondo di solidarietà bilaterale Tris dedicato al settore chimico e farmaceutico. “Tramite il Fondo Tris, l’azienda potrà risolvere il rapporto di lavoro con il personale vicino alla pensione di vecchiaia risparmiando il costo contributivo”. I requisiti pensionistici dovranno essere raggiunti entro i successivi cinque anni e per accedere all’assegno straordinario è necessario, oltre che l’accordo tra azienda e singolo lavoratore, anche un’intesa coi sindacati. Il Fondo Tris può essere utilizzato anche per il raggiungimento dei requisiti utili per accedere a Quota 100.
I CASI DI RIDUZIONE DELL’ASSEGNO
Il quotidiano di Confindustria specifica anche che “ai lavoratori che raggiungono il diritto alla pensione anticipata prima della pensione di vecchiaia, il Fondo riconosce il versamento della contribuzione figurativa fino al raggiungimento del diritto alla pensione”. L’importo dell’assegno viene però ridotto “in caso di intervento di altre prestazioni pubbliche, comprese le misure di sostegno al reddito relative alla risoluzione del rapporto di lavoro”. L’assegno viene corrisposto mensilmente fino al mese antecedente la decorrenza della pensione, ma il lavoro può chiederne il versamento in un’unica soluzione. “Tuttavia, in questo caso l’importo sarà pari al 50% dell’assegno in forma rateale”.