RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA

Ignazio Ganga ci tiene a ricordare che tra le proposte di riforma pensioni dei sindacati c’è anche il tema del futuro previdenziale dei giovani. “Da un lato è necessario approfondire il tema di una pensione contributiva di garanzia di base in capo al sistema obbligatorio, ma dall’altro è fondamentale incentivare la previdenza complementare attraverso un fisco adeguato ed una educazione previdenziale convinta e costante, inoltre, è indispensabile incentivare i fondi pensione perché investano in economia reale”, sottolinea il Segretario confederale della Cisl. Per Ganga è senza dubbio positivo il dato comunicato dalla Covip sull’aumento del numero di iscritti ai fondi pensione, ma “non possiamo considerare questi dati sufficienti se, come ha rilevato la relazione della Covip, gli iscritti alle forme di previdenza complementare di sotto dei 35 anni di età sono solo una minima parte ed è grande il differenziale degli iscritti tra uomini e donne (il 61,9% degli iscritti sono uomini)”. E di certo con degli incentivi sarà più facile far sì che ci siano più giovani iscritti.



RIFORMA PENSIONI, I RISPARMI DI QUOTA 100

Il Sole 24 Ore riporta i dati, aggiornati al 10 giugno, riguardanti le domande presentate all’Inps per usufruire di Quota 100 e delle misure di pensionamento anticipato. “Solo l’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci ha superato il target previsto (11.619 contro 2.100). Tutti gli altri canali sono al di sotto dell’obiettivo, con Quota 100 ferma a 145mila domande, in lentissimo avanzamento e con un 10% di bocciature. Mentre le domande accolte per l’anticipo con 43 anni e un mese (scontando la finestra di pensionamento) sono poco oltre le 19.500 contro le 21mila maggiori pensioni attese per tutto l’anno in virtù del congelamento degli adeguamenti alla speranza di vita”, si legge sul quotidiano di Confindustria. Secondo cui, considerando anche le 15.800 domande per Opzione donna e le 9.400 per l’Ape social, “alla fine dell’anno potrebbero risultare spesi almeno 1-1,3 miliardi dei quasi 4 miliardi attivati con l’apposito ‘fondo’ in Legge di bilancio”. Un “tesoretto” che all fine dl triennio di Quota 100 potrebbe salire a 5-5,5 miliardi di euro.



UGLM DICE NO ALLO SCIOPERO GENERALE

Sabato 14 giugno è in programma lo sciopero generale dei metalmeccanici cui l’Uglm ha deciso di non aderire: “Non riusciamo a comprendere, come negli anni passati non ci sia stata analoga mobilitazione, quando precedenti governi hanno massacrato l’articolo 18, hanno introdotto il Job Act ed ancora prima, con la legge Fornero, e la sua scellerata riforma delle pensioni, avevano condannato i lavoratori a lavorare fino a 67 anni e oltre. Cambiare le regole pensionistiche senza gradualità, ha creato un disastro sociale, negando l’uscita di tantissimi lavoratori anziani ed impedendo quindi un ricambio generazionale”, si legge in una nota della Segreteria nazionale Ugl metalmeccanici, nella quale si ricorda che il Governo “ha introdotto nel sistema pensionistico ‘Quota100’, che consente volontariamente di poter andar in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Questa manovra, oltre a dare la possibilità a lavoratori logori di anticipare la loro pensione, libera tanti posti di lavoro creando opportunità per tantissimi giovani disoccupati”.



ALLARME VITALIZI IN SARDEGNA

La riforma pensioni per gli ex consiglieri regionali è stata fatta pressoché ovunque in Italia. Ma a quanto pare in Sardegna c’è il rischio di passi indietro su questo fronte. Lo segnala sulla sua pagina Facebook Massimo Zedda. “Io non scelgo i privilegi e le pensioni per gli onorevoli. Scelgo lei, scelgo l’etica e l’onestà. La prima proposta di legge della maggioranza leghista e sardista, illustrata ai capigruppo dal presidente del Consiglio regionale, riguarda il ripristino, comunque lo si voglia giustificare e definire, degli assegni vitalizi da riconoscere ai consiglieri regionali.Non la continuità territoriale, non la vertenza latte, non il porto canale di Cagliari, ma dopo tre mesi la prima legge è per le pensioni dei consiglieri regionali. Dicono sempre: ‘prima gli italiani, prima i sardi’. Ma la verità è che pensano solo a se stessi. Pensano solo ai privilegi e alle pensioni per i consiglieri regionali”, ha scritto infatti l’ex Sindaco di Cagliari in un post, evidenziando che “la proposta è sostenuta dai capigruppo di maggioranza, compreso quello del partito Fratelli d’Italia dell’onorevole Truzzu, candidato alla carica di Sindaco di Cagliari. Contrari i capigruppo dell’opposizione”.

I DATI SUI FONDI PENSIONE

La riforma pensioni del Governo non ha toccato un ambito importante come quello della previdenza complementare che, alla fine del 2018, contava circa 7,9 milioni di iscritti, un dato in crescita del 4,9% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto comunicato dal Presidente della Covip, Mario Padula, al Parlamento, il tasso di copertura della forza lavoro è arrivato al 30,2%. Complessivamente, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana è pari a 36,7 miliardi di euro, il 27,7% del loro patrimonio, con una quota preponderante di titoli di Stato. Mf-Dow Jones riporta anche i dati relativi all’andamento del rendimento dei fondi pensione, che, complice un 2018 negativo per i mercati, l’anno scorso hanno visto delle perdite che, per i fondi aperti, sono state tra il 2,5% e il 4,5%, mentre per i Pip nuovi di ramo III, la flessione è stata del 6,5%. “Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dal flusso cedolare incassato sui titoli detenuti, il risultato è stato positivo, pari all’1,7%”.

CIPOLLETTA SU QUOTA 100

Dopo averlo fatto direttamente nel corso dell’assemblea dell’associazione da lui presieduta, Innocenzo Cipolletta è tornato a criticare la riforma pensioni con Quota 100 ospite della trasmissione Otto e mezzo. Rispondendo alle domande di Lilli Gruber, ha infatti detto che “sicuramente il provvedimento più disastroso per il Paese è Quota 100”. Dal suo punto di vista, infatti, anche se poteva essere fatto meglio, il reddito di cittadinanza cerca di rispondere a un problema di povertà esistente, oltre che di disoccupazione. “Ma andare a scassare i conti delle pensioni, quando la spesa pensionistica italiana è la più alta fra tutti i paesi industrializzati, ed è l’unica che continua a crescere e che noi dovremmo cercare di ridurre, per consentire a delle persone, e mi rendo conto che per loro è meglio, di andare in pensione qualche anno prima, onestamente mi sembra il provvedimento che più nuoce al nostro Paese”. Cipolletta ha aggiunto che “se noi prendiamo insieme reddito di cittadinanza e Quota 100, questo Governo sta finanziando il non lavoro. A me non sembra onestamente la soluzione migliore: bisogna finanziare il lavoro”.

RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA PER MIGLIORARE I FONDI

Si continua a discutere di riforma pensioni e Camillo Linguella, in un articolo su finanza.com, ricorda che recentemente è stato presentato il Rapporto sullo Stato Sociale 2019, nel quale si dava un suggerimento utile per far sì che i risparmi investiti dai fondi pensione italiani non andassero prevalentemente (circa il 70%) all’estero come ora avviene. “‘La Pubblica Amministrazione i cui bilanci non siano rilevanti ai fini dei vincoli comunitari del deficit pubblico potrebbe emettere titoli di debito dedicati ai fondi pensione’”. Non comportando particolari rischi e conflitti d’interesse, questi impieghi potrebbero essere gestiti direttamente dai fondi, eliminando anche i costi d’intermediazione finanziaria. La raccolta di risorse così effettuata, oltre a offrire elevati gradi di garanzia alle prestazioni pensionistiche, potrebbe essere indirizzata all’ammodernamento delle strutture produttive, sociali e formative del Paese, alla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio e al miglioramento dell’equilibrio ambientale”, segnala l’autore.

RIFORMA PENSIONI, LE PERDITE CON I TAGLI

La riforma pensioni varata dal Governo ha previsto anche un contributo di solidarietà sugli assegni più alti, cui Alberto Brambilla, Gianni Geroldi e Antonietta Mundo hanno dedicato un focus su ilpuntopensionielavoro.it. Gli autori mettono in evidenzia il fatto che i pochi pensionati che subiranno il taglio “sono proprio quell’1,13% di italiani che pagano il 20% di Irpef contro il 3% di Irpef pagata dal 50% dei contribuenti totali, tra i quali ci sono proprio i beneficiari delle pensioni minime che, per legge, non sono sottoposti a imposte”. Inoltre, “queste pensioni sono già state tagliate di molto in fase di calcolo retributivo. Infatti, mentre per importi fino a 47mila euro circa si applica il 2% per ogni anno lavorato (2% per 35 anni fa 70%, il che vuol dire percepire il 70% dell’ultimo reddito), per una pensione derivante da un reddito di 150mila euro l’aliquota media di rendimento passa dal 2% all’1,05%, per cui la pensione sarà tra il 36,75% (dipende dalla media dei redditi nella vita lavorativa) e il 51% dell’ultimo reddito”.

LE CHANCE DEI RICORSI

Gli autori evidenziano anche che queste pensioni sono colpite dalla perdita di potere d’acquisto determinato dal continuo mancato adeguamento all’inflazione. Dal loro punto di vista “ci saranno sicuramente tantissimi ricorsi e gli argomenti per un positivo accoglimento da parte della Corte Costituzionale certo non mancano. Ma quello che è più grave e degradante per il nostro Paese (e, purtroppo, si tratta di un argomento ricorrente nei talk show) è che i soldi si prendono dove ci sono. Fondamentale fare una riflessione perché a questo punto crolla la certezza del diritto e si va dritti verso la barbarie e l’impoverimento graduale di tutti”.