LE PAROLE DI GHISELLI
Roberto Ghiselli conferma che la Cgil vuol discutere con il Governo anche della riforma pensioni. Le dichiarazioni del Segretario confederale del sindacato di Corso d’Italia sono state raccolte da pensionipertutti.it, e confermano quanto detto da Maurizio Landini. Per Ghiselli, infatti, il confronto di ieri con il Governo è stato “positivo nel metodo perché il Presidente del Consiglio ha ribadito di voler definire la legge di bilancio attraverso la partecipazione e ha fatto riferimento ad alcune priorità sociali. Noi abbiamo confermato le nostre richieste in materia di fisco (meno tasse per i lavoratori e i pensionati), sostegno al lavoro, rinnovo dei contratti, superamento della legge Fornero e sanità”. Il sindacalista ha anche spiegato che “a settembre ci saranno nuovi incontri e vedremo se dopo un confronto nel metodo corretto vi saranno anche risposte concrete. In quel momento saremo in grado di esprimere una valutazione e decidere le nostre iniziative conseguenti”. Molto dipenderà anche dall’atteggiamento che avrà l’esecutivo.
LA POLEMICA SUI VITALIZI
In tema di riforma pensioni va segnalato il riaccendersi delle polemiche sui vitalizi degli dei consiglieri regionali siciliani. Secondo quanto riporta il sito del Quotidiano di Sicilia, infatti, Antonella Campagna, senatrice del Movimento 5 Stelle, segnala che “Gianfranco Micciché continua a prendere in giro i cittadini siciliani. Mentre tutte le Regioni italiane hanno già tagliato i vitalizi, come previsto da una norma inserita nell’ultima legge di Bilancio che farà risparmiare 150 milioni di euro nei prossimi cinque anni, insieme al Trentino-Alto Adige la Sicilia è l’unica che, proprio per colpa del presidente dell’Ars, difende ancora questo odioso privilegio. Adesso basta”. Il riferimento della pentastellata è al fatto che è stata istituita una commissione, presso l’Assemblea regionale siciliana, per stabilire quale sia il metodo migliore per ridurre gli assegni degli ex consiglieri, ma ancora non si è arrivati ad alcuna conclusione e ormai bisognerà far passare la pausa estiva prima di arrivare a una decisione.
LE PAROLE DI COSENTINO
Riforma Pensioni
, Quota 100 non basta secondo Domenico Cosentino: il presidente del Patronato Inapi invoca Quota 41. Esperto di previdenza, Cosentino ha rilasciato un’intervista ai microfoni del portale Pensioni per tutti e, dopo aver evidenziato la confusione che esiste sulle misure adottate, ha sottolineato che una delle richieste primarie è l’uscita con 41 anni di contributi. Seppur penalizzi l’assegno ultimo delle lavoratrici, opzione donna resta l’unico provvedimento per tutte quelle quelle donne che hanno pochi contributi e necessitano di lasciare il lavoro per questioni personali, con Cosentino che ha sottolineato: «Sarebbe bene puntare sulla valorizzazione del lavoro di cura affinché possa venire riconosciuto anche ai fini previdenziali permettendo alle donne di raggiunger più facilmente i contributi necessari all’agognata pensione. Per questa ragione abbiamo recentemente chiesto al Governo, attraverso un Comunicato, di non essere considerati solo come coloro che ‘sbrigano le pratiche’ ma come coloro che potrebbero essere di peso nei colloqui al fianco delle parti sociali», ribadendo che a suo avviso Quota 100 é una misura, non una riforma che supera la Fornero. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LANDINI CHIEDE NUOVO CONFRONTO
Nel corso dell’incontro avuto ieri con il Governo, Maurizio Landini ha ricordato all’esecutivo anche la necessità di riaprire un confronto sulla riforma pensioni, “perché Quota 100 non ha risolto i problemi della Fornero soprattutto per donne e giovani”. Dal suo punto di vista occorre poi “risolvere definitivamente il problema degli esodati”. In un’intervista al Manifesto, il Segretario generale della Cgil ha rivendicato la bontà della mobilitazioni unitarie dei mesi scorsi, che hanno convinto il Governo a confrontarsi di nuovo con i sindacati. “Adesso vogliamo portare a casa i risultati. Il governo decida: vuole fare una legge di bilancio col consenso del mondo del lavoro o pensa di proseguire come ha fatto finora. Per ora il metodo – solo il metodo – è diverso. Dopo l’estate valuteremo il merito”. “Noi abbiamo una piattaforma sindacale unitaria discussa con lavoratori, pensionati e giovani. E l’abbiamo declinata su tutte le questioni a partire dal Sud”, ha aggiunto Landini a proposito della possibilità di condividere alcune proposte con Confindustria.
L’ALLARME SUL CONTRIBUTIVO
All’incontro tra Governo e sindacati di ieri ha partecipato anche la Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, il cui Segretario generale Francesco Cavallaro “ha riaffermato il proprio parere favorevole rispetto al reddito di cittadinanza, al salario minimo e”, in tema di riforma pensioni, “all’introduzione della c.d. ‘quota 100’, nonché l’ipotesi di incremento delle pensioni minime”. Secondo quanto riporta agenpress.it, Cavallaro ha anche “ribadito l’esigenza di porre attenzione alla normativa che regola il sistema previdenziale pubblico derivante dal sistema di calcolo contributivo. Rispetto a tale argomento, infatti, urge avviare una profonda riflessione dal momento che, a breve, il nuovo sistema inizierà ad esplicare i propri effetti con un forte impatto negativo per i lavoratori, destinato, oltretutto, ad ampliarsi negli anni a venire”. Secondo quanto riporta Askanews, invece, per Luigi Sbarra, Segretario generale aggiunto della Cisl, anch’egli presente all’incontro, “la madre di tutte le battaglie è la riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro e da pensione”.
RIFORMA PENSIONI, L’ALLARME PER I GIOVANI PROFESSIONISTI
Nell’inserto Affari&Finanza di Repubblica non si parla direttamente di riforma pensioni, ma viene evidenziata l’esistenza di un dossier critico in tema previdenziale: le future pensioni dei giovani professionisti di oggi. “Chiunque abbia provato a fare dei calcoli approssimativi si trova davanti, in molti casi, a importi che non basteranno neppure ad arrivare alla fine del mese. E la pensione, in percentuale dell’ultimo reddito (il cosiddetto ‘tasso di sostituzione’), viaggia tra il 15 e il 30 per cento, e più sul primo che sul secondo. In soldoni, questo vuol dire che se l’ultimo reddito è di 50 mila euro, si andrà in pensione con una cifra compresa tra i 7.500 e i 16.600 euro”. Proprio per questo le casse di previdenza private stanno cercando di trovare delle contromisure.
IL PROBLEMA DEL TASSO DI SOSTITUZIONE
Nell’articolo viene anche evidenziato che il tasso di sostituzione per i lavoratori dipendenti sarà intorno al 60%: è chiara quindi la differenza di pensione che si potrebbe avere un domani, quando il sistema contributivo sarà a pieno regime. In un articolo sul sito di Ipsoa viene invece evidenziato il ruolo che i fondi pensione e le casse di previdenza possono avere come investitori istituzionali in titoli domestici, ruolo che può essere importante per l’economia, aiutando così gli stessi iscritti non solo con i rendimenti per il loro futuro previdenziale, ma anche sostenendo alcune realtà industriali e imprenditoriali, oltre che i titolo di stato italiani, cosa che non guasta in un momento in cui occorre sempre “tenere a bada” il differenziale tra Btp e Bund.