L’IMPRESA DEL GOVERNO DA CHIUDERE ENTRO DICEMBRE

In un articolo pubblicato su today.it viene ricordato che sulla riforma delle pensioni “il presidente del consiglio Draghi, nonché i ministri del lavoro e dell’economia sono chiamati alla difficile impresa di mettere d’accordo sindacati e partiti rispettando i limiti di spesa ma senza penalizzare troppo chi è prossimo alla pensione. La Lega vorrebbe Quota 41”, “la proposta è caldeggiata anche dagli stessi sindacati, molto meno dagli altri partiti che la ritengono troppo costosa. È molto più probabile l’ipotesi che venga invece approvata una riforma più simile a quota 100 (si parla ad esempio di un limite di età di 64 anni con 36 di contributi versati). Altra ipotesi di riforma del sistema pensionistico è quella di una divisione della quota pensione in una quota retributiva e in un’altra contributiva per rendere il nuovo regime più sostenibile in termini di spesa per lo Stato. In ogni caso di proposte ne sono state fatte molte, la discussione è però ancora in alto mare. Ma a dicembre si dovrà giocoforza chiudere”.



PDC ANTICIPATA PER CHI HA APPENA FATTO DOMANDA

Mentre il sito di SkyTg24 ricorda che chi percepisce la pensione di cittadinanza riceverà l’importo relativo al mese di agosto il 27 del mese, e invece per “chi ha appena fatto domanda, l’erogazione è anticipata tra il 13 e il 16 agosto”, lavalledeitempli.net riporta un breve articolo di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud, che evidenzia come “nonostante stiamo continuando a beneficiare dei tassi molto favorevoli garantiti dagli acquisti della Bce, quando andiamo a collocare il nostro debito pubblico per pagare stipendi e pensioni siamo ancora cento punti sopra la Germania. Siamo valutati di pochissimo peggio della Grecia sui dieci anni. La ragione di un differenziale più alto è presto detta: abbiamo un debito pubblico che non teme confronti con nessuno per il suo carico gigantesco che è la sintesi algebrica di tutti i nostri vizi e di un ventennio di crescita zero nel segno del federalismo regionale della irresponsabilità”. E questa mole di debito pubblico di certo non si può dimenticare nel dibattito sulle misure di riforma pensioni per il post-Quota 100.



IL POST DI BARBARA LEZZI

Le decisioni prese sulle pensioni dei politici, o relative ai trattamenti loro riservati che appaiono diversi da quelli dei “normali cittadini”, continuano a far discutere. Barbara Lezzi, sulla sua pagina Facebook, ha infatti scritto un post, in cui si legge: “La Regione Lazio aumenta i vitalizi ai consiglieri regionali e la Regione Puglia regala retroattivamente generose liquidazioni. Benissimo. A questo punto il PD, che è al governo, dovrà proporre e ottenere  l’aumento delle pensioni per tutti i cittadini e un aumento del TFR a carico dello Stato (come per i consiglieri pugliesi) per tutti i cittadini italiani che lavorano alle dipendenze di qualcuno”. Parole accompagnate da una foto in cui Zingaretti ed Emiliano, esponenti del Pd, nonché Presidenti delle regioni citate dalla Senatrice ex M5s, si stringono la mano sorridenti. Difficile ovviamente pensare che i dem presentino a livello nazionale una proposta come quella suggerita da Lezzi che sarebbero in coerenza con le decisioni da cui il suo post trae spunto.



RIFORMA PENSIONI, LO STUDIO DI GHISLANDI E SCOTTI

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Simone Ghislandi e Benedetta Scotti riportano le conclusioni di un loro studio relativo ai “pattern di mortalità nella popolazione pensionata in Italia sulla base dell’occupazione specifica ricoperta al momento del pensionamento”. Per quanto riguarda gli uomini, nei dati gli autori osservano “un gradiente occupazionale netto nei tassi di mortalità: tendono ad aumentare nel passare da occupazioni non manuali e altamente qualificate a occupazioni manuali e a bassa qualifica”. Nel caso delle donne, invece,” i tassi di mortalità post-pensionamento non seguono un gradiente occupazionale specifico. Contrariamente agli uomini, emergono alcuni casi di gradiente inverso, con tassi di mortalità superiori nel caso di pensionate con carriere lavorative in occupazioni altamente qualificate”.

LE DISUGUAGLIANZE DI LONGEVITÀ

Per Ghislandi e Scotti, “le disuguaglianze di longevità sollevano criticità rispetto a politiche previdenziali che ignorano l’eterogeneità, quali l’ancoraggio dell’età pensionabile alla speranza di vita media della popolazione o l’utilizzo di coefficienti di trasformazione indifferenziati per il calcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo”, perché tali misure “penalizzano potenzialmente gli individui appartenenti a categorie occupazionali caratterizzate da profili di mortalità sistematicamente sfavorevoli”. Dunque, “se l’allungamento della vita media rende necessaria l’adozione di misure atte a garantire la sostenibilità e l’equità intergenerazionale del sistema previdenziale, le disuguaglianze che si celano dietro l’invecchiamento della popolazione pongono questioni di equità intra-generazionale altrettanto pressanti”.

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