VERSO ESTENSIONE DEL CONTRATTO DI ESPANSIONE

Il Governo Draghi, secondo quanto scritto recentemente dal Sole 24 ore, sembra pronto a rispondere all’emergenza occupazionale puntando su quattro leve. Oltre a rivedere il Decreto dignità, a potenziare le politiche attive e incentivare le assunzioni a tempo determinato o con contratto di apprendistato, “si ragiona anche sull’estensione del contratto d’espansione anche alle imprese medio-piccole”. Con le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio 2021, infatti, si è arrivati a estendere tale strumento, che può essere utilizzato per lavoratori distanti fino a 5 anni dal traguardo pensionistico, alle imprese sopra i 250 dipendenti. E ora “si ragiona sull’estensione alle imprese sotto la soglia di 250 dipendenti, fino a 100 o 150. Il dossier è all’esame dell’esecutivo che sta pensando di rifinanziare lo strumento di gestione dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale nella prossima Legge di bilancio”. Il contratto di espansione, prevedendo delle assunzioni e non solo degli scivoli verso la pensione, dovrebbe quindi favorire l’occupazione, specie dei giovani.



LA QUOTA 92 PER GLI USURANTI

Mentre si discute di Quota 102, con la scadenza della Quota 100 a fine anno, la riforma pensioni che si preannuncia nei prossimi mesi potrebbe essere – anzi, quasi certamente sarà – composta da diversi interventi complementari che saranno più possibilità di anticipo pensione ai lavoratori italiani. Tra questi, è nota la posizione del Pd (avanzata da Graziano Delrio, ndr) sulla Quota 92, riemersa in questi giorni per le discussioni a distanza tra sindacalisti ed esperti (non da ultimo Giuliano Cazzola): la misura riguarda i lavori usuranti e prevede una riduzione degli anni di contribuzione tenendo conto delle difficoltà del mercato del lavoro. Il tutto, consentendo di uscire a 62 anni con 30 anni di contributi: alla Quota 92 si contrappone la misura maggiormente apprezzata dai sindacati nazionali, ovvero la Quota 41 che prevederebbe un pensionamento una volta raggiunto i 41 anni di contributi, ma per tutti i tipi di lavoro e non solo per gli usuranti. Entrambe le proposte difficilmente troveranno spazio così come sono al momento ma saranno certamente nel pacchetto in discussione al tavolo del Ministero del Lavoro, non appena giungerà una ufficiale convocazione delle parti sociali. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, IL DUPLICE INTERVENTO SECONDO SARTI (SPI-CGIL)

Secondo Domenico Sarti, i recenti dati dell’Inps sulle pensioni vigenti “confermano che i lavoratori possono accedere al diritto alla pensione sempre con età più avanzata. Occorre rimettere mano ad una vera riforma della previdenza che garantisca la possibilità di andare in pensione a 62 anni o con 41 anni contributi come sosteniamo con la piattaforma unitaria Cgil-Cisl-Uil”. Il Segretario generale dello Spi-Cgil di Ancona evidenzia altresì l’esistenza di un gap di genere nella previdenza frutto della disparità salariale e nella differente continuità delle carriere di uomini e donne. Secondo il sindacalista, spiega anconatoday.it, “occorre intervenire su un duplice piano: da una parte prevedere un incremento per le pensioni basse con un sistema di rivalutazione più reale all’andamento del costo della vita, dall’altra parte una riforma fiscale che allinei la differenza fiscale con il lavoro dipendente. Inoltre, occorre abbassare il carico fiscale in Italia per tutti i redditi da lavoro dipendente e da pensione che oggi garantiscono oltre l’80% del totale gettito da Irpef”.



L’IMPORTANZA DEI PIANI COMPLEMENTARI

In un’intervista a Il Giornale, Massimo Doris spiega che Banca Mediolanum non solo si focalizzerà sui Pir, ma anche sulla previdenza. Secondo l’amministratore delegato della banca milanese, infatti, “il tema delle pensioni è fondamentale per l’equilibrio della finanza pubblica e soprattutto per i cittadini: con una vita media ben più lunga rispetto al passato, occorre integrare con i piani complementari privati per garantirsi la continuità del tenore di vita”. Doris evidenzia anche che “chi dal 2007 ha messo il Tfr nei fondi pensione aperti ha avuto rivalutazioni ben superiori rispetto a chi lo ha lasciato in azienda: accade nel 90% dei casi”. In tema di riforma pensioni val la pena anche ricordare, come riporta pensionioggi.it, che l’Inps ha reso disponibili online, nell’area riservata del proprio sito, “le attestazioni fiscali per i versamenti effettuati nel 2020 per gli oneri da riscatto, ricongiunzione o rendita vitalizia”, utili per ottenere i vantaggi fiscali al momento della dichiarazioni dei redditi.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI NANNICINI

Giovedì si è tenuto il “Question Time dei Lavoratori del Pubblico Impiego sul Futuro della Previdenza”, evento organizzato dal Fondo Perseo-Sirio che ha visto anche la partecipazione di Tommaso Nannicini che ha ricordato come le misure di riforma pensioni “degli ultimi decenni hanno messo in sicurezza la sostenibilità finanziaria del sistema. Però troppe volte i meccanismi hanno scaricato il peso di questa flessibilità sulle aspettative pensionistiche, soprattutto delle giovani generazioni”. Secondo il senatore del Pd per aiutare la previdenza complementare si potrebbe pensare “a delle forme di matching contribution, erogazioni soprattutto iniziali per favorire l’adesione volontaria di giovani a strumenti di previdenza complementare; nei primi anni lo Stato contribuisce aumentando l’investimento che stai facendo ad un fondo complementare”.

LA LEVA FISCALE PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Presente anche Laura Castelli, viceministro dell’Economia e delle Finanze, secondo cui “ci si deve interrogare sul nostro futuro pensionistico, non si può rimandare. Siamo chiamati a guardare ai prossimi venti anni”. Dal suo punto di vista, “l’intervento fiscale è la principale leva da considerare per costruire una pensione adeguata e deve essere definita rapidamente, insieme all’altra leva imprescindibile, che è l’informazione. Ragioniamo sulla parola complementare che a volte ha dato degli svantaggi in termini di percezione, poiché non rende chiaro il ruolo vitale che ricopre nel futuro pensionistico dei lavoratori”. Sembra quindi poter esserci la possibilità, nell’ambito della riforma fiscale che la maggioranza vuol realizzare nei prossimi mesi, di un’incentivazione della previdenza complementare.