ARRIVA QUOTA 95 PER GLI OPERAI EDILI

Mentre è in corso l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, Antonio Misiani conferma che “nel corso delle varie riunioni di maggioranza è stato trovato un accordo per riformulare il testo che riguarda l’anticipo pensionistico per gli edili, un testo che il governo ha appena presentato. In sostanza, chi lavora nell’edilizia, in considerazione delle particolari condizioni di lavoro, potrà accedere all’Anticipo pensionistico sociale con 32 anni di contributi invece di 36, e 63 anni di età. Si tratta di un risultato importante, che va nella direzione indicata dall’emendamento presentato a mia prima firma”. Il senatore del Partito democratico, come riporta Adnkronos, evidenzia che il suo partito aveva chiesto “da tempo che questi lavoratori, a cui si richiede un particolare sforzo fisico e che spesso hanno cominciato a lavorare da molto giovani, potessero accedere alla pensione a un’età ragionevole. Troppe volte abbiamo assistito in questi mesi a gravissimi infortuni sul lavoro, che hanno coinvolto lavoratori edili in età avanzata. La legge di Bilancio di quest’anno è senz’altro l’occasione giusta per cambiare questo stato di cose”.



FLOP QUOTA 102 DOPO LA MANOVRA?

Nel vertice tra Governo e sindacati questo pomeriggio a Palazzo Chigi, tra i tanti punti sul tavolo, si discuterà delle misure inserite dall’esecutivo nella Manovra di Bilancio ancora “incastrata” nelle dinamiche parlamentari (con notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia).



Terminata la Quota 100 a fine anno, scatterà la “toppa” messa da Draghi e Franco per traghettare il Paese verso una nuova riforma pensioni più strutturata da lanciare nel 2023 (e per la quale si inizierà a discutere proprio nel vertice odierno): uscita a 64 anni e 38 di contributi per il solo 2022, questo il senso dell’intervento su Quota 102 che però non piace affatto ai sindacati. Secondo le stime della Cgil infatti, sarebbero solo 8.500 circa gli occupati che ad oggi potrebbero accederà a tale legge pensionistica provvisoria; secondo i calcoli del Governo, sarebbero almeno il doppio (16.800) quelli che invece ne godranno effettivamente. Il rischio di un effettivo “flop” è comunque presente, tanto che l’impegno di Cgil, Cisl e Uil è quello di costruire fin da subito una nuova riforma che possa trovare l’ok del Mef (e della sempre vigile Commissione Europea). (agg. di Niccolò Magnani)



OPERAI EDILI, L’ACCORDO RAGGIUNTO E LE PAROLE DI DAMIANO

Cesare Damiano, commentando la tragica morta sul lavoro degli operai schiacciati da una gru a Torino, ricorda che “le misure adottate dal Governo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sono positive, ma occorre completarle dando un segnale ai lavoratori dell’edilizia. La Commissione Lavori gravosi ha indicato una strada concreta: abbassare gli anni di contributi per gli operai dell’edilizia da 36 a 30 per poter accedere, a 63 anni, all’Ape Sociale. Questa proposta è sostenuta da numerosi emendamenti ‘segnalati’ dai partiti nella Legge di Bilancio. Non accoglierla o limitarla nell’efficacia sarebbe un segnale di disattenzione verso il Paese reale”. Parole che suonano come una bocciatura dell’intesa che è stata raggiunta tra Governo e maggioranza per un abbassamento della soglia contributiva per gli operai edili a 32 anni. Tra l’altro, secondo quanto riporta Il Tempo, i sindacati sarebbero intenzionati a chiedere al Governo, nel corso dell’incontro di oggi, che tale sconto contributivo sia riconosciuto anche ai lavoratori agricoli.

I PRE-ACCORDI CHE SERVONO AI SINDACATI

Cesare Damiano, commentando la tragica morta sul lavoro degli operai schiacciati da una gru a Torino, ricorda che “le misure adottate dal Governo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sono positive, ma occorre completarle dando un segnale ai lavoratori dell’edilizia. La Commissione Lavori gravosi ha indicato una strada concreta: abbassare gli anni di contributi per gli operai dell’edilizia da 36 a 30 per poter accedere, a 63 anni, all’Ape Sociale. Questa proposta è sostenuta da numerosi emendamenti ‘segnalati’ dai partiti nella Legge di Bilancio. Non accoglierla o limitarla nell’efficacia sarebbe un segnale di disattenzione verso il Paese reale”. Parole che suonano come una bocciatura dell’intesa che è stata raggiunta tra Governo e maggioranza per un abbassamento della soglia contributiva per gli operai edili a 32 anni. Tra l’altro, secondo quanto riporta Il Tempo, i sindacati sarebbero intenzionati a chiedere al Governo, nel corso dell’incontro di oggi, che tale sconto contributivo sia riconosciuto anche ai lavoratori agricoli.

APE SOCIAL E RIFORMA PENSIONI

Oggi, come noto, è in programma l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni e, secondo Mauro Marino, “deve essere l’occasione per ottenere già quest’anno alcuni cambiamenti rispetto al testo elaborato dal governo come un ampliamento ai lavoratori precoci dell’Ape Sociale nonché, sempre in quest’ambito l’abbassamento da 36 a 30 anni dei contributi necessari per i lavoratori edili. Inoltre, si dovrà entrare immediatamente nella discussione di una nuova riforma previdenziale da concludere nei primi mesi del 2022”. L’esperto di previdenza, in un articolo su pensionipertutti.it, ricorda infatti che Draghi potrebbe essere eletto al Quirinale e quindi occorre “firmare già dei preaccordi che diano certezza ai lavoratori. Mantenimento del sistema misto e sua naturale conclusione nel 2035, pensione di garanzia per i giovani, 41 anni di contributi oppure flessibilità a partire dai 62 anni, riconoscimento previdenziale del lavoro di cura e delle donne e implementazione della previdenza complementare”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MAGGI

Giovanni Maggi, come riporta il sito di Fortune Italia, evidenzia che “oggi il 70% dei lavoratori non aderisce a nessuna forma di previdenza complementare. Questo non è sostenibile. Innanzitutto per l’economia personale e familiare dei lavoratori”. Secondo il Presidente di Assofondipensione, quindi, “ci vogliono iniziative forti di sensibilizzazione e di educazione previdenziale, sia da parte dei soggetti intermediari, come Caf e Patronati, sia da parte dei Fondi, che hanno una chiara consapevolezza delle basse adesioni” spiega Maggi. Inoltre, “anche il Governo dovrebbe fare la sua parte. Ci vorrebbe una grande campagna di comunicazione istituzionale per aumentare la sensibilità dei lavoratori, per far comprendere quanto sia vitale l’adesione ai fondi”. E occorre ridurre il prelievo fiscale sui rendimenti dei fondi, oggi al 20%.

I DATI COVIP

Analizzando i dati diffusi dalla Covip, Niccolò De Rossi del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, in un articolo pubblicato su ilpuntopensionielavoro.it, evidenzia che a settembre c’è stata “una crescita delle posizioni in essere presso le forme di previdenza complementare, in aumento rispetto a fine 2020 del +2,5% (9,57 milioni)”. Tuttavia, “soprattutto tra i più giovani, sono ancora molti coloro che destinano la propria contribuzione a comparti con un profilo di rischio troppo contenuto” e “se a una prima veloce riflessione potrebbe sembrare un dettaglio da poco, in realtà, la scelta di una linea di investimento non efficiente può incidere, e molto, sull’entità della prestazione che si riceverà una volta maturati i requisiti pensionistici”.

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