IL COLLOCAMENTO A RIPOSO NELLA SCUOLA

Rispondendo alla domanda di una lettrice di orizzontescuola.it, Patrizia Del Pidio ricorda che “il dipendente del comparto scuola può lasciare il lavoro per il pensionamento con un’unica finestra di uscita annua, il 1 settembre. E proprio per questo motivo non sempre se si compiono i 67 anni nel corso dell’anno scatta il collocamento a riposo d’ufficio”. In particolare, “per chi compie i 67 anni entro il 31 agosto il pensionamento il 1 settembre avviene con collocamento a riposo d’ufficio. Per chi compie i 67 anni tra il 1 settembre ed il 31 dicembre il pensionamento il 1 settembre dello stesso anno è possibile a domanda, presentando la richiesta di cessazione dal servizio entro i termini stabiliti dal MIUR annualmente (solitamente entro la fine dell’anno precedente)”. In alternativa, “il collocamento a riposo viene disposto per il 1 settembre dell’anno successivo”. Dunque per chi lavora nella scuola occorrerà fare bene i propri conti.



IL NODO INFLAZIONE SULLE PENSIONI 2022

Con l’adeguamento previsto dall’Inps sulle pensioni da marzo 2022 – dovute alla riforma Irpef del Governo Draghi – ci saranno importanti aumenti sugli assegni, sempre in attesa di quella riforma strutturale che dal 2023 potrebbe “innovare” il sistema previdenziale italiano.



Resta poi il nodo inflazione, destinato tra l’altro a crescere come problematica in Europa con il proseguire della guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica: l’Istat ha certificato un tasso di inflazione definitivo nel 2021 dell’1,9%. Tuttavia, riporta il focus de “La Repubblica”, sulle pensioni del 2022 verrà recuperato solo l’1,7%: «il restante 0,2% scivola al 2023 come conguaglio Inps, quando l’adeguamento totale al caro-prezzi sarà di sicuro più sostanzioso, considerati i rincari che stiamo registrando, dall’energia al carrello della spesa». (agg. di Niccolò Magnani)



LA PROPOSTA FRANZINI-RAITANO

Dalla pagine del Domani emerge una nuova proposta di riforma delle pensioni. Maurizio Franzini e Michele Raitano, entrambi professori di Politica Economica alla Sapienza, sul quotidiano diretto da Feltri evidenziano l’esistenza di un’alternativa al ricalcolo contributivo degli assegni in caso di pensionamento anticipato che il Governo ritiene necessario a fronte di una maggiore flessibilità del sistema pensionistico. Un’alternativa che consentirebbe un’uscita anticipata dal lavoro senza penalizzazioni eccessive e senza costi per il bilancio dello Stato. “L’uovo di Colombo consiste, a partire da una certa età e con una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale, di permettere di ritirarsi al prezzo di una riduzione permanente dell’importo relativo alla sola quota retributiva della pensione”, si legge sul Domani. Dunque non un ricalcolo contributivo pieno, ma una penalizzazione sulla sola quota retributiva del futuro assegno. Ci sarà probabilmente da attendersi un commento dei sindacati su tale proposta.

COSA CAMBIA SUL CEDOLINO DI MARZO

Come ricorda Italia Oggi, con la rata di marzo i pensionati vedranno delle novità nel loro cedolino Inps, a partire da quelle “fiscali con effetto retroattivo da gennaio (compreso il conguaglio dei primi due mesi), nonché quelle relative all’assegno unico e alla perequazione per l’anno 2022. L’aggiornamento è automatico, salvo che per le detrazioni fiscali: per avere quelle per figli a carico che compiranno 21 anni da aprile in poi va fatta una nuova domanda all’Inps”. Dunque “sul cedolino relativo a marzo i pensionati riceveranno in pagamento: l’adeguamento del calcolo mensile alla nuova tassazione, sia rispetto alle aliquote/scaglioni che alle detrazioni per reddito; il conguaglio dell’Irpef netta mensile, già trattenuta nei primi due mesi dell’anno”. Inoltre, “sempre con la rata di marzo l’Inps ha provveduto a corrispondere gli arretrati derivanti dall’applicazione dell’indice di perequazione pari all’1,7% (con le rate di gennaio e di febbraio, invece, era stato applicato l’indice provvisorio dell’1,6%)”.

RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DI DONNE IN CAMPO

Come riporta virtuquotidiane.it, lo scorso fine settimana si è svolta a Pescara l’assemblea elettiva di Anp, Agia e Donne in Campo Abruzzo che rinnovano gli organi direttivi in occasione dell’Assemblea elettiva regionale delle associazioni. “Innovazione, sostenibilità ambientale, previdenza i temi al centro del dibattito e delle riflessioni delle tre associazioni. La strategia di Anp, raccolta nel documento programmatico, è quella di garantire agli anziani pensioni dignitose, tutelare donne e giovani, rilanciare le aree rurali del Paese e promuovere politiche sociali e culturali per la soluzione dei problemi connessi alla posizione degli anziani nella società”. Interessante anche il documento programmatico di Donne in Campo, che riprende anche istanze di riforma delle pensioni.

LA PROPOSTA DI CAMPLESE

Nel documento, infatti, si evidenzia “l’importanza di lavorare per la riduzione dei divari di genere, affinché le donne abbiano parità di stipendio e pensioni e le stesse opportunità degli uomini di avviare imprese nelle aree rurali, incrementare la rappresentanza femminile all’interno degli organi politico-istituzionali, agevolare lo sviluppo delle aziende femminili e valorizzarne il ruolo”. Sempre dall’Abruzzo, come riporta abruzzoweb.it, arriva la proposta di Nazareno Camplese, un pensionato, secondo cui i miliardi stanziati per i bonus legati all’edilizia potevano essere usato meglio, per esempio “elevando la pensione minima a 800 euro e riparametrando, dal basso e dall’alto, qualsiasi emolumento (salari, retribuzioni, pensioni, ecc.) per una maggiore giustizia sociale”.

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