LE MISURE UTILI DOPO IL COVID-19

In un articolo sul sito del Giornale, si parla delle misure previste nei provvedimenti di riforma pensioni varati negli scorsi anni che potrebbero tornare utili dopo la pandemia da coronavirus. “Le chiamano isopensione, fondi bilaterali, contratto di espansione. Sono le possibilità di uscita anticipata dal lavoro. Nuovi modi di andare in pensione. Si tratta di uno scivolo finanziato direttamente dall’azienda a cui hanno donato anni della loro esistenza. Sono tre strade che potrebbero essere intraprese dalle aziende per gestire la crisi da coronavirus nella fase 2”, si legge nell’articolo, nel quale si ricorda che la prima deriva direttamente dalla Legge Fornero e può essere applicata nelle aziende con più di 15 dipendenti. L’ultimo, invece, addirittura per quelle con più di 1.000 dipendenti. I fondi bilaterali, invece, sono attivi solamente in alcuni settori e danno la possibilità di uno “scivolo” verso la pensione, come avviene per i lavoratori del comparto bancario.



GLI EFFETTI DELLA CRISI SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

In un articolo su Repubblica vengono ricordati gli effetti che la volatilità dei mercati, dovuta alla pandemia da coronavirus, ha avuto sulla previdenza complementare. A pagare pegno sono stati in particolare i Piani individuali pensionistici e le polizze unit linked che hanno avuto punte di ribassi, nel primo trimestre dell’anno, pari al 18%. “Più prudente l’andamento dei fondi negoziali, quelli frutto della contrattazione collettiva, che hanno perso in media il 5,2% nel trimestre (con punte di -10,1% per i prodotti azionari), mentre i fondi aperti hanno ceduto il 7,5% (-14,1% le linee azionarie)”. Tuttavia viene ricordato che i primi tre mesi dell’anno rappresentano un periodo “davvero poco significativo per il risparmio previdenziale. Su un periodo più lungo, dieci anni e tre mesi, le cose vanno decisamente meglio: anche includendo gli ultimi tre mesi, i rendimenti sono positivi per tutti e superiori alla rivalutazione nel periodo del Tfr”. Tra l’altro il secondo trimestre dell’anno potrebbe far segnare un minimo recupero dei listini.



MELONI “AUMENTARE PENSIONI INVALIDITÀ”

Mentre l’Europa e l’Italia stessa si interrogano sulle possibili conseguenze economiche delle prossime politiche di sovvenzioni e prestiti che l’Eurozona dovrà per forza di cose imbastire contro l’emergenza coronavirus, il n.1 dell’Inps Tridico ha confermato che non vi è timore per tagli pensioni rilanciati da diversi retroscena. Di contro però, una riforma urgente anche del settore previdenziale ovviamente servirà e secondo la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni uno dei punti dovrà essere per forza di cose l’aumento delle pensioni di invalidità: «In Parlamento abbiamo presentato all’attenzione del governo molte proposte. Abbiamo da subito chiesto un bonus di 600 euro da destinare alle persone con disabilità, ma non è stato preso in considerazione. Anzi per il Governo la disabilità sembra quasi una discriminante per escludere la possibilità di ricevere il bonus previsto per le categorie degli autonomi e delle partite Iva. Se sei un autonomo e se hai anche una disabilità, allora non puoi avere i 600 euro perché magari non sei in grado di svolgere le stesse attività di un autonomo o professionista che non ha una disabilità». Concludendo nel video su Facebook, la presidente di FdI sottolinea un primo risultato «grazie a Fratelli d’Italia, il Governo si è impegnato a garantire la prosecuzione dell’assistenza sociale e sanitaria ai più fragili: quella domiciliare o a distanza, o anche nei centri dove si svolge solitamente il servizio, delle attività sociosanitarie e socio-assistenziali nei centri diurni per anziani e per persone con disabilità, nonché dei servizi ambulatoriali e diurni per persone con dipendenze patologiche e disturbi psichiatrici». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI TRIDICO

Pasquale Tridico è stato ospite della trasmissione diMartedì in onda ieri sera su La7 e Giovanni Floris gli ha dato la possibilità di tornare a dare rassicurazioni sul fatto che non ci sono problemi di liquidità per il pagamento delle pensioni. Il Presidente dell’Inps ha voluto ribadire quanto già aveva avuto modo spiegare allorquando le sue dichiarazioni avevano fatto ritenere che ci fosse la possibilità di pagare le pensioni fino a maggio, ma per i mesi successivi non ci sarebbe stata alcuna sicurezza in merito. “C’è sempre il fondo di tesoreria dello Stato, le pensioni sono al sicuro e saranno sempre al sicuro”, ha evidenziato Tridico, ricordando che l’Inps ha avuto già in passato accesso a tale fondo e che quindi qualora vi fosse la necessità di farvi ricorso non saremmo di fronte a un fatto inedito. Restano invece gli allarmi, dai partiti dell’opposizione, circa la possibilità che l’accesso al Mes sanitario o l’uso del Recovery Fund possano portare a misure di riforma pensioni all’insegna dei tagli.

LE RICHIESTE ANIEF PER LA SCUOLA

L’Anief, come evidenzia orizzontescuola.it, aveva chiesto, fin dall’approvazione di Quota 100, che venisse approvato un provvedimento per assunzioni a tempo indeterminato nella scuola. Infatti, la misura di riforma pensioni in vigore dallo scorso anno ha avuto effetti importanti anche in tale settore. “Tuttavia, il numero dei posti autorizzati oggi dal MI, solo 4.500, è appena un terzo di meno di quelli accertati dallo stesso MEF (6.542)”. Anche per questo “Anief ha deciso di mettere a disposizione un’istanza di accesso agli atti per tutti coloro che intendono accertare la correttezza delle autorizzazioni concesse dal MEF e richieste dal MI e per sbloccare ulteriori immissioni in ruolo”, così da poter anche aderire “al ricorso da proporre al Tar Lazio per ottenere l’eventuale aumento di posti”. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief evidenzia che “ci sono più di 10 mila posti liberati in questo biennio, solo da ‘Quota 100’ e non si comprende per quale ragione soltanto gli amministrativi, come i docenti di religione o gli educatori, debbano essere esclusi dalle assunzioni se le cattedre sono libere e pure certificate in organico di diritto”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BALDASSARRI

Mario Baldassarri, in un intervento a puntate pubblicato su formiche.net, ricorda alcuni interventi di riforma pensioni del passato che hanno lasciato il segno sul nostro presente, soprattutto dal punto di vista dei conti pubblici. “In Italia, fino al 1970, le entrate pubbliche hanno superato le spese correnti, determinando un avanzo che andava a finanziare in parte gli investimenti pubblici. Tutti i deficit ed i debiti accumulati negli anni cinquanta e sessanta erano pertanto dovuti esclusivamente a spese di investimento. In quel ventennio la crescita media annua italiana è stata attorno al 5%. Ci fu il miracolo economico e la ‘congiuntura’ avversa del ‘62/’63 fu superata in due trimestri”, scrive l’ex viceministro dell’Economia, evidenziando che così “l’Italia diventò la sesta/settima economia del mondo”.

LE MISURE DEL PASSATO

Si arrivò poi al “Sessantotto degli studenti ed il 1969 dei sindacati. E così, all’inizio degli anni Settanta, furono introdotte le pensioni di anzianità (paghi due di contributi prendi tre di pensione) con età media di pensionamento a 55 anni e vita media che cominciava ad allungarsi verso gli 80 anni”, aggiunge Baldassarri, che non dimentica le successive “baby-pensioni con possibilità di andare in quiescenza dopo 14 anni, 6 mesi ed 1 giorno e quindi ci siamo ritrovati con pensionati (fortunatamente per loro tuttora viventi) che sono andati in pensione a poco più di quarant’anni”. Ancora oggi, com’è stato ricordato in alcune occasioni da Alberto Brambilla, abbiamo quindi cittadini che incassano una pensione da più anni rispetto a quelli di età quando sono andati in quiescenza.