LA RICHIESTA DEL CODS

In un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato evidenzia la necessità di “porre rimedio all’impossibilità di accedere alla quiescenza per via della carenza di contributi necessari, causata dalle carriere discontinue cui le donne sono sottoposte per colmare le insufficienze di un sistema di welfare che le penalizza. Riconoscere e valorizzare il ‘lavoro di cura domestico ordinario’ che le donne svolgono ‘gratuitamente’ all’interno della famiglia ha per le lavoratrici un costo salatissimo che consuetudini e leggi in vigenza non scritte, impongono loro di sostenere”. Per l’amministratrice del Cods, la riforma delle pensioni che si vuol disegnare a seguito delle interlocuzione tra Governo e sindacati “deve tenere in debito conto gli aspetti ed i bisogni che connotano la sfera femminile. Ma, se le donne, per prime non acquisiscono queste consapevolezze, la strada per il raggiungimento di obiettivi di equità sarà sempre e solo un sentiero stretto ed impervio”.



“OPZIONE TUTTI”, LA RIFORMA CHE ANCORA NON C’È

L’impressione è che molto se non tutto della riforma pensioni si giocherà nel 2022: il Governo Draghi con la “toppa” di Quota 102 ha posto un argine al rischio scalone post-Quota 100 ma solo per il prossimo anno. Da gennaio 2023 occorrerà presentare una riforma previdenziale ben strutturata, come già annunciato dal Premier Mario Draghi nel doppio vertice con i sindacati nelle ultime settimane.



Tornare al contributivo ha fatto intendere l’ex Presidente Bce, ma le ipotesi sul banco restano tutte a cominciare da “Opzione Tutti”, ovvero la legge per uscire dal lavoro a 62 anni di età e almeno 25 anni di contributi. Non si è “persa”, resta solo per il momento un’ipotesi tra le altre, come il pensionamento a “due velocità” proposto dal Presidente Inps Tridico: una parte di assegno percepito subito con calcolo sul contributivo tra i 62 e i 67 anni, poi anche la parte retributiva dopo i 67 anni. Sul tavolo resta per i primi mesi del 2022 da dirimere anche la proposta di Quota 104 con 64 anni di età e 41 anni di contributi. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI LANDINI

Come riporta nuovasocieta.it, Maurizio Landini oggi ha partecipato all’assemblea dei dipendenti Iren a Torino riguardante la piattaforma sindacale unitaria sulle modifiche necessarie alla Legge di bilancio in preparazione della manifestazione regionale che si terrà sabato nel capoluogo piemontese. “È stata un’assemblea importante e conferma che è il momento di fare delle riforme e dei cambiamenti che vanno incontro ai bisogni delle persone che per vivere devono lavorare. Sul fisco è il momento di abbassare la tassazione del lavoro dipendente, stiamo chiedendo che gli 8 miliardi messi nella legge di bilancio vadano tutti in questa direzione”, ha detto il Segretario generale della Cgil, che ha anche parlato di riforma delle pensioni: “Bisogna agire dentro la legge di bilancio aumentando il numero di persone che possono anticipare l’uscita in pensione. E fare una vera riforma della legge Fornero. Ai primi di dicembre il governo si è impegnato ad aprire questo tavolo. Si va dalla pensione di garanzia per i giovani alla necessità di introdurre uscita flessibile dai 62 anni e finalmente riconoscere che aspettativa di vita non è uguale per tutti ma dipende dal lavoro che fai”.

LA MISURA URGENTE PER I PENSIONATI

In una nota riportata da perugiatoday.it, Mario Bravi e Anelide Michelsanti, responsabili rispettivamente dello Spi-Cgil di Perugia e della Lega Spi-Cgil di Spoleto, evidenziano come in questo periodo si cerchi di “far passare i pensionati come scialacquatori delle risorse pubbliche. Così non è, non solo perché la previdenza deve essere considerata come ‘salario differito’, visti i contributi versati nel periodo lavorativo, ma anche perché le pensioni spesso nascondono redditi al di sotto della soglia di sopravvivenza”. Secondo i due sindacalisti, c’è un numero crescente di anziani che “sta scivolando sempre di più sotto la soglia di povertà, che rischia di allargarsi drammaticamente. L’inverno che abbiamo di fronte, infatti, sarà caratterizzato da rincari (in parte già in atto). Per questo rinnoviamo al Governo la richiesta di adeguare, a partire da gennaio 2022, il potere d’acquisto delle pensioni! È una misura urgente e necessaria a cui ‘il governo dei migliori’ non si può sottrarre”.

RIFORMA PENSIONI, LE CONSIDERAZIONI DI DAMIANO

Secondo Cesare Damiano in tema di riforma pensioni ci sono due “punti chiave” da affrontare durante l’iter parlamentare della Legge di bilancio: “i lavori gravosi e i giovani. Va risolto nel confronto parlamentare il mancato allargamento ai lavoratori precoci previsto nella prima versione dell’Ape, avvenuto per le prime 67 categorie e non per le restanti: una inspiegabile asimmetria. Inoltre, è molto grave la mancata accettazione della proposta della Commissione di abbassare i contributi per i lavoratori edili da 36 a 30 anni per poter accedere all’Ape sociale: adesso ne occorrono 36, difficili da raggiungere vista la discontinuità lavorativa dei cantieri e l’ampia presenza di lavoro nero. Si tratta di lavoratori che, purtroppo, muoiono molto spesso per le cadute dall’alto, soprattutto se over 60”.

L’INTERVENTO A FAVORE DEI GIOVANI

Per quel che riguarda i giovani, l’ex ministro del Lavoro evidenzia che “un primo passo si può compiere immediatamente: secondo la legge Monti-Fornero chi ha il contributivo puro potrà andare in pensione a partire dai 64 anni, a condizione che abbia un assegno pensionistico pari a 1.400 euro lordi mensili, che equivale a 2,8 volte il minimo di 500 euro. Un traguardo irraggiungibile, una beffa nei confronti del giovani con il lavoro discontinuo e sottopagato. Questa barriera del 2,8 va eliminata: chi ha il contributivo ha diritto alla flessibilità senza vincolo e, se necessario, all’integrazione al minimo”. Infine, Damiano giudica positivo l’incontro che c’è stato in settimana tra Governo e sindacati e che ha sancito l’apertura dal mese prossimo di un “tavolo per una riforma strutturale della previdenza”.

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