SINDACATI CONTRO GOVERNO
“Nonostante gli incontri avvenuti nell’ultimo mese tra parti sociali e governo, quest’ultimo non è stato in grado di adottare quelle decisioni necessarie per rispondere alle richieste dei sindacati sulla rivalutazione delle pensioni, per una legge sulla non autosufficienza e per un fisco più equo per i pensionati”, è quanto si legge in una nota dello Spi-Cgil diffusa in vista della manifestazione di domani contro le misure di riforma pensioni del Governo. Una manifestazione che “darà il segno del sentimento di insofferenza e di insoddisfazione nei confronti di una manovra che non contribuisce a migliorare la condizione di vita di 16 milioni di pensionate e pensionati, ma che, al contrario, si è rivelata una beffa, vista la decisione di attuare una mini rivalutazione di nemmeno 50 centesimi al mese. Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil chiederanno quindi interventi per migliorare la manovra, prendendo in considerazione i bisogni e le istanze dei pensionati che rappresentano oltre un quarto del Paese”.
GIOVANI E PENSIONATI CATEGORIE POVERE
Si dibatte molto di riforma pensioni con le richieste da una parte di aumentare gli importi degli assegni, come evidenzia Annamaria Furlan intervistata dal Dubbio ricordando, in vista della manifestazione unitaria di Fnp-Cisl, Spi-Cgil e Uilp-Uil, che “i pensionati non sono né un bancomat da spremere, né gli ‘avari di Molière’”, dall’altra di non far troppo debito che pesi sul futuro dei giovani. Sul tema è intervenuto, ospite della trasmissione Tagadà anche lo storico Marco Revelli, che ha ricordato che “il 61% delle pensioni in Italia, secondo i dati Inps, è inferiore ai 750 euro, ovvero è sotto la soglia di povertà assoluta per buona parte dei comuni del Nord e del Centro. Questo significa che le pensioni, che secondo le retoriche prevalenti ci stanno mangiando il futuro dei giovani, sono pensioni da fame. E io credo che bisognerebbe smetterla, da parte soprattutto delle classi dirigenti, di mettere i poveri contro i poveri. I giovani e i pensionati sono entrambe categorie povere, persino misere”.
LA DISATTENZIONE VERSO LE DONNE
In un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social di cui è amministratrice, Orietta Armiliato evidenzia che se non ci saranno misure di riforma pensioni nella manovra come la Quota 100 rosa o la proroga per più di un anno di Opzione donna, “si renderà evidente quanto alla politica sia che indossi maglie gialle, rosse, verdi o biruló e nonostante tutte le succitate evidenze, i numeri ed i proclami, quanto poco importi delle proprie concittadine e della qualità della loro vita, lavorativa e post-lavorativa. Perché comunque, ed in ogni caso, le donne continueranno giocoforza a sobbarcarsi due, tre, quattro lavori non riconosciuti e non valorizzati in nessun senso men che meno finanziariamente ed a sostituirsi alle troppe carenze dello stato erogando welfare gratuito continuo e costante, mentre si continuerà a sfruttare subdolamente ma consapevolmente con assoluta mancanza di rispetto per il genere femminile, ciò che culturalmente è stato costruito con buona pace di molti”.
PEDRETTI SPIEGA LA PROTESTA DEI PENSIONATI
Intervistato dal Manifesto, Ivan Pedretti torna a spiegare le ragioni che portano i sindacati dei pensionati a scendere in piazza domani, anche per le scelte del Governo in tema di riforma pensioni. Alla domanda sulla presenza o meno di emendamenti graditi alla manovra, il Segretario generale dello Spi-Cgil risponde: “Noi stiamo interloquendo con tutti i gruppi parlamentari da cui riceviamo grande disponibilità sia sul tema della non autosufficienza che della rivalutazione delle pensioni che dell’estensione della 14esima. Auspichiamo che il parlamento intervenga ma saremo noi alla manifestazione a proporre emendamenti perché i 30 centesimi al mese che ci danno sulla rivalutazione sono offensivi. Noi siamo quelli che il paese lo tengono unito, che aiutano figli e nipoti, che hanno memoria delle battaglie fatte per conquistare diritti e stato sociale. Non possiamo essere trattati come se non esistessimo”. Dunque c’è da aspettarsi domani non solo un atto di protesta, ma anche di proposta. Vedremo quali saranno le modifiche chieste dai sindacati dei pensionati alla manovra.
ETÀ PENSIONABILE RESTA A 67 ANNI
La decisione è stata ufficializzata con pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto del ministero dell’Economia, di concerto con quello del Lavoro: l’età pensionabile resterà a 67 anni anche nel 2021 e nel 2022. Entro la fine dell’anno, infatti, il Governo era chiamato a decidere se effettuare variazioni sul requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia in base all’aspettativa di vita che, secondo i dati dell’Istat, è cresciuta di circa un mese. L’esecutivo ha deciso di lasciare la situazione invariata, perlomeno per il biennio 2021-2022. Tra due anni bisognerà effettuare la scelta relativa al 2023-2024 e conterà anche in quel caso il dato statistico raccolto dall’Istat sulla speranza di vita degli italiani. Da ricordare che i requisiti per la pensione anticipata di anzianità, pari a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) resteranno bloccato fino al 2026 per via di quanto deciso in merito lo scorso anno dal Governo giallo-verde, che ha però introdotto una finestra trimestrale tra la maturazione dei requisiti e l’effettivo ingresso in quiescenza.
LE RICHIESTE DEI SINDACATI
I sindacati dei pensionati si preparano alla manifestazione di domani a Roma contro le mosse di riforma pensioni del Governo. Lorenzo Centenari, Segretario dello Spi-Cgil di Grosseto, come riporta ilgiunco.net, fa presente che un’indagine del sindacato mostra che “il 90% dei pensionati ha perso potere d’acquisto, e ci sono 3 milioni di anziani che hanno in carico nel proprio nucleo familiare una persona non autosufficiente. Per questo chiediamo il ripristino di un sistema di rivalutazione equo che tuteli il potere d’acquisto delle pensioni, la ricostruzione del montante come base di calcolo per chi ha subìto il blocco negli anni precedenti e l’allargamento della platea dei beneficiari della 14esima, separando la previdenza dall’assistenza”. Anche i segretari mantovani di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, come evidenzia la Voce di Mantova, chiedono una “rivalutazione annua che permetta di mantenere il potere d’acquisto negli ultimi anni fortemente eroso”, anziché “continuare a mettere le mani in tasca ai pensionati”.
LA RISPOSTA AI GIOVANI DI PEDRETTI
Ivan Pedretti ha tenuto un Ask Me Anything su Reddit, in cui non ha solo spiegato le ragioni della manifestazione unitaria dei sindacati di sabato contro le scelte di riforma pensioni del Governo, ma anche dato utili consigli ai giovani. Come riporta il sito di Rassegna sindacale, infatti, il Segretario generale dello Spi-Cgil ha suggerito a un ragazzo di 27 anni “di fare tutto il possibile per cercare di avere un lavoro stabile e ben pagato, che ti permetta di pagare i contributi continuativamente e senza interruzioni. So che è una risposta ovvia e banale e che è il più grande problema in Italia. Rispetto all’assicurazione privata integrativa, non credo sia un modello da prendere a riferimento, semplicemente perché non sarebbe alla portata di tutti (economicamente parlando). Esiste però la pensione integrativa prevista all’interno dei contratti di lavoro, non tutti sono al corrente della sua esistenza e del suo funzionamento, ma io sono convinto che sia una soluzione percorribile da rendere addirittura obbligatoria”.
RIFORMA PENSIONI, LE MOSSE SU QUOTA 100
Da Italia Viva, tramite le parole del coordinatore nazionale Ettore Rosato riportate dal Corriere della Sera, è arrivata la conferma circa la volontà di presentare emendamenti alla manovra “contro Quota 100”. Il Movimento 5 Stelle è però pronto a difendere la misura di riforma pensioni varata insieme con la Lega. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha già fatto sapere di escludere “del tutto” ogni ipotesi di modifica della misura. L’esponente pentastellata ha peraltro avanzato la proposta di destinare i risparmi che arriveranno da Quota 100 all’aumento delle indicizzazioni delle pensioni. Il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha invece confermato che non ci saranno variazioni sulle finestre relative al pensionamento con Quota 100, ma ha anche spiegato che “a gennaio apriremo un tavolo con le parti sociali per studiare nuove forme di flessibilità”, visto che alla fine del 2021 rischia di crearsi uno scalone di cinque anni.
IL RAPPORTO DI ITINERARI PREVIDENZIALI
È stato intanto presentato al Cnel l’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate “Sostenibilità della spesa per pensioni in un’ipotesi alternativa di sviluppo” curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, con il quale è stato ricordato che la spesa pensionistica pura in Italia ha fatto segnare un aumento annuale dello 0,7% negli ultimi cinque anni. Diversa la situazione per la spesa assistenziale. Per questa ragione Alberto Brambilla è tornato a sollecitare una riclassificazione della spesa previdenziale al netto dell’assistenza.