LE PAROLE DI GHISELLI
Roberto Ghiselli ricorda che il lavoro delle commissioni tecniche relative ai lavori gravosi e alla separazione tra assistenza e previdenza non potrà finire prima di luglio e spera pertanto che il Governo non voglia attendere così tanto prima di convocare i sindacati per un confronto sulla riforma delle pensioni. “Se fosse questo il gioco noi non staremmo fermi, perché vorrebbe dire che a pochi mesi dalla scadenza di Quota 100, ci sarebbero le condizioni solo per fare qualche piccolo ritocco al sistema, non per una riforma vera”. Il Segretario confederale della Cgil, intervistato da pensionipertutti.it, evidenzia che “le dichiarazioni generiche sentite sino ad ora non ci tranquillizzano, ma aspettiamo che ci dicano quali sono le loro reali intenzioni. Quindi permangono i problemi sui tempi e le preoccupazione sul merito delle risposte”. Per Ghiselli, “è finito il tempo delle soluzioni sperimentali o a termine, è necessario dare stabilità al sistema con una soluzione strutturale e duratura. Su questo la pensiamo allo stesso modo, l’importante è che la soluzione sia un assetto previdenziale diverso, che superi le rigidità e l’iniquità dell’attuale sistema”.
I DIVERSI PUNTI DI VISTA SUL PNRR
In un articolo pubblicato su ultimaedizione.eu, Giuseppe Careri evidenzia la necessità di una solidarietà generazionale per portare l’Italia fuori dalla crisi. “La pandemia ha creato ulteriori disuguaglianze, ma il contributo Europeo del Recovery Plan dovrebbe portare una ventata di benefici per tutti”, sottolinea l’autore. Non sembra essere di questo avviso Marco Rizzo, secondo cui, come riporta radioradio.it, il Pnrr “è un memorandum simile a quello che ha messo in ginocchio la Grecia. In Grecia volevano in qualche modo sbarazzarsi del debito, qua sembra che noi ci vogliamo indebitare, corriamo a indebitarci. Questi sono debiti che noi contraiamo con condizionalità. Ricordiamolo: le condizionalità sono sulla prima casa, sono sul piccolo risparmio, sono sulla salute pubblica e sulle pensioni. Sono quattro temi che nei prossimi mesi vedrete attaccare duramente. Taglieranno le pensioni, tasseranno il piccolo risparmio e ridurranno la spesa per la sanità pubblica”. Per il Segretario generale del Partito Comunista ci sarà quindi una riforma pensioni all’insegna dell’austerità.
LA SENTENZA PRONTA A FAR DISCUTERE
Una sentenza della VI Sezione penale della Corte di Cassazione, come riporta Libero, ha stabilito che “se due coniugi di una certa età hanno un conto corrente cointestato sul quale viene erogata la pensione e il titolare del trattamento viene a mancare, il coniuge superstite non è tenuto a comunicare il decesso all’Inps. Per il semplice fatto che la legge non glielo chiede. E se non è richiesto dalla legge, non è obbligatorio. Pertanto, se l’Istituto continua ad erogare la pensione è un problema suo e di chi avrebbe dovuto tenerlo al corrente, non certo di chi la incassa. Il quale non è perseguibile per alcun reato”. A proposito di pensioni c’è da evidenziare, come riporta ilgiunco.net, la protesta di Fratelli d’Italia per la periodica chiusura dell’ufficio postale di Sassofortino con la sostituzione di un ufficio postale mobile che crea non pochi disagi anche ai pensionati. Una situazione che dura, spiega Moreno Bellettini, Presidente comunale di FdI di Roccastrada, da diversi anni e che non è stata risolta da Poste Italiane.
IL DIVARIO DI GENERE CHE PESA SULLE PENSIONI
Come ricorda l’edizione romana del Corriere della Sera, la Capitale d’Italia, risulta al quarto posto nella classifica delle città dei Paesi Ocse migliori per andare in pensione stilata da Audrey Villages, l’imprenditore edile internazionale specializzato in centri di pensionamento di lusso in Gran Bretagna. Merito forse anche di una misura di riforma pensioni come la quattordicesima che, proprio tra poche settimane, a luglio, verrà accreditata dall’Inps, per quegli assegni di importo più contenuto. Tuttavia, sul fronte previdenziale italiano va ricordato quel che mette in luce Giuseppe de Concini in un articolo su lapiazzaweb.it: esiste un divario di genere non indifferente: “Le donne, oggi, costituiscono il 52,2% dei pensionati italiani, ma le loro pensioni sono solo il 44,1% della spesa pensionistica complessiva”. Anche su questo fronte sono state prestante proposte di riforma pensioni. Vedremo se verranno accolte e se riusciranno a migliorare la situazione delle tante pensionate italiane che hanno assegni di importo basso.
RIFORMA PENSIONI, LE MISURE DEL DL SOSTEGNI BIS
Anche se non interviene direttamente sulla materia della riforma delle pensioni, su cui ancora non è chiaro in quale direzione voglia muoversi il Governo in vista della scadenza di Quota 100 a fine anno, il Decreto sostegni bis approvato ieri dal Consiglio dei ministri interviene su aspetti legati alla previdenza. Viene infatti estesa la platea delle aziende che possono accedere al contratto di espansione, che per certi versi viene considerato un prepensionamento in grado anche di aumentare l’occupazione giovanile. Ora potranno utilizzarlo anche le imprese con almeno 100 dipendenti, mentre in precedenza tale soglia era pari a 250. L’esecutivo, accogliendo forse il pressing di Confindustria, ha anticipato tale misura che sembrava inizialmente poter essere adottata con la prossima Legge di bilancio.
LA RIFORMA PER I LAVORATORI DELLO SPETTACOLO
Secondo quanto riporta agcult.it, inoltre, con il Decreto sostegni bis sono state anche rafforzate le tutele dei lavoratori dello spettacolo, comprese quelle previdenziali. In particolare, “per i lavoratori che prestino a tempo determinato, attività artistica o tecnica, connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli, i contributi giornalieri richiesti per il raggiungimento dell’annualità di contribuzione sono ridotti da 120 a 90”. Inoltre gli attori cinematografici e audiovisivi avranno per ogni giornata contributiva versata ne avranno un’altra accreditata fino a concorrenza dei 90 contributi giornalieri annui richiesti. Infine, “si introduce una misura volta a garantire la maturazione dell’annualità di contribuzione in favore di quei lavoratori che, pur raggiungendo un determinato tetto di reddito, non riescono a maturare il numero di contributi giornalieri richiesti”.