LA PROPOSTA DELLA CONFSAL

Secondo Angelo Raffaele Margiotta, una riforma delle pensioni “è necessaria e indispensabile, ora più che mai”. Infatti, sottolinea il Segretario generale della Confsal, “il mondo del lavoro è mutato da un modello tradizionale ad uno sempre più digitale e la norma di riferimento, nota a tutti come Riforma Fornero, non  è stata in grado di stare al passo con le evoluzioni sociali, né con gli effetti negativi della pandemia ancora in corso e che purtroppo, hanno inciso negativamente sulla speranza di vita di tutti i cittadini ed ancor più su quella dei lavoratori”. Dal suo punto di vista, “le misure temporanee quali ‘Opzione donna’ e ‘Ape social’, se confermate permetteranno a una platea di lavoratrici e lavoratori di accedere con anticipo al trattamento di quiescenza, ma nei fatti, sono misure temporanee e ‘tampone’ che non rappresentano una riforma strutturale dell’attuale previdenza italiana”. Anche per questo la Confsal ha elaborato una propria proposta, “che non si limita solo ad individuare delle possibili date di pensionamento ma propone la revisione dei parametri di base del sistema contributivo per garantire un giusto ed equo trattamento pensionistico”.



RIFORMA QUOTA 100, IL CROLLO DELL’ETÀ DELLE PENSIONI

Stando agli ultimi dati Inps sulle pensioni, l’ultimo anno di riforma Quota 100 porterà ad un crollo importante dell’età di uscita dal lavoro: i “centisti” sembrano sempre più giovani, in quanto nei primi sei mesi dell’anno l’età di decorrenza delle nuove pensioni si è attestata a 62,6 anni per i dipendenti pubblici e a 61,3 anni per i privati. Per quanto riguarda invece l’età media dei trattamenti di vecchiaia è invece risalita a 67,1 anni (dopo i 66,2 del primo semestre 2020), con l’aumento anche dei valori medi dell’età per il trattamento dei superstiti e per le invalidità previdenziali. Complessivamente, il livello anagrafico medio di pensionamento effettivo di tutto il pubblico impiego «è salito a 66,5 anni, contro i 66,3 del primo semestre 2020 e i 65,6 anni del consuntivo di fine 2020», riporta il Corriere della Sera Economia, citando l’osservatorio Inps.



LA FERITA DEGLI ESODATI ANCORA APERTA

Tra i temi di riforma pensioni che Governo e sindacati dovranno discutere a partire dal confronto che riparte oggi uno spazio potrebbe trovarlo anche quello relativo agli esodati. Infatti, l’Inps ha fatto sapere ieri che sono state “avviate le operazioni per l’invio delle lettere di certificazione per le posizioni che hanno avuto esito positivo per l’accesso a pensione in applicazione della nona salvaguardia di cui all’articolo 1, commi da 346 a 348, della Legge 30 dicembre 2020, n.178, a seguito del completamento della fase istruttoria e della verifica di compatibilità rispetto agli stanziamenti previsti dalla disciplina normativa. Con il messaggio Inps n. 1673 del 23 aprile 2021 erano state fornite le istruzioni per la verifica dei requisiti e da venerdì 30 luglio verrà rilasciato l’aggiornamento delle procedure per la liquidazione delle pensioni”. Purtroppo, a quanto sembra, il problema degli esodati esclusi permarrà anche dopo la nona salvaguardia e sarà necessario un qualche nuovo intervento per far sì che avrebbe diritto all’ingresso in quiescenza non venga fermato da ostacoli pseudo burocratici.



I DUE CANALI CHIESTI DALLA UIL

Oggi i sindacati incontrano il ministro del Lavoro Orlando per discutere della riforma pensioni. Domenico Proietti, intervistato da pensionipertutti.it, ricorda che per la Uil “bisogna consentire il pensionamento secondo due canali con un criterio anagrafico che sia fissato intorno ai 62 anni oppure con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età, senza alcuna penalizzazione. In un sistema sempre più contributivo già l’uscita anticipata comporta un assegno previdenziale inferiore, questa logica è ormai chiara ai lavoratori, come dimostrano le esperienze di quota 100 e di Ape sociale”. Secondo il Segretario confederale della Uil, inoltre, “è sempre stato chiaro che per una vera e piena equità non si possono applicare regole uguali a tutti i lavoratori, per questo bisogna intervenire per rendere più accessibile la pensione anticipata per i lavori gravosi e usuranti, semplificando la normativa e parallelamente ampliando la platea delle mansioni riconosciute come meritevoli di tutela”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PERRA

Oggi Governo e sindacati si incontrano per parlare di riforma pensioni. Sul tema è utile segnalare quanto emerso in una conferenza live organizzata dall’Inps Sardegna pera parlare dell’ultimo Rapporto nazionale dell’Istituto. Secondo quanto riportato da Tiscali Notizie, infatti, per Sabrina Perra “la strategia che il governo vuol darsi credo sia di  fare l’ennesima riforma. Sicuramente il mercato del lavoro, la flessibilità in uscita e le questioni del sistema pensionistico entreranno nella parte delle riforme. Una rivisitazione di questi istituti, come dice del resto il rapporto Inps, è inevitabile”. Secondo la Professoressa dell’Università di Cagliari, “è vero che decide il politico, ma il suggerimento tecnico di un rapporto come questo è di grande interesse e rappresenta un elemento sul quale una cabina di regia può basarsi per far passare le riforme”.

LE POSSIBILI STRATEGIE DEL GOVERNO

Interessanti sono anche le parole di Edoardo di Porto. Il Dirigente studi e ricerche dell’Inps, infatti, evidenzia che “dopo Quota 100, le prossime forme di flessibilità si concretizzeranno probabilmente sui temi legati alle fragilità, che all’Inps ben conosciamo. È possibile ipotizzare dunque forme di flessibilità per alcune specifiche categorie nelle prossime riforme, ovvero uscite differenziate per carriere, usuranti o meno usuranti”. In effetti anche gli stessi sindacati evidenziano la necessità di interventi prioritari per tali categorie, ma chiedono altresì che ci sia una qualche forma di flessibilità generalizzata e accessibile per tutti i lavoratori.

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