LA SITUAZIONE INPGI

“Prendo atto delle grandi manovre che si stanno facendo su Inpgi. La cassa previdenziale dei giornalisti continua a richiedere un intervento da parte del nostro Governo, ma nei fatti ci viene impedito di essere presenti nel suo Cda: i rappresentanti nominati da Renzi, quindi dal Pd, non mollano la poltrona”. Così Vito Crimi, sottosegretario con delega all’Editoria, parla della riforma pensioni riguardante l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani. Secondo quanto riporta primaonline.it, Crimi ha evidenziato che il Governo “è pronto ad intervenire, ma deve avere una sua rappresentanza all’interno della cassa previdenziale per svolgere le funzioni di controllo e vigilanza che gli competono e per agire concretamente”. Dall’Inpgi non è arrivato alcun commento a queste parole, ma la Presidente Marina Macelloni, presentando il percorso di riforma dell’Inpgi in una conferenza stampa, ha detto: “Abbiamo capito che il governo non vuole che l’Inpgi non sia più privatizzato”. Dal suo punto di vista per garantire la sostenibilità dell’istituto occorre allargare il bacino degli associati.



LA PROPOSTA DI FRATOIANNI

L’allarme lanciato dalla Cgil, legato al fatto che i 40enni di oggi rischiano di andare in pensione non prima dei 73 anni, richiede un intervento di riforma pensioni. Non lo dice solamente il sindacato guidato da Maurizio Landini, ma anche Nicola Fratoianni, che sulla sua pagina Facebook ha commentato la notizia dello studio sindacale con un breve post: “In questo paese c’è una enorme ‘questione generazionale’. Lo dico da tempo. Oggi la Cgil certifica ciò che sappiamo da tempo: i 40enni precari vedranno la pensione solo dopo i 73 anni e con assegni da fame. Nessuno se ne occupa, noi abbiamo una proposta”. L’ex Segretario di Sinistra Italiana, risalgono a dopo le elezioni europee le sue dimissioni, spiega che “bisogna coprire i buchi contributivi dei giovani precari, con carriere discontinue. Altrimenti il futuro sarà più nero di un presente già senza diritti e certezze”. La proposta è quindi chiara e per certi versi dovrebbe incontrare il favore anche di altre forze politiche. Vedremo se si concretizzerà in un intervento effettivo.



LE MISURE PER L’EX CIPAG

Sembra essere tempo di una riforma pensioni per i geometri liberi professionisti. Come riporta Avvenire, infatti, il ministero del Lavoro ha approvato un pacchetto di nuove regole proposte dall’ex Cipag “per adeguare il sistema in corso all’equilibrio dei bilanci e per garantire dignitose pensioni ai futuri iscritti alla Cassa. Si tratta di importanti modifiche al Regolamento interno, già sottoposte a fine 2018 all’Assemblea dei Delegati e che, dopo l’approvazione ministeriale, entrano ora in vigore con effetti dal 1° gennaio 2019”. L’aliquota per i contributi soggettivi sale quindi dal 15% al 18%, con un importo minimo invariato a 3.285 euro l’anno. Ma c’è anche “il contributo integrativo che i committenti devono versare sulla parcella del professionista nella misura del 4% se sono enti pubblici o del 5% se si tratta di privati. Una quota di questo contributo, anziché concorrere agli oneri di gestione della Cassa, sarà ora riversata sul montante dei contributi versati dal geometra. La retrocessione si applica in misura percentuale, del 10, del 30 o del 40%, secondo il tempo di iscrizione alla Cassa prima del 2000, entro il 2009, dopo il 2010”.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI

Ieri a Roma si è tenuta l’iniziativa della Cgil “Giovani e pensioni, rivolti al futuro” in cui si è parlato di riforma pensioni. Nel suo intervento, come spiega il sito di Rassegna Sindacale, Roberto Ghiselli ha ricordato come “parlare della prospettiva previdenziale dei giovani vuol dire parlare del futuro delle nuove generazioni, dei loro progetti di vita, delle loro certezze”. Secondo il Segretario confederale della Cgil, ci sono delle questioni previdenziali importanti da affrontare, come “flessibilità in uscita, lavoro di cura, lavoro gravoso e, soprattutto, la questione dei giovani e della pensione contributiva di garanzia”. I giovani italiani, infatti, rischiano di accedere alla pensione “ben oltre i 70 anni di età o 45 anni di contributi”, oltretutto con “un rendimento pensionistico basso perché calcolato con un sistema penalizzante”.

LE PROPOSTE DELLA CGIL

Dunque “il sistema contributivo come attualmente normato va rivisitato per superare i suoi squilibri”. Le proposte della Cgil vanno quindi “da una modifica dell’attuale sistema di adeguamento alla speranza di vita, alla rimozione dei limiti dell’1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale; dalla modifica dell’attuale sistema di rivalutazione del montante accumulato sul secondo pilastro, alla previdenza complementare”. Ghiselli ha anche ricordato la richiesta al governo di aprire “quel tavolo sulla previdenza di cui abbiamo parlato mesi fa”. Fondamentalmente per “discutere effettivamente il tema di un superamento dell’impianto della Legge Fornero”, con al centro “i giovani e il loro futuro”.