PENSIONI APE SOCIAL, IL MESSAGGIO INPS DEL 20 GENNAIO

Nell’ultimo messaggio Inps – il numero 274/2022 pubblicato oggi 20 gennaio – si fa ordine sulla riforma pensioni dell’Ape Social, inserita e confermata nell’ultima Manovra 2022.

Sono stati riaperti i termini per la presentazione delle domande di verifica dei requisiti per l’Ape Social 2022: possono presentare domanda i soggetti che, nel corso dell’anno 2022, «maturano i requisiti e le condizioni previste per l’accesso. Sono stati pure aggiornati i modelli per le attestazione che i datori di lavoro devono rilasciare ai lavoratori cd. gravosi, differenziati a seconda che il richiedente del beneficio sia un lavoratore dipendente del settore privato, del settore pubblico (AP148) o un lavoratore domestico (AP149)». Possono anche presentare domanda tutti quelli che hanno perfezionato e raggiunto i requisiti negli anni precedenti: a questa pagina tutte le info, le norme e i requisiti richiesti per l’accesso alla misura dell’Ape Social. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, C’È RISCHIO SFORBICIATA?

La proposta sul “mini-taglio” agli assegni partorita dalla relazione Inps-Commissione Tecnica Lavoro rischia davvero di portare ad una “sforbiciata” delle pensioni per il 2022? E la riforma da impostare per l’anno successivo frenerà gli aumenti visti quest’anno a fronte della riforma Irpef sulle aliquote?



Di questo e di molto altro si occuperà il tavolo tra Governo e sindacati previsto per questo pomeriggio al Ministero del Lavoro: non solo, un secondo “pericolo” di ribasso per alcuni assegni potrebbe pervenire dalla stessa Manovra. Come nota conticorrentionline, la legge prevede che «il calcolo cumulativo tenga tiene in considerazione tutti le entrate fiscalmente più rilevanti. In questo modo le pensioni, trattandosi di un provvedimento previdenziale, potrebbero essere rivalutate verso il basso per coloro i quali percepiscono una pensione di reversibilità». (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI, COSA ARRIVA OGGI SUL TAVOLO SINDACATI-GOVERNO

Riprende oggi il dialogo serrato tra sindacati e Governo per affrontare i vari aspetti della maxi-riforma pensioni prevista per il 2023: dei tre tavoli convocati dal Ministero del Lavoro, quello di oggi affronterà il nodo dei giovani e del loro ingresso tardivo e precario nel mondo del lavoro.

I sindacati propongono la “pensione di garanzia per i giovani” dopo i diversi passati tentativi con vari governi, finora sempre senza esito alcuno: assieme poi al fronte Opzione Donna (il focus qui sotto), al tavolo con il Governo verrà discussa anche l’ultima proposta della Commissione Tecnica del Lavoro, inserita nella relazione del Consiglio di Vigilanza INPS. Permettere da una età minima (potrebbe essere 63 anni ma andrebbe discussa), l’uscita anticipata dal lavoro subendo una riduzione della quota retributiva della pensione attorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età legale. In questo modo, si compenserebbe il vantaggio della percezione della pensione per un numero maggiore di anni. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PROPOSTE UIL PER LE DONNE

Un tema di confronto tra Governo e sindacati in materia di riforma pensioni riguarda misure specifiche per le donne, in maggioranza penalizzate dall’attuale sistema previdenziale a causa anche del gender gap presente sul mercato del lavoro. La Uil, come spiega il Segretario confederale della Uil, propone “una maggiorazione contributiva per i periodi di congedo di maternità dentro e fuori il rapporto di lavoro pari a 1,5 volte la contribuzione media percepita dalla lavoratrice”, oltre che “il riconoscimento di 12 mesi di anticipo rispetto all’età legale per l’accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici che abbiano avuto o adottato almeno un figlio, tale anticipo dovrà essere accresciuto di un anno per ogni figlio oltre il secondo fino ad un anticipo massimo di 3 anni rispetto all’età di pensionamento”.

LE PAROLE DI PROIETTI

Il sindacalista, in un intervento pubblicato su pensionipertutti.it, evidenzia anche la necessità di rivedere l’attuale sistema di contribuzione per il lavoro domestico, “prevedendo versamenti contributivi in relazione all’intera attività lavorativa prestata (e non solo alle prime 24 ore lavorate nella settimana) e alle retribuzioni corrisposte effettivamente, se superiori alle convenzionali”. Inoltre, bisognerebbe “rivedere i criteri per l’accesso alla pensione di vecchiaia ed anticipata nel sistema contributivo dell’importo soglia (1,2 volte l’assegno sociale per la vecchiaia; 2,8 l’assegno per l’anticipata)”, perché “le categorie più fragili, con carriere discontinue o con bassi livelli reddituali, in assenza di questi requisiti dovranno attendere i 71 anni per andare in pensione“.

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