LE RICHIESTE CGIL PER I GIOVANI

Secondo i Segretari confederali della Cgil Roberto Ghiselli e Giuseppe Massafra, “il Report presentato dal Consiglio nazionale dei giovani evidenzia molto bene le preoccupazioni dei giovani rispetto alla propria prospettiva pensionistica. Torniamo a chiedere al Governo di riaprire il tavolo sulla previdenza anche per dare loro una risposta”. Per i due sindacalisti, oltre a interventi per contrastare la precarietà lavorativa, occorre una riforma delle pensioni che vada verso “una pensione contributiva di garanzia per i giovani che non ce la fanno da soli a maturare una pensione dignitosa. Inoltre va fermato l’aumento automatico dell’età pensionistica in rapporto alla speranza di vita”. Ghiselli e Massafra, come riporta collettiva.it, ricordano che “queste proposte sono contenute nella piattaforma sindacale sulla previdenza che da mesi aspettiamo di poter discutere con il nuovo Governo. Si riapra il prima possibile il tavolo”. Sappiamo però, come riportato in un precedente aggiornamento, che l’intenzione del ministro Orlando è quella di attendere il mese di giugno per riaprire il confronto.



DURIGON SU IPOTESI QUOTA 41

Riforma pensioni al bivio: si avvicina il momento dell’addio a Quota 100, intanto si torna a parlare di Quota 41 per tutti. Claudio Durigon, sottosegretario all’Economia, ha accolto positivamente la proposta dei sindacati «per non tornare alla legge Fornero». Quella di Quota 41 era un’ipotesi che infatti stavano prendendo in considerazione. «Non posso che essere d’accordo con la proposta dei sindacati». A proposito di Quota 100, il sottosegretario leghista ha spiegato che «nasceva come una norma per la flessibilità in uscita che ha bloccato l’aspettativa di vita prevista dalla legge Fornero». Ora attende il tavolo convocato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e le proposte che arriveranno. Auspica comunque «una riforma strutturale con una visione pensionistica». La Quota 41 prevede la pensione anticipata con 41 anni di contributi senza requisito anagrafico. Tra le alternative Quota 102 per uscire dal lavoro a 64 anni con 38 anni di contributi. Invece si pensa a Quota 92 per i lavori usuranti. Decisivo il tavolo di confronto tra il ministro del lavoro Andra Orlando e le parti sociali per valutare tutte le ipotesi in campo. (agg. di Silvana Palazzo)



LE PAROLE DI BUCALO E RIZZETTO

Fratelli d’Italia, durante il question time alla Camera, ha posto ieri al ministro del Lavoro Orlando una domanda specifica sulle misure di riforma pensioni che il Governo intende attuare in vista della fine di Quota 100. La risposta non deve essere stata giudicata soddisfacente. “In vista di questa imminente scadenza”, evidenziano infatti Carmela Ella Bucalo e Walter Rizzetto, come riportato da lavocedelpatriota.it, “il governo non ha alcuna idea di quale sarà il prossimo sistema pensionistico italiano. Fratelli d’Italia sta lavorando in commissione Lavoro per estendere Opzione Donna e per un’Ape sociale che possa essere strutturale nel tempo. Dopo 41 anni di lavoro e di contributi, un cittadino ha diritto di andare in pensione. Questo Esecutivo ha poche idee e anche confuse. La maggioranza non riesce a trovare una quadra sulle pensioni in un momento in cui gli italiani hanno bisogno di risposte concrete nell’immediato”. Vedremo se nelle prossime settimane emergeranno posizioni più chiare dell’esecutivo in materia previdenziale.



MANIFESTAZIONE PRO INPGI A MONTECITORIO

Oggi ci sarà una manifestazione davanti a Montecitorio per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulle difficoltà dell’Inpgi. Secondo la Presidente dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani Marina Macelloni, “l’Inpgi ha bisogno di un quadro normativo che racchiuda tutte le figure che fanno informazione e comunicazione in questo paese. Un quadro normativo che ci consenta di riunire tutte le professioni sotto uno stresso ombrello”. Macelloni ha ricordato che la principale difficoltà “è rappresentata dal fatto che mancano i ricavi dei contributi, e mancano perché mancano i rapporti di lavoro attivi: nel 2020 ne abbiamo persi altri 865, più o meno la stessa cifra nel 2019. Per il 2021 di ci aspettiamo un ulteriore ondata di prepensionamenti. Negli ultimi 10 anni, l’Inpgi ha pagato oltre 500 milioni di ammortizzatori sociali, circa 50 milioni l’anno che è molto di più di quanto investe il settore editoriale. Siamo quelli che hanno investito di più sulle persone e sulle aziende, senza l’Istituto molte imprese editoriali oggi non ci sarebbero più”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Alberto Brambilla torna a esporre le sue idee sulle misure di riforma pensioni necessarie per il post-Quota 100. Sul Messaggero il Presidente di Itinerari previdenziali scrive che si potrebbe “rendere stabile la cosiddetta pensione di ‘vecchiaia anticipata’ con 42 anni e 10 mesi per gli uomini (1 anno in meno per le donne) che scadrà nel 2026, eliminando definitivamente l’aggancio alla aspettativa di vita”, oltre a prevedere “agevolazioni per le donne madri (ad esempio 8 mesi ogni figlio fino a massimo 24 mesi), per i caregiver (un anno) e per i precoci maggiorando del 25% gli anni lavorati tra i 17 e i 19 anni di età. Occorrerebbe anche “rafforzare tutte le modalità di uscita anticipata previste per Ape Sociale compresi i cosiddetti lavori gravosi”.

L’USCITA ANTICIPATA GIÀ ESISTENTE

Brambilla evidenzia però che questo andrebbe fatto utilizzando “tre strumenti che hanno il pregio di non gravare sul bilancio dello Stato”: l’isopensione, il contratto di espansione, i fondi esubero o di solidarietà. Dal suo punto di vista si potrebbe anche varare una Quota 102. L’ex sottosegretario al Welfare spiega quindi che “indipendentemente dalla scadenza di Quota 100 ci sono già oggi molte possibilità di uscita anticipata; un maggior utilizzo dei fondi bilaterali alimentati già oggi da una contribuzione intorno allo 0,32% della retribuzione lorda (un terzo a carico dei lavoratori) più altre contribuzioni già fissate dai contratti collettivi, risolverebbe le necessità delle imprese di ristrutturazione dei preocci produttivi e garantirebbe, dopo la fine del blocco dei licenziamenti, un ‘paracadute’ per i lavoratori non più reimpiegabili”.