PROIETTI: SUBITO PROVVEDIMENTI PER FLESSIBILITÀ DIFFUSA
Secondo Domenico Proietti, “la fine di quota 100 non può in alcun modo segnare il ritorno a 67 anni previsti dalla legge Fornero. Per la Uil occorre introdurre subito dei provvedimenti che stabiliscono una flessibilità più diffusa, anche, come strumento valido per il processo di ristrutturazione nel quale sono impegnate molte imprese italiane”. Il Segretario confederale della Uil ritiene infatti che in tema di riforma pensioni nel nostro sistema previdenziale ci sia “bisogno di una flessibilità di accesso alla pensione intorno a 62 anni come avviene in tutti i Paesi europei”. Il sindacalista evidenzia anche che “il recente documento approvato dalla commissione istituzionale ‘lavori gravosi’ alla quale la Uil, insieme a Cgil e Cisl, ha dato un contributo rilevantissimo, certifica che non tutti i lavori sono uguali. È necessario, quindi, che il Governo avvii subito un confronto con il sindacato per definire un pacchetto di misure eque e giuste per milioni di lavoratori”. Vedremo quando l’esecutivo convocherà le confederazioni sul tema.
QUOTA 100, SALVINI REPLICA A BONOMI
“Pd e Confindustria vogliono il ritorno al passato con la Legge Fornero, rubando anni di vita a milioni di lavoratori e rubando la possibilità di un lavoro a milioni di giovani? Dalla Lega un secco NO”. Così Matteo Salvini su Twitter commenta anche le dichiarazioni del Presidente di Confindustria Bonomi in tema di riforma pensioni. A proposito di quanto detto dal leader degli industriali, Mara Carfagna, ministra per il Sud, intervistata da Repubblica, spiega di ritenere che Bonomi non abbia voluto sconfessare Salvini, “il suo è un ragionamento basato sui fatti. Quota 100 avrebbe dovuto consentire l’assunzione di tre giovani per ogni prepensionato. I dati invece ci dicono che per ogni due pensionati c’è stato meno di un assunto, con un tasso di sostituzione appena del 40%. Nel biennio è costata 6, 4 miliardi e ha raggiunto solo 460mila lavoratori, in prevalenza maschi e del Nord. Ha quindi penalizzato le donne e i lavoratori del Sud, che hanno carriere più precarie e discontinue. Perciò io penso, e non da oggi, che gli anni delle riforme populiste, a iniziare dal Reddito di cittadinanza, siano finiti”.
LE PAROLE DI CAZZOLA
Ospite della trasmissione “L’Italia s’è desta”, in onda su Radio Cusano Campus, Giuliano Cazzola ha rivendicato di “essere stato uno dei primi a dire che l’Ape sociale poteva essere la soluzione” come misura di riforma pensioni per il post-Quota 100. “Se c’è – ha aggiunto – un percorso parallelo che può risolvere il problema di chi ha esigenze vere per andare in pensione prima: 63 anni di età, 36 o 30 di contributi a seconda delle situazioni, io credo che possa essere la giusta soluzione. L’Ape prevede un massimo di 1500 euro. Quelli che usavano l’Ape non arrivavano a 5mila, adesso si parla di una platea di 400mila persone che potrebbero essere interessate. Avranno fatto delle valutazioni. Lavorare stanca, il rischio di seguire la strada del lavoro disagiato è che alla fine la platea può allargarsi, forse troppo. Si è aperto a chi ha delle esigenze vere come i licenziati, i caregiver, quelli che hanno un certo livello di invalidità e poi ci sono appunto le categorie del lavoro disagiato, in questo caso il rischio è che la platea si allarghi troppo”.
LA BATTAGLIA DELLA LEGA
Fabrizio Cecchetti, vice capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati e coordinatore della Lega Lombarda per Salvini Premier, come riporta agenpress.it, fa sapere che il suo partito si batterà per cancellare il Reddito di cittadinanza “e utilizzare tutte quelle risorse per incentivare il lavoro, ma quello vero, per esempio aiutando le imprese che assumono o che salvano i posto di lavoro, e per difendere le attuali pensioni, per difendere la sacrosanta quota 100. Basta dare soldi a nullafacenti o furbetti, aiutiamo i nostri lavoratori e i nostri pensionati. Chi vuole il reddito di cittadinanza e il ritorno alla legge Fornero è contro gli italiani”. Intanto, come riportato da tuttoggi.info, dall’Ottavo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l’anno 2020” curato da Itinerari Previdenziali emerge che il patrimonio degli investitori istituzionali italiani è cresciuto arrivando a 953,8 miliardi di euro, di cui 198 per la sola previdenza complementare. Diventano quindi importanti misure per incentivare l’investimento di tali risorse nel sistema produttivo.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TRIDICO
Pasquale Tridico, intervistato dalla Stampa, ha ricordato quella che è la sua proposta di riforma delle pensioni per il post-Quota 100: “L’uscita a 63 anni col calcolo della sola quota contributiva con al restante quota retributiva che scatta a 67”. Il Presidente dell’Inps ritiene anche che la commissione tecnica guidata da Cesare Damiano abbia fatto un lavoro che “va nella giusta direzione ed approfondisce il tema delle categorie gravose a cui estendere l’Ape sociale”. Tridico riconosce anche che sarebbe necessario un intervento a favore delle donne con figli: “Nel modello contributivo vengono già scontati 4 mesi per ogni figlio. Il problema è che oggi sono ancora poche le donne che vanno in pensione con il modello contributivo puro. Però, certo, all’interno di questo modello gli elementi di flessibilità si possono anche creare così”.
LE PROPOSTE PER DONNE E GIOVANI
Tridico cita quindi il caso della Germania, dove alle donne viene riconosciuto un anno di contribuzione per ogni figlio. Dunque “anche noi potremmo accentuare questa misura, ma – ripeto – solo all’interno del modello contributivo”. Per quanto riguarda invece i giovani, secondo Tridico “si può immaginare un modello simile facendo riscattare la laurea in maniera gratuita oppure maggiorando il loro coefficiente di trasformazione per periodi legati alla formazione, o ancora riprendendo un’idea che prima della pandemia era molto citata ovvero introdurre una pensione di garanzia per evitare pensioni povere, in futuro”. In generale, dal suo punto di vista “le policy devono essere mirate a categorie ben precise piuttosto che essere a pioggia”.
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