LA QUOTA 82 DEL CONTRATTO DI ESPANSIONE
Tra le misure inserite nella Legge di bilancio 2022 c’è l’estensione del contratto di espansione alle aziende con almeno 50 dipendenti. Come spiega Il Giornale, questo strumento che è stato accostato in passato agli interventi di riforma delle pensioni rappresenta di fatto una sorta di Quota 82 per accedere alla quiescenza. “Le piccole aziende, quelle cioè con almeno 50 dipendenti, possono attivare il ‘contratto di espansione’ e offrire al loro dipendente l’uscita dal mondo del lavoro con soli 62 anni di età almeno 20 di contributi. È questa ‘Quota 82’, che offre uno ‘scivolo’ fino a cinque anni secondo quanto previsto dalla manovra 2022 approvata in Consiglio dei ministri la settimana scorsa. In questo modo, si offre un pensionamento anticipato per accelerare la crescita e la competitività delle imprese grazie alle nuove assunzioni: incentivo ‘gli anziani’ per offrire subito nuovi posti di lavoro ai giovani, più o meno il senso è questo”, si legge sul quotidiano milanese. Va da sé che esistendo già il contratto di espansione non si tratterebbe di una “novità” della manovra.
REQUISITI PENSIONI QUOTA 102
64 anni di età, 38 di contributi entro il 31 dicembre 2022: mentre è ancora tutto un gran parlare e scontrarsi per la Manovra di Bilancio in merito alla riforma pensioni, la Quota 102 con i requisiti fissati in Finanziaria condurrà la transizione dalla Quota 100 alla prossima legge previdenziale (ancora tutta da strutturare nei prossimi mesi).
Con Quota 102, la pensione non è cumulabile dal primo giorno di decorrenza del trattamento e fino alla maturazione dell’età per la pensione di vecchiaia ordinaria (ovvero 67 anni sino al 31 dicembre 2024), con i redditi da lavoro dipendente o autonomo. Per la Manovra del Governo Draghi, sono cumulabili solo i redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale, col limite di 5mila euro annui lordi. Con i 38 anni di contribuzione richiesti dalla nuova legge pensionistica, possono essere raggiunti anche utilizzando il cumulo tra più gestioni (escluse le casse professionali). Secondo i calcoli pessimistici (e critici con la misura) dei sindacati, potrebbero approfittare di tale finestra pensioni di 12 mesi solo 10-15mila persone, nate tutte non oltre il 1958. (agg. di Niccolò Magnani)
PROIETTI BOCCIA “OPZIONE TUTTI”
L’ipotesi di una “Opzione Tutti”, come l’ha definita Repubblica, che il Governo potrebbe portare al tavolo di confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni viene subito bocciata da Domenico Proietti: “In merito ad altre ipotesi circolate in questi giorni che prevedono il ricalcolo contributivo crediamo che debbano essere rinominate ‘Opzione Nessuno’, perché il ricalcolo contributivo è assolutamente impraticabile e gravemente penalizzante”, sono infatti le parole del Segretario confederale della Uil in un’intervista a pensionipertutti.it. Il sindacalista tiene anche a precisare “che non è assolutamente vero che il sindacato vorrebbe una riforma a solo favore dei pensionati o dei lavoratori più anziani. È vero l’esatto contrario. Siamo da sempre convinti che la previdenza non possa essere rappresentata come una questione che contrappone lavoratori attivi e pensionati. Per questo chiediamo ed abbiamo chiesto a tutti i governi che il tema di una pensione di garanzia per i giovani venisse affrontato subito, parallelamente, ad una revisione dei criteri necessari per l’accesso alla pensione anticipata nel sistema contributivo”.
I PARTITI PREPARANO LE LORO PROPOSTE
Come riporta Il Sole 24 Ore, l’iter parlamentare della Legge di bilancio comincerà presto al Senato, anche se ancora il testo non è stato inviato a palazzo Madama. Seguiranno poi le audizioni e solo intorno alla metà di novembre si dovrebbe entrare nel vivo del dibattito sui possibili emendamenti da apportare alla manovra. I partiti sembrano avere già le idee chiare in tema di riforma pensioni. L’intenzione è quella non solo di riportare i requisiti di Opzione donna in linea con quelli tuttora in vigore, ma anche di prorogarne la durata “oltre il 2022, magari con l’obiettivo di renderla strutturale”. C’è anche l’idea di ampliare la platea dei lavori gravosi che hanno accesso all’Ape social con un occhio di attenzione a quelli svolti dalle donne. “Tra le altre proposte di modifica che spunteranno al Senato ci potrebbe essere quella di una ‘norma di principio’ per aprire la strada alla pensione di garanzia per i giovani”, spiega il quotidiano di Confindustria. Bisognerà comunque fare i conti con le risorse a disposizione per modiche alla manovra: solamente 500 milioni di euro.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI JESSOULA
In un recente articolo pubblicato sul Manifesto, Matteo Jessoula ha evidenziato che “puntuali come tutte le volte che si riaccende il dibattito sulle pensioni, negli ultimi giorni sono apparsi sulla stampa e alcune testate online contributi che hanno puntato la lente sui rischi di insostenibilità per il sistema pensionistico italiano”. Per il Professore di Politica sociale comparata, “vale dunque la pena sgombrare il campo da equivoci e cattive interpretazioni, analizzando i dati ufficiali in prospettiva comparata, sia con riferimento tanto al livello di spesa pensionistica sia alla tendenza della stessa”. Emerge così che non bisogna temere per la sostenibilità del sistema pensionistico italiano per almeno tre ragioni fondamentali.
LA SOSTENIBILITÀ DEL SISTEMA PENSIONISTICO
La prima riguarda la riduzione, dopo il 2040, dello scarto tra spesa italiana e media Ue. La seconda è una diminuzione della spesa per pensioni dal 16,2% del 2020 al 14,6% nel 2027 prevista dall’Inps. Poi, il livello di spesa pensionistica diminuisce sensibilmente se si considera la spesa netta invece di quella lorda. Secondo Jessoula i veri problemi del sistema pensionistico italiano hanno a che fare con l’adeguatezza e l’equità. Quindi, nell’ipotizzare misure di riforma pensioni, “è cruciale che i margini di spesa disponibili vengano efficacemente sfruttati, calibrando le misure sulle classi e i gruppi sociali maggiormente svantaggiati”. Andrebbero perciò evitati “provvedimenti che, come Quota 100 e le attuali proposte di Quota 102/104, approfondirebbero ulteriormente le disuguaglianze e i profili di regressività nell’accesso al pensionamento”.
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