RIFORMA PENSIONI. Quello della previdenza è insieme uno degli argomenti più importanti e più controversi del dibattito politico. Di riforme (e controriforme) delle pensioni se ne parla spesso, ma nella maggior parte dei casi con grandi approssimazioni mischiando la realtà alla propaganda, i dati di fatto alla ricerca del consenso.
Il tema non può che interessare tutti. I 16 milioni di pensionati così come i 25 milioni di lavoratori (destinati prima o poi ad andare in pensione), così come gli altri 20 milioni di italiani che vivono grazie ai redditi dei pensionati e dei lavoratori. C’è quindi naturalmente un interesse diffuso e condiviso che vede in prima linea non solo i partiti, ma anche i sindacati che peraltro proprio tra i pensionati hanno la maggior parte dei loro iscritti.
Tutte queste attenzioni hanno prodotto un sistema legislativo che non è azzardato paragonare a una giungla per la complessità delle norme e per i continui interventi, ognuno dei quali porta con sé un’interminabile lista di eccezioni e trattamenti particolari. In più si può aggiungere il fatto che il panorama è ricco di luoghi comuni, indimostrati e indimostrabili. Come che essere pensionati equivalga a essere poveri. O che le rendite pensionistiche siano sempre e comunque inferiori ai contributi versati. O che basti una legge per garantire la sostenibilità del sistema. O ancora che i posti liberati da chi va in pensione possono garantire un aumento dell’occupazione.
In questa selva di opinioni e dati di fatto si sono moltiplicate le leggi, le norme, i decreti, le circolari nonché i numeri, le statistiche e le equazioni matematiche. È allora più che opportuno un filo di Arianna che possa aiutare a percorrere un labirinto disseminato di ostacoli e di tranelli.
È quanto ha cercato di realizzare Giuliano Cazzola, una vita passata tra il sindacato, la politica, la dirigenza pubblica, l’insegnamento universitario, con il libro “La guerra dei cinquant’anni” (Ed. Ibl, pagg. 280, € 18), un libro che è insieme un manuale di storia del welfare, una guida pratica alle regole di base del sistema pensionistico, un atto di accusa verso una classe politica che troppo spesso ha usato questo tema in termini strumentali e demagogici. “Nella cultura statalista dominante – afferma Cazzola – è presente una fiducia eccessiva nelle leggi, come se bastassero le norme a produrre le risorse che servono a pagare le pensioni. In realtà, l’equilibrio del patto intergenerazionale sotteso ai grandi sistemi pubblici dipende strettamente da parametri che le leggi non possono determinare, mentre ne sono radicalmente condizionate”.
Siamo in una realtà complessa dove sarebbe necessario einaudianamente “conoscere per deliberare”. Perché i fattori in gioco sono molti: non solo le finanze pubbliche, ma anche le tendenze demografiche, il mercato del lavoro, lo sviluppo dell’economia, le innovazioni.
Non è un caso che le vere e positive riforme delle pensioni siano state realizzate da Governi “tecnici” (verso cui Cazzola non nasconde di avere una particolare attrazione), Governi che avevano l’obiettivo primario di tenere sotto controllo la spesa pubblica. Mentre le controriforme, dalle innumerevoli salvaguardie per gli esodati o quota 100 di salviniana memoria, sono state opera di politici spinti da motivazioni strettamente elettoralistiche.
Giustamente Cazzola ricorda il principio basilare del sistema attuale: “Il finanziamento avviene secondo il metodo della cosiddetta ripartizione, in forza del quale le pensioni vigenti sono finanziate dai contributi versati dai lavoratori attivi in quello stesso periodo, sulla base di un patto fra le generazioni, imposto e garantito dallo Stato”.
I contributi dei lavoratori attualmente in attività vengono immediatamente utilizzati per pagare le pensioni. E quello che manca lo versa lo Stato con soldi raccolti dalla fiscalità o facendo nuovi debiti. Su questa base poi si intrecciano i dibattiti su come calcolare i trattamenti, sull’età pensionabile, sulla divisione tra previdenza e assistenza.
Il libro di Cazzola affronta puntualmente tutti questi elementi cercando di riportare il dibattito all’interno della logica e magari anche della matematica. Un impegno generoso ed encomiabile, un impegno che peraltro ha contraddistinto anche la sua esperienza sindacale prima e politica poi. Un impegno di cinquant’anni. Con soddisfazioni e delusioni. Anche perché quella delle pensioni è una battaglia infinita.