MACELLONI REPLICA A TRIDICO
Marina Macelloni, Presidente dell’Inpgi, evidenzia che “il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, dichiara di non voler interferire nell’autonomia della Cassa di previdenza dei giornalisti, ma, allo stesso tempo, ancora una volta, fa di tutto per sabotare ogni possibile soluzione strutturale alla situazione di grave crisi dell’Inpgi”. Macelloni evidenzia che “dalle proiezioni attuariali fatte elaborare dall’ente emerge chiaramente che l’unica soluzione strutturale in grado di ripristinare l’equilibrio economico finanziario della gestione è esattamente costituita dall’ingresso di nuovi contribuenti. Soluzione tra l’altro che non prevederebbe nessun onere diretto a carico dello Stato, diversamente da quanto ipotizzato dal Presidente Tridico, che per poter assorbire l’Inpgi, ha già formalizzato l’esigenza di ulteriori stanziamenti economici a carico delle finanze pubbliche”. Tra l’altro non nasconde un certo stupore nell’apprendere dell’esistenza di un’interlocuzione diretta a far assorbire l’Inpgi dall’Inps senza che l’Inpgi stesso ne sia partecipe.
VERSO LA MANIFESTAZIONE DEI SINDACATI
Ieri davanti a Montecitorio si è tenuto un presidio, organizzato tramite i social, dal gruppo Facebook “Quota 100 noi del 1960”, per chiedere che la riforma pensioni post-Quota 100 guardi alla flessibilità a partire dai 62 anni di età e a Quota 41. Come viene riportato da pensionipertutti.it, i manifestanti hanno ricevuto il supporto di Roberto Ghiselli e Domenico Proietti, Segretari confederali rispettivamente di Cgil e Uil. Domani in piazza ci saranno proprio i sindacati confederali e i segretari Senerali di Cgil Modena Manuela Gozzi, Cisl Emilia Centrale William Ballotta e Uil di Modena e Reggio Luigi Tollari, come riporta sulpanaro.net, ricordano che “durante questi lunghi mesi di pandemia le nostre confederazioni nazionali hanno sempre avanzato proposte e chiesto con tenacia la tutela dei diritti di lavoratori e pensionati” e che ora “è necessario ribadire con fermezza i contenuti della piattaforma unitaria su lavoro, occupazione, salute e sicurezza, coesione, sviluppo, fisco, pensioni, non autosufficienza, rinnovo dei contratti pubblici e privati, riforma della pubblica amministrazione e scuola, cultura e turismo”.
TRIDICO: INPS PUÒ ASSORBIRE INPGI
Il cda dell’Inpgi ha varato misure di riforma pensioni per cercare di migliorare la propria situazione contabile ed evitare il commissariamento. Pasquale Tridico, come riporta corriere.it ha intanto fatto sapere che “le difficoltà dell’Inpgi sono strutturali. Spostare i comunicatori o un altro tipo di contribuenti dall’Inps verso l’Inpgi secondo me non è la soluzione. Noi saremmo in grado di assorbire l’Istituto, così abbiamo fatto in passato. Saremmo disponibili, c’è una interlocuzione in corso”. C’è divisione però tra i giornalisti circa l’opportunità di vedere o meno assorbito il proprio ente previdenziale dall’Inps. Intanto Carlo Parisi, consigliere Inpgi che si è espresso contro le misure adottate dal cda, intervistato da today.it spiega che ora “la contribuzione supererà il 9.19% dell’Inps dalla quale paradossalmente vogliamo stare lontani, arrivando al 10,19%. E parliamo già di stipendi molto bassi rispetto a tante altre categorie. Vero che poi si recupererà almeno una parte sotto forma di pensione, ma come si fa a fare questo ragionamento?”.
FNP-CISL VENETO: AMPLIARE PLATEA QUATTORDICESIMA
In questi giorni, con il pagamento anticipato delle pensioni presso gli uffici postali, vi sono pensionati che stanno ricevendo la quattordicesima. Una somma che, spiega Vanna Giantin, rappresenta “una boccata di ossigeno, ma noi continueremo a chiedere in tutte le sedi opportune che la platea dei beneficiari sia allargata almeno a chi percepisce una pensione fino a 3 volte il trattamento minimo, 1.500 euro lordi al mese”. La Segretaria generale della Fnp-Cisl Veneto, ricorda infatti che “prima della pandemia era stato avviato un confronto col precedente Governo, ripreso con l’attuale” e che è necessario che la riforma pensioni “tuteli maggiormente i pensionati con reddito basso, che sono la maggioranza”. Secondo il sindacato è “necessario anche snellire la burocrazia: la quattordicesima è erogata automaticamente dall’Inps ma, essendo una prestazione integrativa, per mantenerla è obbligatorio presentare annualmente all’Inps il modello RED. La scadenza di presentazione varia di anno in anno, l’Inps non manda avvisi e la procedura è solo telematica: ogni anno in molti se lo dimenticano e rischiano di perdere questo diritto”.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELLA CIA
La Confederazione italiana agricoltori da tempo chiede una misura di riforma pensioni che aumenti l’importo delle minime. E anche la Cia di Cuneo, come riporta ideawebtv.it, ha ribadito, nel documento di sintesi della riunione della sua dirigenza, l’importanza di tale incremento. “Siamo rimasti allibiti quando abbiamo appreso che per lo Stato italiano un soggetto disoccupato, perché ‘non c’è lavoro’ o ‘non lo trova’ ma con tutte le potenzialità per poter lavorare, ‘non possa sopravvivere con meno di 780 euro mensili’ mentre per una persona anziana e che ha lavorato tutta la vita, sono sufficienti 520 euro mensili. Eppure questi sono i dati che emergono se si paragona il valore del reddito di cittadinanza a quello di una pensione minima”, evidenziano i dirigenti della Cia di Cuneo.
LA RICHIESTA SULLE PENSIONI DI INVALIDITÀ
Oltretutto la situazione è ancora più grave nel caso delle pensioni di invalidità, perché, “in questo caso, la persona che non ha capacità per adibire ‘alle normali azioni quotidiane’ dovrebbe sopravvivere con 287,50 euro mensili”. Dunque, per i dirigenti della Cia di Cuneo, “le pensioni di invalidità, specie se non ci sono altri redditi, dovrebbero raggiungere non solo i 780 euro ma almeno i 1000 euro, a cui si possa sommare l’assegno di accompagnamento che dovrebbe essere di pari importo”. Dal loro punto di vista, “non sono accettabili giustificazioni come la mancanza di fondi o stanziamenti da parte di uno Stato che sta erogando un reddito di cittadinanza di 780 euro”, senza dimenticare i bonus a operai agricoli stagionali che, oltre a lavorare, hanno potuto godere degli ammortizzatori sociali.
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