Riforma pensioni, Quota 100 ma non solo: continua a tenere banco il taglio delle pensioni d’oro ed in Sicilia dobbiamo registrare un’importante novità da questo punto di vista. Come riportano i colleghi di Gds, è scattato il taglio degli assegni d’oro per gli ex burocrati dell’Ars (Assemblea regionale siciliana): via il 40% per i trattamenti economici che superano i 500 mila euro l’anno. Secondo una primissima stima, ci sarà un risparmio di circa 4.3 milioni di euro all’anno. Grande soddisfazione in casa Movimento 5 Stelle, con i componenti del Consiglio di Presidente dell’Ars Giancarlo Cancelleri, Salvatore Siragusa e Stefano Zito che hanno evidenziato: «Grazie al governo nazionale anche l’Ars dovrà applicare il taglio alle pensioni d’oro per il personale in quiescenza. Abbiamo appena approvato quella che sarà una bella sforbiciata fino al 40% alle pensioni che vanno dai 100 mila ai 500 mila euro l’anno. I siciliani risparmieranno 4,3 milioni di euro ogni anno a partire dal 1 gennaio 2019 e fino al 31 dicembre 2023». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



QUOTA 100, PRIMA FASE COMPLETATA

A margine del Festival del lavoro che si è svolto a Milano, Alberto Brambilla ha rilasciato delle dichiarazioni a Labitalia con cui ha fatto una sorta di bilancio della riforma pensioni con Quota 100. L’ex sottosegretario al Welfare ha in particolare evidenziato che “Quota 100 ha assolto alla prima parte del progetto, che era quella di liberare tutti coloro che erano stati bloccati dalla riforma Monti-Fornero”. La riprova di ciò, per il Presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali, è data dal fatto che nei primi mesi sono arrivate molte domande per accedere alla misura da parte di persone che di fatto avevano una somma tra età anagrafica e anzianità contributiva ben superiore a 100. “Adesso questo trend dei bloccati si è un po’ esaurito, anche perché un lavoratore in un momento come questo di crisi fa il conto e dice: se vado al lavoro prendo 100, se vado in pensione prendo meno di 70 e quindi le domande si sono rarefatte”, ha aggiunto Brambilla per spiegare la diminuzione del numero di domande presentate nell’ultimo periodo all’Inps per accedere a Quota 100.



QUOTA 100 E IL RINVIO TFS PER GLI STATALI

Oltre che Quota 100, la riforma pensioni ha introdotto la possibilità di anticipare la liquidazione dei dipendenti pubblici fino a 45.000 euro. Un’opzione che potrebbe rilevarsi molto utile alla luce di na sentenza della Corte Costituzionale, il cui testo è stato depositato ieri, che di fatto ritiene legittima “la liquidazione delle indennità nel termine di 24 mesi e il pagamento in tre rate annuali per i dipendenti che non hanno raggiunto i limiti di età o di servizio previsti dai rispettivi ordinamenti”. Pensionioggi.it spiega che la Consulta ritiene motivata la disparità di trattamento vista la “scelta volontaria dell’interessato di risolvere il rapporto di lavoro con apprezzabile anticipo rispetto al raggiungimento dei limiti di età o di servizio spesso anche quando non sia ancora maturato il diritto alla pensione”. Per la Corte, “il regime di pagamento differito, analizzato nel peculiare contesto di riferimento, nelle finalità e nell’insieme delle previsioni che caratterizzano la relativa disciplina, non risulta dunque complessivamente sperequato”.



LO SCONTRO M5S-SINDACATI

Oltre che sulla riforma pensioni con Quota 100 e il Reddito di cittadinanza, M5s sembra ora aver aperto una discussione con i sindacati anche sul salario minimo. Luigi Di Maio, in un’intervista al Corriere della Sera, sul tema spiega che alcuni sindacati “fanno la guerra al M5S. Forse hanno capito che presto gli tagliamo i privilegi, incluse le pensioni d’oro. Pari diritti vale per tutti pure per loro”. “Io come ministro del Lavoro ho un rapporto costante con i sindacati, mica faccio le cose per visibilità. È giusto che i sindacati interloquiscano con tutti”, aggiunge Di Maio. In un intervento su Libero, invece, Antonio Socci ritiene assurdo che l’opposizione non faccia fronte comune con il Governo per evidenziare che l’Italia dà all’Europa più di quanto riceve. “Noi non siamo debitori della Ue, bensì creditori. Perché non rivendicarlo tutti uniti? Forse qualcuno in Italia tifa per la procedura d’ infrazione per dare un colpo ai ‘sovranisti’? Qualcuno in Italia pensa di avvantaggiarsi se la Ue ci impone di dare un nuovo colpo a sanità e pensioni, se ci costringe a una nuova stangata fiscale e a una nuova recessione? C’è chi si aspetta un aiuto straniero contro Salvini?”, scrive il giornalista.

DOMANDE QUOTA 100, LE PAROLE DI COMINARDI

L’Inps ha comunicato i dati aggiornati sulle domande per Quota 100 presentate dagli italiani. Per Claudio Cominardi, questi dati dicono che “senza Quota 100, oggi circa 150 mila lavoratori si troverebbero ancora senza vie di uscita dalla ‘gabbia’ della Legge Fornero. Il massiccio numero di domande presentate è una risposta forte e positiva rispetto a una misura assolutamente necessaria, nonostante la schiera di detrattori che in questi mesi l’hanno aspramente criticata”. Secondo quanto riporta Askanews, il sottosegretario al Lavoro ritiene interessante “la distribuzione delle domande presentate nei singoli capoluoghi in relazione al numero di abitanti. Da Napoli giungono, in proporzione, più domande che da Milano, ma la somma delle richieste di Milano e Torino (12.224) supera non poco quelle di Roma (11.559), dove gli abitanti sono oltre 600mila in più (2,873 milioni di abitanti della Capitale contro i 2,238 milioni di abitanti dei due capoluoghi del Nord). A esigere un sistema previdenziale più rispettoso del lavoro e della dignità delle persone sono dunque i cittadini di tutta l’Italia, senza distinzione tra Nord e Sud”.

QUOTA 100 E LA RICHIESTA PER OPZIONE DONNA

Le parole di Claudio Durigon relative al numero di domande presentate all’Inps per accedere a Quota 100 fanno ancora discutere. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ha condiviso il commento fatto al post del sottosegretario al Lavoro, nel quale ha evidenziato la necessità di misure di riforma pensioni che guardino alle donne, visto che i dati Inps mostrano che sono una minoranza dei beneficiari di Quota 100. “È chiaro che non possiate pensare di risolvere il problema prorogando Opzione Donna solo per le nate nell’anno 1961 accompagnata dalla promessa di stillicidio che esprime il “di anno in anno” per le altre, perché questo è inaccettabile, privo del rispetto che spetta alle donne lavoratrici, colonne del welfare carente (inesistente…) del nostro Paese. Se l’intendimento è quello di prorogare OD, allora fatelo fino alla data limite che abbia senso, ovvero il 2023, in modo che le donne possano programmare con un minimo di serenità il proprio futuro ma, nel frattempo, è necessario riconoscere e valorizzare il lavoro di cura, per tutte”, ha scritto Armiliato.

QUOTA 100, DURIGON: DOMANDE IN LINEA CON PREVISIONI

Si sta parlando molto in queste ore del numero di domande presentate all’Inps per accedere a Quota 100, la novità di riforma pensioni introdotta dal Governo. Per Claudio Durigon, “le domande presentate sono in linea con gli obiettivi prefissati. Le coperture sono superiori al fabbisogno, essendo un’opzione è una scelta di lavoratori”. A Lapresse, il sottosegretario al Lavoro ha spiegato che alla fine dell’anno dovrebbero arrivare in tutto “220-230mila richieste, come da previsioni”. Durigon ha anche ricordato che “dobbiamo ancora dare risposte agli esodati creati dalla legge Fornero. (Ma lo faremo)”. Queste parole sono state commentate sia da Orietta Armiliato che da Elide Alboni. Se quest’ultima ricorda l’importanza di un intervento a favore degli esodati ancora esclusi dalle otto salvaguardie già varate, ovvero quelli ante-Fornero, la prima evidenzia la necessità di varare un intervento anche per le donne, visto che sulle oltre 150.000 domande per Quota 100 solo 39.000 arrivano dalla platea femminile.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FURLAN

Matteo Salvini ha intenzione di anticipare la messa a punto della Legge di bilancio e vuole anche incontrare presto i sindacati. Annamaria Furlan ha fatto capire, in un’intervista al TgCom, che è disponibile a incontrare il vicepremier, anche se le piacerebbe che alle parole seguissero i fatti, dato che, per esempio, in tema di riforma pensioni l’esecutivo ha agito senza consultare prima le parti sociali. Secondo quanto riporta Askanews, la Segretaria generale della Cisl ha detto di ritenere necessaria una riforma fiscale, “ma deve andare innanzitutto a premiare il lavoro sennò non serve. E premiare il lavoro significa rendere più pesanti attraverso il fisco le buste paga dei lavoratori, le pensioni dei nostri anziani facendo pagare le tasse a quelli che le evadono che purtroppo in questo paese sono tanti e facendole pagare meno a quell’ 85% di azionisti dell’erario italiano che sono pensionati e lavoratori”.

L’ATTACCO M5S A LANDINI

Furlan ha anche chiarito che “per noi discutere di riforma fiscale significa innanzitutto premiare il lavoro e non è solo una questione di equità: il 75% delle nostre imprese lavora per i consumi interni e per fare aumentare i consumi interni bisogna avere più soldi dentro le buste paga e nelle pensioni esattamente il contrario di quello che ha fatto fino ad adesso il Governo”. Ma se la Lega apre ai sindacati, M5s va all’attacco di Maurizio Landini, con un post sul Blog delle stelle, in cui si prende di mira il Segretario generale della Cgil per via della sua opposizione al salario minimo proposto da Di Maio, che sarebbe motivata, secondo i pentastellati, dalla paura di perdere potere e privilegi accumulati negli anni.