BRAMBILLA CONTRO LA “SUA” QUOTA 100

Alberto Brambilla è uno dei padri della Quota 100 nonché tra i principali consiglieri economici della Lega, eppure la gestione fatta dal Governo gialloverde della riforma pensioni targata Di Maio-Salvini non lo ha convinto per nulla (e non lo si scopre da oggi, ndr): «Una piena sostituzione tra chi esce ed entra si può avere in teoria soltanto nel settore pubblico. Non certamente nel privato, dove la stagnazione, il crollo degli ordinativi da parte dei nostri principali Paesi compratori e i magazzini pieni non incentivano l’assunzione di nuovo personale», racconta all’Ansa il Presidente di Itinerari Previdenziali, salvo poi aggiungere «Quota 100, è più un incentivo, pagato con i soldi dello Stato, per ridimensionare delle piante organiche in alcuni casi troppo pesanti. Secondo me, le imprese ne prenderanno al massimo 2 ogni 10 prepensionamenti, ma saranno professionisti altamente tecnologici». Per l’ex sottosegretario in quota Lega, «Se veramente si voleva guardare soltanto all’occupazione, il governo avrebbe dovuto far partire subito i concorsi nel pubblico impiego, superare il numero chiuso nelle facoltà scientifiche o potenziare il sistema degli Its. Invece rischiamo di avere soltanto un aggravio per le finanze pubbliche». (agg. di Niccolò Magnani)



CAOS PENSIONI QUOTA 100 CON LE ASSUNZIONI NELLA PA

Dopo l’annuncio di ieri degli 11 mila dipendenti pubblici che usciranno dal lavoro e usufruiranno della riforma Quota 100, il nodo pensioni-turnover torna sotto la lente della stretta critica nei vari analisi previdenziali. Sul Il Messaggero oggi si lancia l’allarme del “flop” di Quota 100: per ogni 10 uscite saranno solo 3 le assunzioni, con un bilancio tra vecchio e nuovo che ovviamente non può soddisfare l’enorme richiesta di assunzioni e occupazione. L’osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha stimato che il «tasso di sostituzione tra chi entra e chi esce dopo Quota 100 non supererà il 30 per cento»: lo stesso studio citato dal Messaggero poi però ricorda, «un pieno ricambio generazionale si avrà soltanto in ambiti altamente specializzati come i meccanici artigianali di auto e gli elettricisti nelle costruzioni civili». Confindustria ha osservato nel merito di questi dati «al di là della crisi, il problema vera è trovare personale con competenze, che non c’è sul mercato. Se non si trovano figure capaci, è inutile assumerle». (agg. di Niccolò Magnani)



GOVERNO PD-M5S, QUOTA 100 A RISCHIO

La Lega lo sa bene e con essa anche i futuri pensionati: la riforma pensioni di Quota 100 se mai dovesse nascere un Governo di legislatura Pd-M5s al posto delle Elezioni anticipate sarebbe a forte rischio. Di Maio non ha mai nascosto di non aver scelto in prima battuta quel tipo di provvedimento, intestato invece alla Lega e men che meno i dem di Zingaretti e Renzi. Intervistato dall’Adnkronos, il professore associato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Andrea Roventini – designato Ministro dell’Economia dal M5s prima delle Elezioni politiche del 4 marzo 2018 – lo dice chiaramente: «Quota 100′ è uno spreco inaudito di risorse Innanzitutto è una misura sessista perché favorisce solo i maschi 50enni del Nord Italia, mentre l’Italia è un Paese di profonde disuguaglianze, tra uomini e donne e tra giovani e vecchi, e bisognerebbe piuttosto fare qualcosa per ridurle. Inoltre è una misura che non rilancia la domanda, perché chi va in pensione con ‘quota 100’ riduce le proprie spese, che non porta a una sostituzione tra lavoratori anziani e giovani come si è fatto credere e che va a scassare i conti pubblici nel breve e nel lungo periodo». Per i grillini rottamare la Quota 100 sarebbe dunque una priorità, mantenendo invece il Reddito di Cittadinanza e approntando una piena riforma pensionistica “basata” sul Centro-Sud come punto di partenza. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI

Maurizio Landini, di fronte alla crisi di Governo ancora irrisolta, in un’intervista a Repubblica ricorda che “ci sono cambiamenti di cui il Paese ha bisogno rapidamente, anche perché i segnali dell’economia mondiale sono allarmanti e va evitato l’esercizio provvisorio. Noi con Cisl e Uil abbiamo messe in fila le priorità: un piano straordinario di investimenti da scomputare dai conti pubblici e attento a Sud e ambiente; una riforma fiscale che combatta l’evasione e tagli le tasse a lavoratori e pensionati prevedendo il contributo di chi ha di più; il rinnovo dei contratti pubblici e privati; la detassazione degli aumenti contrattuali; assunzioni nella scuola e nella sanità; una vera riforma delle pensioni che guardi ai giovani, alle donne e ai lavoratori più disagiati; una politica industriale concentrata su innovazione, formazione e sicurezza. Ed è su questi punti che occorre aprire un confronto con l’Europa e costruire alleanze per superare l’austerity”.

L’AUTOCRITICA SUI SINDACATI

Dunque il Segretario generale della Cgil, come del resto le altre due principali confederazioni sindacali, ritengono che sia necessario un intervento sul fronte previdenziale, nonostante l’anno scorso vi sia stato il varo di Quota 100. La quale, effettivamente, non ha certo aiutato le donne. Landini riconosce anche la necessità di “un cambiamento del sindacato. Ecco perché non proponiamo un ritorno agli anni ‘70, ma un nuovo Statuto che garantisca a tutte le persone gli stessi diritti e tutele”. Quanto al reddito di cittadinanza, dal suo punto di vista la Cgil non lo contesta in quanto tale, “ma come è stato ideato”.