L’INCUMULABILITÀ DI QUOTA 41
In un articolo sul Sole 24 Ore dedicato alle misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio viene ricordato che la Quota 41 che è stata prorogata può essere richiesta solo da chi abbia almeno un anno di contributi versati per lavoro effettivo (dunque non per riscatto della laurea o del servizio militare) prima del compimento dei 19 anni di età. Tali contributivi, che possono essere anche non continuativi, non devono però essere stati totalmente maturati dopo il 1° gennaio 1996. Per maturare la Quota 41 è possibile utilizzare il cumulo contributivo con le casse professionali. Prima di poter ricevere l’assegno bisognerà attendere tre mesi dalla maturazione dei requisiti. Il quotidiano di Confindustria ricorda anche che “l’assegno pensionistico per precoci non è cumulabile con redditi derivante da attività lavorativa per un periodo di tempo intercorrente tra l’anzianità contributiva della pensione anticipata ordinaria comprensiva dei futuri incrementi a speranza di vita e l’anzianità al momento del pensionamento per precoci”.
L’AMMONTARE DEI FONDI PENSIONI
Si è parlato per diverse settimane della necessità di un intervento di riforma pensioni per incentivare la previdenza complementare, ma la Legge di bilancio non si è occupata del tema. Intanto we-wealth.com riporta i dati dell’ultimo bollettino della Bce sugli investimenti dei fondi pensioni nel terzo trimestre del 2020, che complessivamente in Europa ammontano a 3.019 miliardi. “Per quanto riguarda l’Italia l’ammontare totale nei fondi pensioni è stato pari a 156,4 miliardi di euro (somma che la posiziona al terzo posto a livello Ue). La maggior parte risultavano essere investiti in titoli di debito (62 miliardi). Al vertice si trova invece l’Olanda con 1.841 miliardi di euro nei fondi pensioni e il maggiore investimento proprio in quelli di investimento (808 miliardi). Al secondo posto la Germania con un totale di 622 miliardi di euro. Anche in questo caso la maggior parte è investito in fondi di investimento”. Fuori dal podio, ma molto vicina all’Italia, c’è la Spagna, poco sotto i 145 miliardi di euro.
ALLARME CISL SU REVISIONE PENSIONI
Come già ribadito nei giorni dell’approvazione della Manovra di Bilancio, permane l’allarme lanciato dal sindacato Cisl sulla revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni nel 2021: tramite il sistema contributivo, sottolinea il segretario confederale Cisl Ignazio Ganga, «interverrà una leggera riduzione di questo valore, dovrebbe essere rivista e diventare oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, come prevedeva all’origine la legge Dini del 1995».
Tale esigenza assieme a quella di voler superare l’automatismo dell’incremento dei requisiti pensionistici dovranno essere studiati a fondo nella prossima importante riforma attesa per fine 2021: «la richiesta di migliorare il sistema contributivo superandone gli aspetti più iniqui – sottolinea ancora la Cisl – è stata posta al ministra del Lavoro negli incontri tenutisi nei mesi scorsi. Auspichiamo che, quanto prima, sia possibile riprendere il confronto con il Governo sulla previdenza poichè la legge di bilancio non ha minimamente riscontrato le nostre aspettative». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, RISCHI COL NUOVO REGOLAMENTO DEL RECOVERY?
Si torna a parlare di riforma pensioni ed Europa dopo che le commissioni Bilancio e Affari economici del Parlamento hanno dato via libera al nuovo regolamento relativo alla governance del Recovery fund. Secondo Antonio Maria Rinaldi, come riportato da Askanews, l’articolo 9 del regolamento “è allarmante: parla di condizionalità macroeconomiche, rispetto del Patto di Stabilità e ritorno delle disastrose regole che per anni abbiamo combattuto e che lo stesso establishment europeo aveva riconosciuto essere sbagliate. Per l’Italia si tradurrebbe in misure come tasse, patrimoniale, tagli, azzeramento di ‘Quota 100’ e ritorno della Fornero: altro che aiuti dall’Europa, sarebbe una mazzata per tutti i cittadini”. All’eurodeputato leghista ha replicato il pentastellato Fabio Massimo Castaldo, secondo cui nel regolamento si parla di sospensione dei fondi e non dell’imposizione “automatica di manovre lacrime e sangue come la legge Fornero che, lo ricordiamo, è stata cancellata proprio grazie al Movimento 5 Stelle”.
APE SOCIAL, COME NON PERDERE RATEI
Tra le misure di riforma pensioni approvate con la Legge di bilancio c’è anche la proroga dell’Ape social per un altro anno, che è stata “ufficializzata” da un messaggio dell’Inps di venerdì scorso che verrà presto seguito da una circolare illustrativa delle nuove disposizioni. Avvenire fa presente che l’Inps ha spiegato che “per non perdere ratei di trattamento, i soggetti che al momento della domanda di verifica delle condizioni di accesso al beneficio siano già in possesso di tutti i requisiti e le condizioni previste devono presentare contestualmente anche la domanda di Ape sociale”. Inoltre, è bene avere presente che “l’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione (se inferiore a 1.500 euro) o pari a 1.500 euro (se la pensione è pari o maggiore di detto importo)”. Infine, non va dimenticato che “l’importo dell’indennità non è rivalutato, né integrato al trattamento minimo ed è erogato per 12 mesi l’anno: non è quindi prevista la tredicesima”.
RIFORMA PENSIONI, LA MOBILITAZIONE DELLO SPI-CGIL
Come noto, per quest’anno la rivalutazione delle pensioni sarà pari a zero, mentre vi sarà solo un conguaglio derivante dalla differenza positiva (0,1%) tra l’inflazione programmata e quella effettiva dello scorso anno. Giuseppe Di Girolamo della segreteria dello Spi-Cgil del Veneto, come riporta daily.veronanetwork.it, spiega che il sindacato è consapevole “delle difficoltà che sta attraversando il Paese, ma non possiamo rassegnarci a un progressivo impoverimento soprattutto dei pensionati più anziani: le pensioni devono conservare il proprio potere d’acquisto. Ecco perché come sindacato dei pensionati continueremo la mobilitazione per rivendicare meccanismi più efficienti per il recupero dell’inflazione e la riduzione della tassazione che ingiustamente pesa di più sulle pensioni rispetto al lavoro”.
LE RICHIESTE DELL’ANP-CIA
L’Associazione nazionale pensionati aderenti alla Cia ricorda invece che gli assegni minimi sono fermi a 515 euro, un importo troppo basso. Dunque nei prossimi interventi del Governo in materia di riforma pensioni bisognerà affrontare questo tema, insieme a quelli relativi al “dopo quota 100”, alla pensione contributiva di garanzia, alla separazione tra previdenza e assistenza, al rilancio della previdenza complementare e alla riduzione del carico fiscale sulle pensioni. Come riporta ivg.it, “Anp-Cia non mancherà di sollecitare di nuovo, la stabilizzazione della quattordicesima e la modifica del sistema di indicizzazione, ma anche l’estensione dell’Ape sociale agli agricoltori, una tassazione in linea con quanto previsto nei Paesi europei e l’istituzione della pensione base per i giovani agricoltori”.