LA SCADENZA IN ARRIVO PER L’APE SOCIAL
In un articolo su Avvenire viene ricordato l’avvicinarsi del 30 novembre, dato che rappresenta la scadenza per presentare domanda relativa alla certificazione del diritto per accedere quest’anno all’Ape social, la misura che consente l’accesso anticipato alla pensione a 63 anni per alcune categorie di cittadini. La scadenza è importante considerando che ufficialmente l’Ape social scadrà alla fine dell’anno. Nell’ambito del confronto avviato tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni, l’esecutivo ha fatto sapere di voler procedere alla proroga di questa misura, come pure di Opzione donna, attraverso un provvedimento da inserire nella Legge di bilancio. Il testo di quest’ultima ancora non è ultimato, ma presto dovrebbe essere depositato in Parlamento. Vedremo se sarà necessario uno specifico emendamento per le misure previdenziali come avvenuto in passato. Tenendo conto che i tempi per l’approvazione di Camera e Senato sono stretti, dato che l’iter parlamentare va concluso entro la fine dell’anno.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI AUTO-DETRAZIONE SOPRA I 1.000 EURO
Sul suo blog ospitato dal sito del Fatto Quotidiano, Alex Corlazzoli, maestro e giornalista, si dice d’accordo con quanto sostenuto da Massimo Cacciari circa il fatto che anche gli statali devono pagare la crisi. Per questo propone un’auto-detrazione variabile dal 5% al 15% della durata di un paio di mesi per i dipendenti pubblici “da devolvere al nostro vicino di casa, all’amico, al fratello che da tempo deve fare i conti con l’emergenza economica dovuta al Covid. Un atto di solidarietà dal quale escluderei i sanitari e i medici di famiglia che in questo momento storico stanno facendo un grande sforzo umano per assicurare a tutti noi la salute. La proposta è semplice: chi prende più di 1000 euro di stipendio, per un paio di mesi contribuisce per la quota stabilita a sostenere le categorie più colpite. Un impegno che va chiesto anche ai pensionati. Inutile negarlo. Nel nostro Paese ci sono uomini e donne che ricevono pensioni d’oro. Escludiamo anche in questo caso chi percepisce meno di mille euro ma agli altri è chiesto un sacrificio”.
LA LEGGE FORNERO RITORNA?
Mentre in Manovra il Governo si appresta a cominciare la lunga stagione di riforma delle pensioni – in vista della scadenza della Quota 100 dal 2022 – si ragiona su come possa avvenire la ristrutturazione del piano previdenziale italiano. L’esperto di PensioniPerTutti.it – Mauro Marino – ha provato a delineare sul portale esperto a cosa potrebbe assomigliare la prossima riforma pensionistica: «con la scadenza di quota 100 alla fine dell’anno 2021, non c’è all’attualità un interesse affinché si realizzi una legge che tenga conto degli ultimi esodati, che tenga conto di chi ha cominciato a lavorare giovanissimo, che tenga conto delle generazioni future, che sia flessibile e soprattutto che sia una legge duratura e con la certezza del diritto. Come dicevo in assenza di tutto ciò alla data del 1/1/2022 si tornerà (in quanto mai abolita) alla Legge Fornero». Il problema come sempre sono i fondi “scarsi”, con il Governo che dovrà virare quasi tutte le risorse sulle spese per l’emergenza Covid «per le pensioni non ci saranno sufficienti denari da spendere. Oltretutto ed è forse la cosa più importante e negativa non ci sarà il tempo di preparare una legge che affronti tutte le tematiche e tutte le problematiche che una legge di tale portata e che inciderà sulla vita dei cittadini, necessariamente comporta», conclude l’analisi Mauro Marino. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, I RISCHI DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA
In un articolo sul sito del Giornale viene evidenziato come la sentenza della Corte Costituzionale relativa al contributo di solidarietà introdotto dal Governo Conte-1 insieme alle misure di riforma pensioni come Quota 100 rappresenti un pericolo per le pensioni. “In tanti hanno sottovalutato il peso di questo verdetto che legalizza uno scippo di Stato per questioni di cassa. Buona parte del mondo dei pensionati lo ritiene un verdetto lontano dalle proprie tasche che riguarda soltanto chi incassa un assegno pesante. Eppure dietro questa sentenza si nasconde una verità inquietante: è passato il principio per cui si possono tagliare gli assegni andando a ledere diritti acquisiti anche in passato”, si legge nell’articolo, che non esclude si possa arrivare a una misura che preveda il ricalcolo contributivo degli assegni che non potrebbe incontrare ostacoli da parte della Consulta “prevedendo una quota destinata a un contributo di solidarietà”, che di fatto non è stato bocciato dalla sentenza.
GLI EFFETTI DEL LOCKDOWN
Se si arrivasse a un lockdown generalizzato, ci potrebbero essere conseguenze anche sulle pensioni, assimilabili a quelle di una riforma poco piacevole. Secondo Sergio Venturi, ex commissario dell’Emilia-Romagna all’emergenza sanitaria, infatti, “chiudere tutto” sarebbe un errore. Come riporta l’agenzia Dire, Venturi, parlando durante la trasmissione “Dentro la città”, in onda sull’emittente bolognese Trc, ha evidenziato: “Ma chi le paga le pensioni durante il lockdown? I soldi non sono infiniti. Dobbiamo fare di tutto, magari qualcosa di mirato”. Dal suo punto di vista, un lockdown come quello di marzo “sarebbe una sconfitta per tutti, io mi auguro che non ci si arrivi”. “Non demotiviamo medici e infermieri. Sono al fronte, non dobbiamo fare balenare il fatto che sia tutto inutile finché non chiudiamo tutto, perché quella è una falsa soluzione”, ha aggiunto, specificando di non ignorare il fatto che c’è una pressione sugli ospedali e che resta importante il comportamento quotidiano dei singoli per evitare il diffondersi del contagio.
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE PER GLI OVER 60
Confcommercio, Confetra e Manageritalia chiedono al Governo delle misure di riforma pensioni per tutelare i lavoratori over 60 che rischiano di restare esclusi dal mercato del lavoro in vista anche della scadenza di Quota 100 alla fine dell’anno prossimo, e avanzano delle proposte in merito. La prima prevede il rilancio di “Ape volontario e aziendale, con un anticipo di tre anni rispetto all’età anagrafica prevista per il pensionamento di vecchiaia ed almeno 20 anni di anzianità contributiva. Essendo un prestito bancario ottenuto tramite l’Inps, l’Ape non è considerato reddito imponibile ed è cumulabile con la percezione della Naspi e dell’Ape sociale”. Con la seconda proposta si vuole favorire “il versamento della contribuzione volontaria, anche a carico del datore di lavoro o dei Fondi pensione di iscrizione, al fine di non penalizzare la misura del trattamento pensionistico, in caso di perdita di lavoro nel triennio precedente il pensionamento di vecchiaia”.
LA MOSSA PER COPRIRE I VUOTI CONTRIBUTIVI
La terza e ultima proposta “ha lo scopo di introdurre un’ulteriore prestazione previdenziale, parziale ed anticipata, nella disciplina dei fondi di previdenza complementare che potrebbe essere utilizzata dagli iscritti per coprire vuoti contributivi nella gestione lavoratori dipendenti Inps in esenzione completa d’imposta. In questo modo si potrebbero coprire anche i periodi temporalmente collocati prima del 31 dicembre 1995, data in cui è stato introdotto il sistema di calcolo della prestazione pensionistica con il sistema contributivo”. Vedremo se l’esecutivo prenderà in considerazione queste proposte anche nell’ambito del confronto avviato con i sindacati sulla riforma pensioni.