RIFORMA PENSIONI: NON SOLO INFLAZIONE E GUERRA…
Dopo vari decenni di pace l’Europa sta vivendo in questi giorni una guerra tra Russia e Ucraina che sta già portando conseguenze devastanti sia in termini di vite umane che effetti disastrosi nelle economie, non solo delle due nazioni interessate direttamente nel conflitto, ma anche di tutta Europa. I cittadini italiani, che molto faticosamente stanno cercando di uscire dalle conseguenze di una terribile pandemia che in due anni ha causato oltre 156.000 decessi, sono nuovamente sotto pressione sia per la paura di una guerra molto vicina a noi che per gli effetti dal punto di vista economico e sociale come, per esempio, il raddoppio dei costi energetici e aumenti indiscriminati su tutto il resto di oltre il 20%. Questo ha portato al momento a un’inflazione oltre il 5% e se non si interromperà immediatamente questa scellerata guerra le previsioni indicano un’inflazione che a fine anno sarà a due cifre.
Il Governo, frastornato da una crisi arrivata quando si sperava nella conclusione della pandemia e in una ripresa dell’economia, si trova a fronteggiare nuovamente una situazione di emergenza. Ma, purtroppo, i problemi restano sul tappeto, non sono evaporati, e tra questi, dopo essere stato rimandato lo scorso anno si ripropone, pesantemente, quello di una nuova riforma delle pensioni.
RIFORMA PENSIONI: UN TAVOLO DI CONFRONTO TRA GOVERNO E SINDACATI NON È PIÙ RINVIABILE
Dopo il buon inizio in gennaio con alcuni incontri tecnici che lasciavano ben sperare, già il mese di febbraio si è rivelato molto complicato perché già prima dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina il Governo aveva preso tempo e rimandato un importante incontro politico che avrebbe dovuto definire in maniera chiara quelle che erano le intenzioni dell’esecutivo su questo tema della riforma delle pensioni così importante per la vita dei cittadini italiani.
C’è stata poi la Direttiva del Ministero del Lavoro del febbraio scorso che tra i propri intendimenti indica che nel corso di questo 2022 sarà affrontato un intervento sulla riforma delle pensioni attraverso un confronto con le parti sociali volto a garantire un sistema equo e flessibile nell’uscita dal mercato del lavoro, compatibilmente con la sostenibilità del sistema previdenziale. Quindi, per la prima volta da quando il Governo Draghi si è insediato, si mette nero su bianco la necessità di affrontare la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro attraverso un confronto con le parti sociali.
Ora, a questo punto, non ci sono più scuse, né è possibile rimandare il problema. Devono riprendere immediatamente i confronti Governo/sindacati sulla riforma delle pensioni e questi non potranno essere solo incontri tecnici, ma dovranno essere anche politici con l’esecutivo che dovrà dare risposte e soprattutto indicare finalmente quale intende essere le strada da percorrere e quanti denari è disposto a mettere sul tavolo della previdenza per dare ai milioni di cittadini italiani, finalmente, una legge equa e duratura.
RIFORMA PENSIONI: ECCO LE (TANTE) IPOTESI SUL TAPPETO…
Del resto di ipotesi di riforma pensioni sul tappeto ce ne sono parecchie. Oltre a quella più organica e strutturale delle organizzazioni sindacali ci sono quelle di Tridico, Raitano e Opzione Tutti che affrontano però solamente la parte della flessibilità in uscita a cui si è aggiunta anche la mia che, oltre all’uscita dal mondo del lavoro a 41 anni per tutti indipendentemente dall’età anagrafica, anticipa l’età del pensionamento per vecchiaia a 66 anni con una penalizzazione dell’1,5% annuo a partire dai 62 anni di età fino ad un massimo del 6% complessivo e, unica tra le proposte precedenti consente, a domanda, a chi lo desidera di restare oltre i 66 anni con un bonus dell’1,5 % annuo fino all’età massima di 70 anni.
Quindi carne al fuoco ce n’è parecchia sul tema della riforma delle pensioni. Il Governo, nonostante l’infame guerra che si sta combattendo tra Russia e Ucraina, deve far ripartire il confronto sulla riforma delle pensioni non solo nell’ottica del sistema contributivo, per superare definitivamente una legge previdenziale come la riforma pensioni targata Fornero, da tutti ritenuta troppo rigida e non più attuale, approvata in un momento drammatico per l’economia italiana e con una situazione completamente diversa rispetto a oggi.
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