DAMIANO SULLA RIFORMA PENSIONI
Lo ha ripetuto più volte in questi ultimi mesi e lo ribadisce anche dopo l’uscita degli ultimi dati Inps e del monito Fmi sulla riforma pensioni: per Cesare Damiano il criterio della flessibilità deve avere dei paletti «Nell’individuare una soluzione strutturale per introdurre nel sistema pensionistico, il criterio della flessibilità non può trasformarsi nel gioco del lotto». Secondo l’ex Ministro Pd del Lavoro, la Quota 100 non va eliminata ma fatta semplicemente scadere a decorrenza naturale della riforma, mentre sull’immediato futuro rilancia «bisogna superare la legge Monti-Fornero ma per farlo bisogna fare i conti con le coperture finanziarie e con le risorse disponibili, che non sono mai molte». Per questo motivo la proposta ideale per Damiano sarebbe l’Ape Sociale a 63 anni: «La stessa età della legge Fornero individuata inizialmente come soglia di riferimento per accedere alla pensione per coloro che avranno il sistema interamente retributivo (a partire dal 2036 circa)». (agg. di Niccolò Magnani)
ASSEGNI PENSIONI, ECCO COME CAMBIANO
Dal 1 febbraio sono disponibili i nuovi assegni per le pensioni con novità importanti che accompagnano il nuovo anno dove già l’agenda politica è impegnata a “stravolgere” il sistema previdenziale con una potenziale prossima nuova riforma: nella mensilità di febbraio è presente un conguaglio per rimediare a un errore di calcolo dell’Inps sulle buste di gennaio. Di fatto, lo scorso mese circa centomila assegni sono infatti stati ridotti per errore e dunque ora sono dovuti correre al riparo con i conguagli rispettivi; nello specifico, l’errore era stato posto sul cosiddetto “Bonus Paletti” e diversi pensionati avevano giustamente lamentato con forza l’errore prodotto. L’invito è dunque quello di controllare bene anche il cedolino nuovo per capire se sia presente o meno l’effettiva differenza con il pagamento precedente; nel caso però in cui il conguaglio non sia presente, è decisaemrtne suggeribile riferirsi all’Inps stesso o a un Caf. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE SCELTE DELLE CASSE PREVIDENZIALI
Il Sole 24 Ore ha dedicato uno speciale alle casse previdenziali dei professionisti, evidenziando le misure adottate, al di là di quelle che sono le norme generali di riforma pensioni, per assicurare la sostenibilità dei futuri assegni. I ragionieri “ormai da 15 anni sono passati al contributivo”, come del resto anche i commercialisti, anche se quest’ultimi hanno pensioni che “si mantengono al di sopra dei 3mila euro. Agli iscritti con il contributivo puro, per bilanciare, la Cassa riconosce un versamento aggiuntivo del 3%, di più se si sceglie di andare oltre l’aliquota base (12%). Gli avvocati adottano invece “un sistema ‘retributivo sostenibile’. Dal 2013 la pensione si calcola con la media dei redditi dichiarati in tutta la vita contributiva”.
IL PROBLEMA GENERALE DELLE CASSE
La Cassa dei consulenti del lavoro, che è passata dal 2013 al contributivo, “riversa sui montanti individuali ben il 75% del contributivo integrativo, ossia oltre il 90% di tutta la contribuzione obbligatoria versata”. Per i veterinari, nonostante il calcolo utilizzato per determinare gli assegni sia quello retributivo, ci si basa sulla media dei redditi dichiarati. Un caso particolare è quello relativo ai notai, la cui pensione “è calcolata in modo solidaristico, solo in base all’anzianità di servizio e non ai contributi versati”. Resta un problema generale, indicato da Alberto Oliveti, Presidente dell’Associazione delle Casse di previdenza dei professionisti: le donne guadagnano decisamente meno degli uomini e questo si riflette anche sull’importo delle pensioni. Senza dimenticare la discontinuità contributiva.