LA DIFFIDA DEL CODACONS AL GOVERNO
Come noto, tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio non c’è nulla che riguardi il blocco parziale delle indicizzazioni sugli assegni in essere che quindi proseguirà anche nel corso del 2021, anche se non si sentirà molto il suo effetto visto che è stata fissata una rivalutazione pari allo 0%. Il Codacons ha però deciso di non chiudere una battaglia ormai iniziata cinque anni fa e per questo ha inviato “una diffida al Governo per conto di tutti i pensionati che ancora una volta si trovano a pagare per le inefficienze del sistema. La diffida è fondata sul principio che, in tempi duri come quelli che stiamo vivendo, a fronte di una pandemia senza precedenti, sono i pensionati a sorreggere di fatto l’economia, ad aiutare i più giovani, a far andare avanti il sistema. Per cui non è accettabile che si vada a colpire proprio questa categoria! Non è giusto colpire le pensioni! Lo Stato deve trovare altri rimedi, ma è inaccettabile che si ricorra, da oltre 10 anni a questa parte, al blocco della rivalutazione delle pensioni!”.
LA RICHIESTA A GIANI PER L’INPGI
Il Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana Carlo Bartoli e il Presidente dell’Associazione Stampa Toscana Sandro Bennucci hanno chiesto al Presidente della Regione Eugenio Giani “un bando di sostegno per l’editoria locale, e una spinta per sbloccare a livello nazionale le partite di equo compenso, contrasto alle querele temerarie, futuro dell’Inpgi”. Come riporta agenziaimpress.it, Bartoli ha chiesto in particolare a Giani di agire su “tre temi nazionali, sui quali anche il prestigio e il peso di un presidente della Regione Toscana può avere effetto, temi importanti per il futuro dell’informazione: l’equo compenso per dare a tutti il diritto a una remunerazione dignitosa, le querele temerarie, e un intervento che metta in sicurezza l’Inpgi, per le pensioni di chi ancora lavora e che, dopo avere lavorato e dato tanti contributi, ha diritto anche ad avere una pensione commisurata”. Come noto, infatti, sembra alle porte una riforma pensioni draconiana per i giornalisti italiani vista la situazione del loro istituto previdenziale.
ONERI BASSI DOPO RIFORMA QUOTA 100
Come scrivono ieri sul Sole 24 ore Davide Colombo e Marco Rogari nel focus pensioni “post” Manovra, il piano del Ministero dell’Economia è quello di tenere bassi gli oneri rispetto a quanto previsto per la riforma di Quota 100: «quasi 4 miliardi lo scorso anno, 8,4 miliardi nel 2020 e circa 8,7 miliardi nel 2021, mantenendo l’asticella sopra gli 8 miliardi anche negli anni successivi. Risorse che sono rimaste in parte inutilizzate per lo scarso appeal di Quota 100 almeno sino a quest’anno». L’idea dei tecnici, conclude l’analisi del Sole, è quella di mantenere i costi sotto i 5 miliardi l’anno «e di scendere possibilmente a 3-4 miliardi. In altre parole, andrebbe destinato alla nuova riforma non più del 40% dei fondi garantiti agli attuali pensionamenti anticipati». (agg. di Niccolò Magnani)
IL PENSIONAMENTO D’UFFICIO NELLA SCUOLA
In un articolo su orizzontescuola.it viene ricordato che le Pubbliche amministrazioni, “secondo quanto previsto dalla normativa vigente, sono obbligate a collocare in pensione d’ufficio i dipendenti che, al compimento dei 65 anni abbiano raggiunto il diritto alla pensione anticipata. Per coloro che compiono i 67 entro il 31 agosto 2021, il pensionamento scatta d’ufficio. Per coloro che compiono i 67 anni tra il 1 settembre ed il 31 dicembre 2021 il pensionamento d’ufficio scatta a partire dal 1 settembre 2022. Per quel che riguarda, invece, la pensione anticipata saranno posti a riposo d’ufficio il 1 settembre 2021 tutti coloro che entro il 31 agosto 2021 avranno compiuto i 65 anni e maturato almeno 41 anni e 10 mesi di contributi se donne e 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini. Per coloro che compiono i 65 anni o maturano il requisito contributivo per accedere alla pensione anticipata tra il 1 settembre ed il 31 dicembre 2021, il pensionamento d’ufficio scatta soltanto l’anno successivo, fermo restando il diritto di presentare domanda di cessazione dal servizio”.
RIFORMA PENSIONI, I 6 CANALI DI USCITA NEL 2021
Dopo l’approvazione alla Camera, la Legge di bilancio verrà a breve approvata anche dal Senato, sicuramente entro il 31 dicembre, giorno ultimo per evitare l’esercizio provvisorio. Come noto, all’interno della manovra vi sono anche misure di riforma pensioni. Come ricorda Repubblica, per il 2021 sono confermati “i sei canali di uscita attuali, tre dei quali prorogati dalla legge di Bilancio per altri dodici mesi: Opzione donna, Ape sociale e l’anticipo per i lavoratori precoci. Non viene però esteso, come promesso ai sindacati, l’Ape sociale anche ai lavoratori ‘fragili’ al Covid. Né sterilizzato l’effetto del Pil negativo del 2020 sulle pensioni”. Arriva invece “la nona salvaguardia per altri 2.400 ‘esodati’. E l’attesa misura per le lavoratrici in part-time verticale ciclico, impiegate nelle industrie stagionali: ai fini dell’anzianità, l’anno lavorato come parziale conterà per intero”.
LE PAROLE DI SALVINI
Il quotidiano romano ricorda che vengono “confermate e potenziate anche due agevolazioni agli scivoli aziendali: l’isopensione e il contratto di espansione”. Confermata anche la scadenza a fine 2021 di Quota 100 e il “Governo è ancora lontano dal trovare un sostituto altrettanto flessibile per evitare lo scalone di cinque anni con il ritorno nel 2022 ai 67 anni della legge Fornero”. A questo proposito vanno registrate le parole di Matteo Salvini in un tweet a commento proprio dell’articolo di Repubblica in cui si ricorda che il 2021 sarà l’ultimo anno di Quota 100. “Il regalo di Natale di Conte e Pd agli italiani in difficoltà? Andare in pensione 2 anni più tardi. Follia, li fermeremo!”, ha scritto il leader della Lega.