GOVERNO FRENA SU SUPERAMENTO QUOTA 100
Come si legge sul Sole 24 Ore, il Governo sta mettendo a punto il Piano nazionale delle riforme che servirà come base per il Recovery plan da presentare a Bruxelles dopo l’estate. Nella bozza del documento, che il quotidiano di Confindustria ha avuto modo di visionare, “il Governo tira dritto sul contestato Reddito di cittadinanza e prende tempo sull’annunciato superamento di Quota 100”. Nell’articolo si spiega che l’esecutivo non difende la misura di riforma pensioni voluta dal Conte-1 “e manifesta la volontà di intervenire sul sistema previdenziale per garantirne la sostenibilità anche nel lungo periodo e ‘limitarne il peso sul debito pubblico’. Ma prende tempo sulle scelte da fare per evitare lo scalone che si affaccia con la fine, nel 2021, della sperimentazione triennale di questo tipo di pensionamento anticipato”. “Per decidere quale intervento adottare sarà necessario attendere la ripresa nei prossimi mesi del confronto già avviato dal governo con le parti sociali”, ma “l’appuntamento non sembra essere destinato ad essere fissato in tempo per la stesura della prossima manovra autunnale”, è la conclusione dell’articolo.
I DATI COVIP SUI FONDI PENSIONE
Dalla relazione annuale della Covip emerge, come riporta il sito di Sky Tg24, che “alla fine del 2019, i fondi pensione in Italia sono 380: 33 fondi negoziali, 41 fondi aperti, 70 piani individuali pensionistici (Pip), 235 fondi preesistenti, oltre a Fondinps in via di superamento”. Inoltre, “gli uomini sono il 61,9% degli iscritti alla previdenza complementare (il 73,4% nei fondi negoziali), nel solco di quel gender gap che si è già manifestato negli anni scorsi. Si conferma anche un gap generazionale: la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 52,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 29,5% ha almeno 55 anni”. Intanto dalla sua pagina Facebook, Nunzia Catalfo ricorda che “in questa fase delicata per il nostro Paese è essenziale continuare a rispettare le norme previste per contenere il rischio di diffusione del virus. Solo così possiamo ripartire con forza e in piena sicurezza. Per questo, l’Inpsha esteso anche per il mese di luglio l’anticipazione dei pagamenti delle pensioni, degli assegni e delle indennità di accompagnamento per gli invalidi civili”.
SALVINI “QUOTA 41 SUBITO”
In una lunga intervista a “Money” il leader della Lega Matteo Salvini “lancia e raddoppia” sulla riforma pensioni: non si tocchi Quota 100 e si aggiunga anche Quota 41. «Anche per quanto riguarda le pensioni potrebbero esserci delle novità, infatti negli ultimi giorni si sta iniziando a parlare di una possibile riforma del sistema previdenziale», spiega l’ex Ministro dell’Interno salvo poi aggiungere «Quota 41 è un nostro obiettivo ma nessuno deve toccare per il momento Quota 100 perché è una possibilità che ha dato libertà a 300mila persone». Secondo il piano della Lega – che ci lavora da tempo – finita l’emergenza coronavirus bisognerà concedere tregua specie a chi ha cominciato a lavorare molto presto, i cosiddetti precoci: «Si tratta di allinearsi alle normative europee che prevedono, nella generalità dei casi, la possibilità di lasciare il lavoro a partire dai 62 anni di età». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI SPERANZA
A Roberto Speranza, intervistato da La Stampa, è stato ricordato che a inizio anno tra Governo e sindacati era stato avviato un tavolo di confronto sulla riforma pensioni e gli è stato quindi chiesto se questo tema è ancora “nell’orizzonte” dell’esecutivo. “Se n’è parlato durante gli Stati generali. Io credo che la priorità in quel campo sia trovare uno strumento per tutelare il futuro pensionistico di chi vive in una condizione di fragilità lavorativa”, è stata la risposta del ministro della Salute. “Meglio aiutare i giovani che pensare a Quota 41, mi sembra di capire”, ha a quel punto evidenziato l’intervistatrice Francesca Schianchi. “Senza ingaggiare una guerra tra generazioni”, ha aggiunto Speranza, secondo cui questo è comunque il momento di procedere a un intervento in materia previdenziale, tanto che il titolo dato all’intervista è “Servono risposte non giochi di Palazzo. Ora un grande patto su sanità e pensioni”. Vedremo quindi se il Governo tornerà a parlare di previdenza con i sindacati.
SALVINI E GELMINI PLAUDONO CONSULTA
L’opposizione plaude alla sentenza della Corte Costituzionale riguardante le pensioni di inabilità. Mariastella Gelmini, come riporta sardiniapost.it, ricorda che nei mesi scorsi, grazie anche al lavoro di Giusy Versace, Forza Italia aveva chiesto una misura di riforma pensioni per aumentare l’importo degli assegni di quelle di inabilità, ma il Governo ha ignorato le proposte presentate. “L’esecutivo per una volta accetti i consigli che arrivano dall’opposizione, se lo avesse fatto durante l’esame della scorsa legge di bilancio, magari avrebbe evitato la figuraccia odierna”, aggiunge la capogruppo alla Camera azzurra. Soddisfatto della sentenza anche Matteo Salvini. “Una battaglia storica della Lega, quella di aumentare le pensioni di invalidità civile che oggi sono di appena 285 euro, è stata oggi rafforzata da una sentenza della Corte Costituzionale: è necessario alzare queste pensioni, cosi’ non garantiscono i bisogni primari della vita”, sono le parole del leader della Lega riportate dall’agenzia Dire.
RIFORMA PENSIONI, IL PROBLEMA ITALIANO
In Italia, ha scritto Giovanni Cagnoli su Linkiesta, “spesso si cerca di focalizzare l’opinione pubblica con problemi che hanno forte risonanza mediatica e modesto impatto sulla vera vita del paese, con l’obiettivo implicito di raccogliere facile consenso elettorale e quindi potere”. In tal senso si hanno esempi recenti non solo con la promessa di sconfiggere la povertà con il reddito di cittadinanza, ma anche con le misure di riforma pensioni che miravano a far lasciare prima il lavoro, senza però che nessuno ricordasse “che questo significa trasferire risorse dai giovani pochi e fiscalmente vessati a un ristretto numero di anziani che godranno di un trattamento pensionistico assolutamente impossibile per le future generazioni”.
LA BOMBA DEMOGRAFICA IN ARRIVO
Secondo Cagnoli, “forse l’aspetto più preoccupante della situazione italiana è l’assenza di consapevolezza sulla reale portata del patto intergenerazionale di lungo termine che sembriamo colpevolmente ignorare. Le persone tra 50 e 60 anni che saranno beneficiarie nei prossimi 20 anni di welfare e trasferimenti per il loro mantenimento dopo essere usciti dal mondo del lavoro sono circa 10 milioni. Le persone tra 15 e 25 anni che entreranno nel mondo del lavoro sono 6 milioni circa. C’è un abisso e una vera e propria bomba demografica in arrivo”. Questa emergenza va affrontata perché “nei prossimi 20 anni il nostro Paese ‘perde’ circa 7,2 milioni di cittadini (cioè il 20% del totale) in età lavorativa (da 20 a 65 anni) con conseguenze catastrofiche sul prodotto interno lordo, sulla generazione di risorse fiscali per pagare le pensioni e della stabilità stessa del nostro stesso patto sociale”.