LE RICHIESTE DELLA CISL

In vista dell’incontro con il Governo in tema di riforma pensioni, Annamaria Furlan ha detto di augurarsi che “finalmente ci sia un confronto che parta da dati di fatto, e soprattutto dai bisogni del nostro Paese e del bisogno di lavoro delle donne e degli uomini”. Secondo quanto riportato da orizzontescuola.it, la Segretaria generale della Cisl, a margine di un convegno sulle infrastrutture organizzato a Firenze, ha auspicato che “si riesca a costruire una pensione di garanzia per i nostri giovani che, di precariato in precariato, iniziano davvero ad avere prospettiva di essere futuri anziani poveri e noi questo non lo accettiamo; di riconoscere un anno di contributi per figlio per le donne lavoratrici, perché la maternità è un bene sociale, complessivo di una comunità, non solo individuale; creare in modo strutturale l’Ape sociale, individuando la gravosità per ogni professione, creando condizioni di separazione tra assistenza e previdenza, e poi, finalmente, aumentando le pensioni dei nostri anziani, da anni bloccate“.



RISCATTO LAUREA, LA CIRCOLARE INPS

Con una circolare diffusa ieri, l’Inps sembra aver dato un chiarimento piuttosto importante sul riscatto della laurea agevolato introdotto insieme alle misure di riforma pensioni del Governo Conte 1. Come spiega Daniele Cirioli su Italia Oggi, infatti, la circolare chiarisce che “ai fini della maturazione del diritto alla pensione, i periodi riscattati con il criterio soft vanno considerati nella loro collocazione temporale; mentre, agli effetti patrimoniali i contributi (da riscatto) hanno efficacia nella rivalutazione nel montante individuale soltanto dalla ‘data della domanda di riscatto’”. In pratica si potrebbe acquisire il diritto alla decorrenza della pensione in data antecedente alla misura del riscatto. “In tal caso, però, la misura dei ratei di pensione compresi tra la data della pensione e la data della domanda di riscatto sarà calcolata senza considerare nel montante individuale i contributi del periodo riscattato”. Un elemento di cui certamente occorrerà tener conto prima di presentare domanda di riscatto.



LE RICHIESTE DELL’ANP-CIA

Il Presidente dell’Associazione nazionale pensionati della Cia Capitanata, Matteo Valentino, aprendo l’assemblea provinciale, ha evidenziato come “una vita di lavoro in agricoltura non può valere la miseria di 513 euro mensili di assegno pensionistico”. “Non è soltanto una questione di giustizia sociale”, ha aggiunto, come riporta statoquotidiano.it, Michele Ferrandino, Presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori Capitanata, “ma anche un problema reale, quotidiano, visto che i nostri studi confermano come tanti pensionati agricoli, per ristrettezze economiche, rinuncino perfino a curarsi”. Per questo l’Anp-Cia chiede una riforma pensioni che porti le minime a 650 euro, preveda la stabilizzazione della quattordicesima, la rivalutazione piena delle pensioni secondo il costo della vita, la riforma dell’opzione donna e il riconoscimento del lavoro usurante. Nicola Cantatore, Direttore provinciale della Cia Capitanata, ha ricordato anche l’importanza di prevedere una pensione di garanzia per i giovani.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MAZZAFERRO

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Carlo Mazzaffero spiega che dopo il 2021, quando cioè la riforma pensioni con Quota 100 sarà andata a scadenza, “la quota dei lavoratori che ancora potranno vantare una pensione interamente retributiva è destinata a ridursi drasticamente e nei 15-20 anni successivi accederanno al pensionamento lavoratori che vedranno progressivamente crescere la porzione della loro pensione calcolata con la regola contributiva”, tendenzialmente equa dal punto di vista attuariale. “Questo implica che in caso di un anticipo nel pensionamento la riduzione dell’assegno erogato compensa finanziariamente il maggiore numero di mensilità corrisposte al pensionato e nel lungo periodo l’effetto netto delle due forze, che esercitano pressioni di segno opposto sui conti pubblici, è pari a zero”, segnala il docente di Scienza della finanze.

LA FLESSIBILITÀ CON CONTRIBUTIVO

“In quest’ottica, l’opportunità di garantire maggiore flessibilità, una volta fissata un’età minima capace di garantire una prestazione adeguata, rappresenterebbe un vantaggio innegabile e darebbe libertà di scelta, sia a chi vuole restare sia a chi vuole uscire dal mercato del lavoro”, aggiunge Mazzaferro, secondo cui “ragioni di equità e ragioni finanziarie spingono a pensare che la flessibilità dovrebbe essere offerta in cambio della possibilità di calcolare la prestazione dei lavoratori che la richiedono interamente con la regola contributiva. Sarebbe un cambio di passo nella politica pensionistica a favore delle generazioni più giovani”.