BONOMI BOCCIA QUOTA 101

Parlando all’assemblea degli industriali di Cremona, Carlo Bonomi ha confermato che entro la fine del mese Confindustria presenterà una propria proposta di riforma pensioni. “L’anno prossimo scadrà Quota 100, sto sentendo parlare di Quota 101, vogliamo fare altri debiti sulle spalle dei giovani?”, ha detto il numero uno di viale dell’Astronomia secondo quanto riportato da Adnkronos. Bonomi ha evidenziato anche che non si può certo pensare di tornare al sistema previgente a Quota 100. “Vogliamo affrontare questo tema seriamente o vogliamo avere un Paese che si inchioda in un dibattito politico senza fine sulle pensioni? Non è pensabile che a dicembre vai con 62 anni e a gennaio con 67”, ha detto, aggiungendo che per Confindustria è importante “il metodo. Pensiamo già alla fase 2, qui siamo ancora alla fase 1, sperando che arrivino i soldi dell’Europa, che non saranno così facili e così celeri”. Dal suo punto di vista sarebbe inoltre sbagliato procedere a introdurre un salario minimo per legge nel nostro Paese.

RIFORMA PENSIONI, LA PAROLE DI PROIETTI

Il Governo ha approvato la Nota di aggiornamento al Def e secondo Domenico Proietti la stima di una spesa pensionistica al 17% del Pil in essa contenuta “è fuori dalla realtà”. Inoltre, “il Governo su questo tema si fa male da solo presentando in Europa dati sbagliati. Tutti sanno che la spesa per pensioni in Italia è intorno al 12%, perfettamente in linea con quella degli altri paesi europei. Adesso capiamo perché il Mef ha impiegato 9 mesi per dare il via libera all’insediamento della Commissione Istituzionale per separare la spesa previdenziale da quella assistenziale. Un ritardo che definire imbarazzante è dir poco. Non vorremmo che questo artificio fornisse l’alibi per lasciare le cose come stanno”. Il Segretario confederale della Uil chiede che vengano attuati i provvedimenti approfonditi nel confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni “per continuare a cambiare la Legge Fornero nella direzione dell’equità e della giustizia sociale”. Ricordiamo che settimana prossima è in programma un nuovo incontro tra le parti.

LE TASSE SU ASSEGNI PENSIONI

Nella rubrica “Esperto Pensioni” su Repubblica, a cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, un pensionato ha posto un tema tutt’altro che minimo nella complessità previdenziale di questi ultimi mesi: dopo tassazione eccessiva apportata sugli assegni della madre e della zia, il lettore spiega «vi sono state trattenute superiori al dovuto, che se ha capito bene mia zia (ha compiuto 89 anni il giorno 20 settembre, ) non sono collegate all’ammanco mensile che dal mese di gennaio si è vista decurtare». A parte la specificità della situazione, il tema della tassazione “eccessiva” sulle pensioni non è da tralasciare in secondo piano, tant’è che la Fondazione dei Consulenti replica in questi termini sulla problematica: «Il calcolo mensile delle trattenute effettuate viene calcolato su un reddito presunto, non è pertanto prefissato mese per mese ed è oggetto di conguaglio nella mensilità di dicembre. Si ricorda che l’imposta dovuta è calcolata sull’anno fiscale da gennaio a dicembre. Detto ciò, un’eventuale trattenuta più alta effettuata nei mesi da gennaio a novembre viene “adeguata” nel mese di dicembre e pertanto l’Istituto tratterrà quando dovuto sulla base del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Si suggerisce di verificare tali oscillazioni alla luce del conguaglio». (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI COTTARELLI

In un’intervista a Libero, Carlo Cottarelli “punzecchia” il Governo Conte sul tema della riforma pensioni. Per il Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, infatti, di per sé sarebbe una buona notizia quella data dal Premier di non voler prorogare Quota 100, “se non fosse che pare voglia sostituirla con qualcosa di simile. La vera domanda è: con tutto quello che accade vogliamo davvero mettere altri soldi nel sistema pensionistico? Secondo me, no, meglio pensare prima a robetta come la scuola, la sanità…”. Intanto Il Giornale, nell’inserto MiaEconomia, evidenzia come i dieci migliori fondi pensione negoziali negli ultimi 5 anni abbiano fatto registrare un guadagno medio del 25% e che “nei prossimi 5 anni tale rendimento può essere replicato, a patto però di accettare una maggiore volatilità e che i fondi selezionino i titoli delle società migliori”. Senza dimenticare che i fondi pensioni danno in diritto di accedere alla Rendita integrativa temporanea anticipata.

LE STIME DELLA NADEF

Il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al Def e in attesa del testo definitivo, secondo quanto riporta Adnkronos, nella bozza c’è un passaggio riguardante la spesa pensionistica. “Le previsioni della spesa pensionistica continuano a scontare il sensibile aumento del numero di soggetti che accedono al pensionamento anticipato in virtù dei recenti cambiamenti normativi introdotti con la Legge di Bilancio 2019 e altri provvedimenti attuativi, tra cui Quota 100”. Verrebbe inoltre evidenziato che “una crescita della spesa per pensioni più contenuta rispetto a quella dell’economia contribuirà a far scendere il rapporto tra tale spesa e Pil, dal 17,1 per cento del 2020 al 16,2 per cento nel 2023. Cionondimeno, la spesa per pensioni a legislazione vigente nel 2023 risulterà più alta di 0,8 punti percentuali in rapporto al Pil in confronto al 2019”. Ora non resta che vedere se le cifre verranno confermate nel testo definitivo della Nadef. Saranno importanti anche nell’ottica del riaperto confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CARRARO

Approfittando delle recenti dichiarazioni di Giuseppe Conte su Quota 100, Francesco Carraro, sul Fatto Quotidiano evidenzia come varare misure di riforma pensioni che spostino in avanti nel tempo l’età di “congedo dal lavoro fa risparmiare quattrini allo Stato, ed è altrettanto palese che il sistema contributivo riduce, se non addirittura dimezza, l’ammontare del reddito spettante a un ex lavoratore. E tuttavia, dobbiamo chiederci se sia ancora lecito considerare la faccenda anche da un’altra angolazione. E cioè quella del diritto di un essere umano di potersi godere in discrete condizioni di salute e con un dignitoso emolumento mensile, un ‘tempo’ finalmente e veramente libero. Almeno nella parabola conclusiva della propria esistenza”.

IL MODELLO CONVENIENTE, MA NON “UMANO”

Proprio per queste ragioni, secondo l’avvocato e scrittore, occorre chiedersi: “A che vale la pensione conseguita quando non si è più, moralmente e fisicamente, in grado di trarne un autentico ‘beneficio’? Né per il corpo né per l’anima affaticati da decenni di un lavoro spesso usurante e quasi sempre alienante? Dunque, muoversi in una logica di ‘anticipo’, e non di procrastinazione, dell’età pensionabile non potrebbe considerarsi un obbiettivo più in linea con i diritti individuali e collettivi di costituzionale memoria? E pure con l’esigenza di liberare spazi alle giovani generazioni”. Dal suo punto di vista, quindi, “un modello che ci porta a lavorare sempre più tardi (e a essere licenziati sempre più presto e sempre più spesso) per poi mandarci in pensione in prossimità del funerale non può considerarsi ‘umano’. Anche se è, senza dubbio, conveniente”.