I TRE PUNTI CHIAVE DEL CONFRONTO GOVERNO-SINDACATI

Intervistata dalla Stampa, Nicolas Schmit evidenzia che “l’Italia ha sofferto la stagnazione, l’alta disoccupazione, soprattutto giovanile, e una scarsa crescita: questo non è negativo soltanto per l’economia, ma anche per il sistema pensionistico. L’Italia deve dunque tornare a un’economia di crescita, che crei lavoro e renda il sistema pensionistico sostenibile”. Riguardo al dibattito sulla riforma delle pensioni nel nostro Paese, la commissaria europeo al Lavoro dice di sapere “benissimo che una riforma strutturale non può essere fatta in poco tempo. Per questo prendiamo atto della soluzione transitoria, ma l’importante è che si tenga un occhio sulle pensioni affinché il sistema resti sostenibile nel medio-lungo periodo e gli assegni garantiscano una vita dignitosa”. Intanto il ministro del Lavoro Andrea Orlando, ospite di 24 Mattino, la trasmissione di Radio 24, ha detto che i punti principali del tavolo di confronto sulle pensioni con i sindacati “sono sostanzialmente tre: come si introduce un elemento di flessibilità, come si introduce una garanzia per i giovani e come si tiene conto della differenza e della gravosità dei lavori”.



BARBAGALLO (UILP), LA PROPOSTA SULLE PENSIONI

«Noi vorremmo che la trattativa sulla riforma pensioni, su fisco e sanità arrivasse a conclusione»: così Carmelo Barbagallo, segretario generale Uilp, intervenuto all’assemblea nazionale dei sindacati dei pensionati. Per l’ex leader Uil i sindacati sono sempre disponibili ad una discussione seria, «non possiamo aspettare a vuoto che non ci siano le risorse necessarie per la riforma previdenziale.



Tenere sempre alta la tensione al Governo per pressargli a tenere fede ai loro impegni». La proposta partorita dalla UIlp, assieme alle sigle pensionati di Cgil e Cisl, è quella di ridare «potere d’acquisto ai pensionati in Italia per dare nuovo impulso all’economia, bisogna ridurre le tasse sulle pensioni e fare in modo che il vero ammortizzatore sociale siano gli anziani in modo da dare impulso all’intero sistema-Paese».

LE PRIORITÀ INDICATE DALLA CISL AL GOVERNO

Al termine dell’incontro avuto con il Premier Draghi e i ministri Franco, Brunetta e Orlando, Luigi Sbarra ha ricordato che a dicembre si aprirà un percorso di revisione della riforma delle pensioni targata Fornero “per rendere il sistema pensionistico più equo, stabile, sostenibile, flessibile”. Il Segretario generale della Cisl ha spiegato: “Abbiamo indicato al Governo le priorità in tema di cambiamento della previdenza: una pensione di garanzia per i giovani e le donne, misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro a partire dai 62 anni di età, 41 anni di contributi a prescindere dall’età, l’allargamento del perimetro del lavoro usurante e gravoso con la strutturalità dell’Ape sociale, incentivi per l’adesione dei giovani alla previdenza complementare, maggiori risposte ai pensionati per allargare la quattordicesima mensilità! Eserciteremo sul parlamento la nostra azione per ottenere significative modifiche e per migliorare il testo della legge di bilancio su Lavoro, ammortizzatori, politiche attive, Fisco, Lavoratori precoci, investimenti, scuola, sanità, legge anti-delocalizzazioni”.



LANDINI: MOBILITAZIONI PROSEGUONO

L’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni di ieri si è concluso con l’impegno da parte dell’esecutivo di avviare già da inizio dicembre un confronto che si chiuderà prima della stesura del Def ad aprile in modo che nel Documento di economia e finanza siano inserite, spiega Il Sole 24 Ore, “le prime indicazioni sul nuovo assetto previdenziale da rendere operativo dal 1° gennaio 2023”. “Abbiamo registrato la disponibilità al confronto. Non c’è certezza dei risultati”, è stato il commento di Maurizio Landini sull’esito dell’incontro. Come riporta collettiva.it, il Segretario generale della Cgil ha anche specificato che “le mobilitazioni nelle regioni italiane proseguono, per rendere sempre più evidente che la Legge di bilancio e le riforme devono mettere al centro il lavoro e i diritti, in particolare dei giovani e delle donne”. “Pensiamo che nella manovra più risorse debbano andare a lavoratori dipendenti e pensionati”, ha aggiunto Landini.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CIRINO POMICINO

In un articolo pubblicato sul Foglio, Paolo Cirino Pomicino ricorda che in tema di riforma pensioni “i protagonisti politici e sindacali commettono sempre l’errore di confrontarsi o scontrarsi su alcune questioni del presente senza mai avere chiaro il quadro generale delle richieste, dei bisogni e delle prospettive finanziarie e sociali. La previdenza è un sistema complesso sul quale incidono una serie di fattori”, tra cui il tasso di natalità, l’aspettativa di vita, il tasso di crescita del Pil e dell’occupazione. Tutto questo, spiega l’ex ministro, “per il semplice motivo che le pensioni dei nonni le pagano i figli e più ancora i nipoti e a entrambi bisognerebbe garantire una tutela previdenziale la più vicina a quella degli stessi nonni”.

L’ERRORE DI PARTITI E SINDACATI

Per Cirino Pomicino, invece, “partiti e sindacati guardano ogni singolo provvedimento con l’occhio dell’oggi piuttosto che con quello del lontano domani”. Dal suo punto di vista è quindi lecito chiedersi, considerando a parte il caso dei lavori usuranti, “perché una persona dovrebbe andare in pensione a 62 anni senza avere 40 anni di contributi quando la vita media ha raggiunto gli 83 anni nel nostro Bel Paese”. L’ex ministro ritiene poi una “sciocchezza” quella per cui “se uno lavora qualche anno in più toglie opportunità ai giovani. Quelli che lo dicono sono gli stessi che da alcuni anni applicano ai rendimenti dei fondi pensione un prelievo del 17 per cento quasi che fossero un fondo di private equity, togliendo così al montante contributivo delle pensioni complementari dei giovani di oggi quasi un miliardi di euro ogni anno”.

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