PENSIONI DI MARZO E CORONAVIRUS

L’appuntamento con il pagamento delle pensioni di marzo, fissato per lunedì, si sta intrecciando con il tema del coronavirus. Come spiega Repubblica, il Sindaco di Vo’, comune della provincia di Padova in cui è stato individuato un focolaio di contagio, ha firmato un’ordinanza per consentire ai cittadini di recarsi alle Poste per ritirare la pensione. Viverepesaro.it riporta invece le preoccupazioni di Dario Dominici, Segretario generale della Cisl Slp Marche, il sindacato maggiormente rappresentativo dei lavoratori di Poste Italiane e segnala che “insieme alle altre organizzazioni di categoria, la Cisl Slp ha chiesto nei giorni scorsi un incontro per sapere se, ad esempio, saranno fatti inviti alla cittadinanza per evitare affollamenti negli uffici postali nei giorni di pagamento delle pensioni e se sia stata effettuata una ricognizione delle dotazioni di detergenti, salviette asciugamani e gel disinfettanti. I sindacati non hanno ancora ricevuto una risposta nel merito, al di là della disponibilità ad una riunione in videoconferenza per il pomeriggio del giorno 2 marzo, cioè dopo la conclusione del primo giorno di pagamento delle pensioni”.



PENSIONI DI MARZO CON EFFETTO IRPEF

Lunedì vanno in pagamento le pensioni di marzo, ma l’importo degli assegni potrebbe essere diverso dal solito. E non per effetto di una misura di riforma pensioni. Come spiega il sito del Corriere, infatti, “la variazione è dovuta all’Irpef che, oltre alla trattenuta mensile, sarà maggiorata delle addizionali regionali relative al 2019 (effettuate a rate nell’anno successivo)”. Inoltre, “dal mese di marzo e fino a novembre è prevista anche la trattenuta per addizionale comunale in acconto per il 2020”. Dunque, “chi nel corso del 2019 ha incassato prestazioni economiche vedrà su marzo ricalcolato l’Irpef dell’anno scorso. In soldoni, quei pensionati che hanno pagato meno nel 2019 si vedranno decurtare una parte della pensione perché l’Inps, in qualità di sostituto d’imposta, effettuerà i relativi conguagli per il recupero sul rateo del mese di marzo fino a capienza o, laddove l’importo della pensione non sia sufficiente, sui ratei mensili successivi”. Viceversa chi nel 2019 ha pagato più Irpef del dovuto troverà con il conguaglio un assegno pensionistico più alto del solito.



PAGAMENTO ASSEGNI MARZO, L’APPELLO A PAVIA

Mentre il dibattito sulla riforma pensioni prosegue, seppur sotto traccia, si avvicina il giorno in cui si riceverà l’assegno di marzo. In alcune località l’appuntamento di lunedì 2 marzo potrebbe presentare qualche criticità per via dei casi di coronavirus registrati nel nord Italia. La Provincia Pavese riporta le parole di Maurizio Dassù, sindacalista Cisl, che chiede “alle persone anziane che devono riscuotere la pensione di recarsi agli Atm dislocati sul territorio. È un comportamento che tutela loro stessi e anche i dipendenti. Non va poi dimenticato che la provincia di Pavia è quella dove è stato installato il numero maggiore di Postamat, rispetto al resto d’Italia. Vista l’emergenza, andrebbero quindi utilizzati, in modo da evitare file e occasioni di contagio. Non conosciamo i provvedimenti che Poste intende adottare, ma sarebbe buona norma limitare gli ingressi ad un massimo di tre persone”. Il Sindaco Fabrizio Fracassi ha invece deciso di prorogare la scadenza della Tari dal 28 febbraio al 31 marzo per cercare di limitare il numero di persone in coda alle poste e nelle banche.



IL COMUNICATO UILPA VVFF

In un comunicato la Uilpa Vigili del Fuoco segnala che c’è stato “il tentativo obbligatorio di conciliazione a seguito dello stato di agitazione proclamato” dal sindacato stesso. Tra le richieste presentate al tavolo, oltre a retribuzione e sviluppi di carriera, l’organizzazione ha chiesto di far in modo che la posizione previdenziale sia visto come “strumento atto a garantire ai Vigili del Fuoco la disponibilità futura di una pensione adeguata”. Dunque anche in questo corpo nazionale c’è la voglia che nel dibattito relativo alla riforma pensioni ci sia spazio anche per le loro istanze. Il sindacato spiega però di aver dovuto prendere atto “della più totale chiusura e contrapposizione rispetto ad una partecipazione attiva del Sindacato, che si vuole ridotto al ruolo di mero spettatore, destinatario di una semplice informativa senza quei doverosi margini di intervento”. Per questo “non potevamo che rispedire al mittente la richiesta di conciliare”. Vedremo quindi come evolverà la situazione.

L’ACCORDO PER ANTICIPO TFS NUOVA ASCOTI

Mentre si attende ancora il completamento dell’iter per rendere efficace la disposizione prevista tra le misure di riforma pensioni varate a fine 2018, in modo da poter accedere a un anticipo del Tfs per i dipendenti statali che accedono alle pensione, a Roma è stata siglata una convenzione tra Nuova Ascoti, sindacato degli ortopedici e traumatologi italiani, e Banco Bpm sull’anticipazione del trattamento di fine servizio ai medici iscritti. Come spiega Askanews, “l’anticipazione, da un minimo di 50mila a un massimo di un milione di euro nel rispetto delle disposizioni Banca d’Italia sul credito ai consumatori, viene concessa a fronte della cessione del TFS secondo le modalità previste dalla legge e precisate nella circolare Inps n. 12/2011. “Esprimo grande soddisfazione per l’accordo sottoscritto con un importante istituto di credito come BPM che consentirà ai nostri associati di poter usufruire con celerità e certezza dei frutti del loro lavoro”, ha dichiarato il presidente di Ascoti, Michele Saccomanno.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Nella sua rubrica “Politically (in)correct” pubblicata sul bollettino Adapt, Giuliano Cazzola riporta alcune evidenze emerse dall’ultimo Rapporto di Itinerari previdenziali, divenuto di particolare interesse in questo periodo in cui si parla di riforma pensioni. L’ex deputato evidenzia in particolare come “l’età media effettiva alla decorrenza – anche dopo alcuni anni di entrata in vigore della riforma Fornero – si attesta, nel 2018, a poco più di 61 e di 60 anni, rispettivamente per uomini e donne”. Dal suo punto di vista, “potendo contare quindi su un doppio canale di uscita, la vecchiaia e la pensione anticipata, è ovvio che soprattutto gli uomini, che hanno anzianità più elevate e carriere continue, hanno potuto approfittare di questa seconda opportunità, mentre le donne che in genere hanno anzianità basse ed escono per vecchiaia, sono obbligate a lavorare più a lungo in attesa di maturare l’età legale”.

LE ETÀ DI PENSIONAMENTO

Cazzola segnala anche che “nel 2018, il 74,5% del complesso delle pensioni nuove liquidate di vecchiaia e anticipate sono maschili e solo il 25,5% appartengono a donne; nel 1997 il rapporto tra i generi rispetto al totale delle stesse categorie di pensioni era formato dal 69,1% di pensioni nuove liquidate a uomini e dal 30,9% di uscite femminili”. Considerando anche le pensioni di invalidità, “l’età effettiva di uscita per pensionamento nel 2018 è di 62,6 anni per gli uomini e di 61,0 anni per le donne, con una media dei due generi di 62,2 anni (nel 2017 erano 62,5 anni per gli uomini e 60,8 anni per le donne e una media totale di 62,0 anni)”.