IL COSTO DELL’ANTICIPO PENSIONISTICO

Rispondendo al quesito di un lettore di orizzontescuola.it, Patrizia Del Pidio ricorda che “anche quando la misura che si sceglie non prevede penalizzazioni sul calcolo dell’assegno, l’anticipo ha sempre un costo. Il sistema contributivo, che riguarda, quindi, anche chi ha contributi versati prima del 1996 per il calcolo di una quota della pensione, ha un meccanismo che serve a disincentivare gli anticipi, quello dell’applicazione dei coefficienti di trasformazione. Il montante contributivo, infatti, viene trasformato in pensione moltiplicandolo con dei coefficienti che crescono e sono più vantaggiosi al crescere dell’età. Andare in pensione a 62 anni, quindi, è meno conveniente rispetto all’accesso a 67 anni anche a parità di contributi versati. Ma se a questo, poi, si sommano anche i contributi che si potrebbero continuare a versare fino a 67 anni la perdita si fa abbastanza corposa”. Dunque, al di là delle misure di riforma pensioni che potranno essere varate, ognuno dovrà valutare costi e benefici riguardo il momento in cui andare in quiescenza.



NIENTE RISPARMI DA QUOTA 100

Come noto, Draghi in persona ha spiegato che il Governo affronterà il tema della riforma pensioni in vista della scadenza di Quota 100 con la Legge di bilancio. Tuttavia nella Nadef, come sottolinea Il Sole 24 Ore, viene evidenziato che “Quota 100, in termini di costi, ha contribuito a far tornare indietro di vent’anni il nostro sistema previdenziale”. Inoltre, dettaglio non irrilevante, “nel Documento si afferma anche che fino al 2023 la dote originaria assegnata a questa misura, cara alla Lega, risulta sostanzialmente azzerata anche per effetto delle riduzioni rispetto alle ipotesi di partenza apportate prima con la Nadef 2019 e poi con la Legge di bilancio 2020. Dal 2024 lo stanziamento a regime diventa di circa 7 miliardi l’anno”. Questo vuol dire che non ci sono molti “risparmi” rispetto alle risorse stanziate per Quota 100, quelli che qualcuno chiede di utilizzare per nuove misure relative all’insegna della flessibilità da inserire nella Legge di bilancio. Bisognerà quindi vedere quanti dei 22 miliardi a disposizione saranno stanziati per questo scopo.



SALVINI INSISTE SU QUOTA 100

Intervenendo a un comizio elettorale a Latina, Matteo Salvini ha ricordato che “per me le priorità sono lavoro e pensioni. Per Letta la priorità è il Ddl Zan e Ius soli”. Il leader della Lega, come riporta latinaquotidiano.it, ha spiegato che “se vince la linea della Lega si va avanti con Quota 100, c’è il diritto alla pensione, se vince la linea Pd-Cinque Stelle, si torna alla legge Fornero. C’è chi potrebbe in una notte andare in pensione 5 anni più tardi. Se mi date forza farò le barricate per evitarlo”. Intanto adginforma.it riporta la notizia secondo cui “una nuova delibera della Corte di cassazione ribadisce il ‘no’ al divieto di cumulo tra reddito da lavoro e pensione di anzianità per i giornalisti pensionati. L’ordinanza emessa dalla Corte suprema, sezione lavoro, è la numero 22170 depositata il 3 agosto scorso. Nella disposizione, i giudici del Palazzaccio ribadiscono quanto già espresso in altre sentenze, ovvero la non applicabilità del divieto di cumulo che è stato abolito con la legge 388/2000, articolo 72, sia per la previdenza sociale obbligatoria sia per le forme sostitutive anche gestite da enti privatizzati, come è appunto il caso dell’Inpgi”.



POST-QUOTA 100 PENALIZZANTE PER GLI STATALI?

Ildolomiti.it ricorda che a luglio il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige ha approvato un aumento delle indennità pari a circa 500 euro al mese. Pd, Verdi e Futura hanno deciso la restituzione di tali somme o la loro destinazione a realtà territoriali che si occupano del contrasto alla povertà. I sindacati hanno invece evidenziato che “le buste paga di agosto dei consiglieri regionali, con l’adeguamento automatico delle indennità, offendono tutti i lavoratori e pensionati trentini. Le cifre parlano chiaro: non solo sono somme fuori dalla realtà per la totalità dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma sgombrano il campo da ogni ipocrita difesa di un provvedimento che per quanto ci riguarda resta inaccettabile e sconcertante”. Intanto investireoggi.it evidenzia che il post-Quota 100 potrebbe essere penalizzante per i dipendenti pubblici dato che quelli privati potrebbero contare sul contratto di espansione. Al momento manca anche una norma di riforma pensioni che risolva il problema del pagamento posticipato del Tfs/Tfr degli statali.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SILEONI

Ospite della trasmissione Mattino Cinque in onda su Canale 5, Lando Maria Sileoni ha detto che in tema di riforma pensioni “abbiamo tre punti fermi: il primo riguarda un intervento legislativo rispetto alla legge Fornero per inquadrare meglio il concetto di aspettativa di vita associato all’età pensionabile che va rivisto al ribasso. Le donne con i figli devono avere una corsia preferenziale. Quanto, poi, ai cosiddetti lavori usuranti, regolamentati e identificati da un decreto legislativo del 2011, devono avere sicuramente la precedenza. Tradotto vuol dire che oggi possono andare in pensione a 61 anni e 7 mesi con 35 anni minimo di contribuzione, criteri che a mio avviso vanno ridotti. Siamo d’accordo ad allargare la platea. Ma non voglio fare rivendicazioni per la mia categoria, quella dei bancari”.

L’IMPORTANZA DEI FONDI DI CATEGORIA

Secondo quanto riporta today.it, il segretario generale della Fabi ha evidenziato che “ogni categoria dovrebbe costruire uno strumento interno che funziona come un ammortizzatore sociale. Noi abbiamo il cosiddetto fondo esuberi, nato con accordo sindacale, ma interamente finanziato dalle banche, che ci ha permesso di prepensionare, solo su base volontaria, negli ultimi 10 anni oltre 70.000 lavoratori. Lo hanno anche le Poste, le Ferrovie, le banche di credito cooperativo, le assicurazioni, la riscossione. I chimici e i farmaceutici stanno costruendo qualcosa di simile. Molte categorie sono sprovviste. Inoltre, noi abbiamo il fondo per l’occupazione giovanile, finanziato interamente dai lavoratori bancari, dirigenti compresi, che ci ha permesso di assumere oltre 33.000 giovani under 35, garantendo al settore un importante ricambio generazionale”.

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