LE PAROLE DI ORLANDO

Secondo quanto comunicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze in una risposta a un question time del Pd, la rimodulazione dell’Irpef per il 2022 varata con l’ultima Legge di bilancio porterà un vantaggio fiscale medio per i pensionati pari a 210 euro. Il Sole 24 Ore, riportando questi dati, evidenzia anche che in tema di riforma delle pensioni ieri il ministro del Lavoro Orlando “ha precisato che il tavolo sulla riforma non è stato affatto accantonato, aggiungendo che però in questo momento nell’agenda del governo ci sono altre priorità ‘sul fronte dell’accoglienza e del contenimento degli effetti della guerra’ in Ucraina ‘su alcune filiere in particolare'”. In altre parole il confronto con i sindacati per individuare le soluzione più idonee per rendere maggiormente flessibile la Legge Fornero, che si è interrotto a metà febbraio, non può che restare congelato in attesa di ripartire nelle prossime settimane. Anche se a questo punto l’orizzonte non sembra più essere quello del Def in arrivo a fine mese”.



MESSAGGIO INPS SULLE PENSIONI AI CONDANNATI PER MAFIA

In attesa di una riforma pensioni strutturale che possa rivoluzionare – almeno n parte – il mondo della previdenza in Italia, una notizia in arrivo dall’Inps farà discutere e non poco l’opinione pubblica sul fronte pensionati.

Una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo della legge 92/2012 che prevedeva la revoca delle prestazioni a fronte di condanne per mafia e terrorismo: il nuovo messaggio Inps aggiorna dunque tale norma e permette, al momento, l’assegno erogato per i condannati con sentenza passata in giudicato per terrorismo e mafia in una situazione di detenzione alternativa al carcere (dunque servizi sociali, domiciliari etc.). In poche parole, tali soggetti hanno da oggi diritto a fare la domanda all’Inps per la propria pensione o a riavere la Naspi, così come la pensione sociale o quella di disabilità. Il tutto avendo indietro gli arretrati dalla data della revoca della prestazione, per i periodi in cui il titolare non scontava pene in carcere. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI SBARRA

Ieri, nel corso di un intervento al Congresso nazionale della Funzione Pubblica della Cisl a Napoli, Luigi Sbarra ha parlato anche di riforma delle pensioni, ricordando che “il Governo a metà ottobre, con la legge di bilancio, pensava di superare il 3 dicembre con la cessazione di quota 100 riproponendo l’odiosa teoria delle quote: quota 102 nel 2022, quota 103 nel 2023 e nel 2024. Li abbiamo fermati con il confronto e con il dialogo, non con i fuochi d’artificio della mobilitazione generale”. Il Segretario generale della Cisl ha specificato che “li abbiamo fermati dicendo che bisogna aprire un tavolo di confronto serio sulla previdenza e sulle pensioni, cosa che è avvenuta, stiamo discutendo in sede tecnica. Abbiamo detto 102 nel 2022 e utilizziamo il 2022 per cambiare la legge Fornero, per ripristinare nel sistema pensionistico e previdenziale un po’ di equità, di sostenibilità, di stabilità delle regole pensionistiche. E poi liberiamoci da questa odiosa teoria delle quote, perché ci hanno convinto di essere quote, ma non lo sono”.



IL FLOP DI QUOTA 100 NELLA PA

Come ricorda pamagazine.it, “sono appena 30 mila, nell’arco di due anni, gli statali che sono andati in pensione anticipata sfruttando Quota 100. Sull’opzione introdotta tre anni fa (in via sperimentale) dall’allora governo a trazione gialloverde, per consentire l’uscita dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi, è calato il sipario a dicembre. E i numeri parlano chiaro: tra il 2018 (l’anno che precedeva Quota 100) e il 2020, il numero delle pensioni liquidate è salito da quota 149 mila a 179 mila, con una crescita, appunto, di 30 mila unità”. Al posto di Quota 100, tra le misure di riforma pensioni della Legge di bilancio è stata approvata, per un solo anno Quota 102. E “sono circa 10 mila i dipendenti pubblici che potrebbero andare in pensione anticipata quest’anno con Quota 102. Complessivamente dovrebbero essere 16 mila i lavoratori italiani coinvolti dalla riforma che dal 2023 sarà sostituita dalla soluzione definitiva alla quale il Governo sta lavorando”. Anche se ancora non si è capito quando riprenderà il confronto sul tema con i sindacati.

RIFORMA PENSIONI, LA SCADENZA PER IL MODELLO RED ITALIA 2021

Come ricorda un articolo di Avvenire, “chi riceve una pensione o un’altra prestazione collegata ai propri redditi ha l’obbligo di dichiararlo all’Inps con il cosiddetto ‘modello Red Italia 2021’ (redditi anno 2020). In genere sotto la lente dell’Istituto di previdenza ricadono la quattordicesima mensilità, la maggiorazione sociale, l’integrazione all’importo minimo ecc.

La denuncia dei redditi si riferisce a quelli personale e a quelli del coniuge che non sono stati comunicati all’Agenzia delle Entrate col 730 o Redditi, perché esenti, omessi ecc. e deve essere effettuata ogni anno entro il 28 febbraio. Considerando il ‘perdurante periodo di emergenza’ (msg 1083 dell’8 marzo), l’Inps ha prorogato questo termine a lunedì 21 marzo”.

RIFORMA PENSIONI, IL PROTOCOLLO INPS-REGIONE VENETO

Ad assistere i pensionati ci sono spessi i patronati e a questo proposito va segnalata la denuncia di Cgil, Cisl e Uil Molise circa il mancato finanziamento da parte della Regione “delle provvidenze in favore degli enti di patronati e di assistenza sociale”. I sindacati parlano di ennesima occasione persa dalla maggioranza regionale che si mostra lontana dai lavoratori e dai pensionati.

In Veneto, invece, è stato siglato un protocollo con l’Inps in materia di invalidità civile per i pazienti oncologici che consentirà di rendere più veloci le pratiche senza passare il vaglio di commissioni esterne. Si stima che saranno più di 30.000 i malati oncologici veneti che potranno quindi avere più celermente la pensione di invalidità. “Abbiamo sburocratizzato tutto, primo esempio in Italia”, ha detto il Presidente della Regione Veneto Zaia.

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