PRC: PENSIONE A 60 ANNI O CON 40 DI CONTRIBUTI

Sul tema della sicurezza sul lavoro, Giuseppe Palomba, Segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Padova, ricorda che con le misure di riforma pensioni che si sono susseguiti negli anni, i lavoratori sono stati costretti “a restare in attività per tempi e fino ad età incompatibili con la sicurezza, ed intanto i/le giovani che li dovrebbero sostituire hanno come sola alternativa alla disoccupazione il precariato o il lavoro nero, che li rendono di fatto schiavi senza diritti dello sfruttamento, fino a mettere in gioco le loro vite”. Anche per questo, come riporta vicenzapiu.com, Prc chiede di fare in modo che si possa accedere alla pensione “a 60 anni o con 40 di contributi, per dare lavoro alle e ai giovani e riposo a chi già ha troppo dato”. A copertura di questo e altri interventi, spiega Paolomba, ci sono i soldi del “Recovery fund (la cui stessa esistenza dimostra che le politiche di austerità precovid erano pura ideologia) e quelli che si possono recuperare da una vera lotta all’evasione e dal ripristino di un sistema fiscale realmente progressivo”.



L’APPELLO DI RIZZETTO SULLA QUOTA 41

Per la fondatrice del Comitato Opzione Donna Social – Orietta Armiliato – l’intervento alla Camera dell’onorevole Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia) sulla riforma pensioni di Quota 41 dovrebbe essere maggiormente ascoltate dal Governo: «Fratelli d’Italia sta svolgendo il suo ruolo anche in  Commissione Lavoro, noi saremo per opzione donna strutturale ed estesa, saremo per un ape sociale che possa essere considerata tale e strutturale nel tempo, ma mi pare che la sua maggioranza non sia gratifica rispetto a queste posizioni, saremo Ministro e presidente per la quota 41, che secondo alcuni della sua maggioranza è un anticipo pensionistico». Rizzetto ha spiegato che ritenere un lavoratore oggi dopo 41 anni di lavoro un più che meritato pensionato sia non solo possibile ma giusto: «dopo 41 anni si deve poter andar in pensione senza richiedere un anticipo pensionistico». In merito al contratto di espansione citato dal Ministro Orlando, conclude Rizzetto a Montecitorio, «come lei saprà, riguardava aziende 250 dipendente, oggi con il  sostegno bis 100 dipendente, gli altri li mandiamo in pensione a 67 anni? Creiamo fasce di lavoratori diverse da azienda ad azienda».



LA RICHIESTA CONFSAL FUNZIONI LOCALI

Il Coordinamento Provinciale Federazione Confsal Funzioni Locali Benevento e provincia ritiene che sarebbe opportuno “tenere al 100% in presenza nei posti di lavoro il personale nelle pubbliche amministrazioni (con esclusione dei dipendenti fragili utilizzati al lavoro agile da casa), per far fronte alla gravissima emergenza sociale ed economica che l’Italia e tutti i paesi della comunità europea stanno affrontando con difficoltà e senza precedenti, gravando in special modo, sulle fasce deboli della popolazione (anziani, pensionati, disoccupati, giovani, commercianti, imprese ecc.)”. Inoltre, il sindacato ricorda che, “ancora oggi, un lavoratore medio nel pubblico e privato, dopo le ultime riforme sulle pensioni e dei contributi previdenziali, dopo circa 40/41 anni di servizio contributivo/retributivo, potrebbe percepire una pensione al netto tra i 1.300 euro mensili circa (dopo avere passato una vita lavorativa con tanti sacrifici e rinunce). Come Confsal Funzioni Locali, sarebbe utile da subito ritoccare e integrare le pensioni parametrando i coefficienti secondo l’Istat al consumo e i costi della vita”.



NIENTE TASSE PER I PENSIONATI RESIDENTI IN PORTOGALLO

Arriva una notizia importante per i pensionati italiani residenti in Portogallo. Una sentenza della prima sezione della Commissione tributaria provinciale di Pescara, come riporta Italia Oggi, ha infatti dato ragione a un pensionato che si era visto assoggettato alla ritenuta d’imposta italiana in virtù dell’esenzione che gli era stata garantita dalla legge portoghese. Ciò in virtù anche della tesi espressa dalla Cassazione, secondo cui “la sufficienza del solo fattore in sé dell’esistenza del potere impositivo principale dell’altro Stato, deve ritenersi coerente con le finalità delle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni, le quali hanno la funzione di eliminare la sovrapposizione dei sistemi fiscali nazionali, onde evitare che i contribuenti subiscano un maggior carico fiscale sui redditi percepiti all’estero ed agevolare l’attività economica e d’investimento internazionale”. Dunque a prescindere dal pagamento dell’imposta nel Paese in cui si risiede, la pensione non è imponibile in Italia.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARINO

In un articolo pubblicato su strettoweb.com, Mauro Marino evidenzia che “finalmente i sindacati hanno trovato una sintesi ed hanno presentato la loro ipotesi di proposta” di riforma pensioni e si “aspetta a giorni la convocazione da parte del Ministro Orlando alle parti sociali per cominciare a discutere nel merito della questione previdenziale. Ma una cosa va fatta assolutamente in modo prioritario. La separazione tra assistenza e previdenza. Se ne parla in Italia da almeno vent’anni, in teoria sono tutti d’accordo sull’opportunità di operare questa separazione ma all’attualità l’iter si è impantanato”. La commissione tecnica nominata dall’allora ministra del Lavoro Catalfo ha infatti ripreso da poco la propria attività, iniziata peraltro in ritardo, dopo che c’è stato il cambio di Governo.

L’IMPORTANZA DI SEPARARE ASSISTENZA E PREVIDENZA

Ora, spiega Marino, la commissione “deve lavorare celermente per permettere una conclusione entro giugno e certificare ufficialmente che la spesa previdenziale in Italia è sotto il 12% di Pil perfettamente in linea con quella europea. Dimostrando all’Europa che il sistema previdenziale è in grado di reggersi da solo si potrà finalmente abbattere per sempre l’iniqua legge Fornero, facendo una legge strutturale e di ampio respiro che dia a tutti i cittadini italiani la possibilità di lasciare il mondo del lavoro con 41 anni di contributi o in alternativa operando una flessibilità in uscita a 62 anni di età e dando ai giovani, alle donne e a chi svolge lavori usuranti delle agevolazioni che una paese civile e moderno dovrebbe avere”.