L’IMPORTANZA DELLA FASE 2

In un articolo pubblicato su Italia Oggi Marco Bertoncini evidenzia come sia vasto “lo schieramento di chi si oppone ad affrettare la fase due” per la ripartenza dopo il lockdown dovuto al coronavirus. Dal suo punto di vista “straripano i dirigisti, convinti che la ripresa possa aversi soltanto nello Stato e attraverso lo Stato, se possibile con nazionalizzazioni nemmeno striscianti. Molti agiscono convinti che sia necessario limitare la libertà: ne sosterrebbero decurtazioni e falcidie in condizioni normali, figuriamoci in questa straordinaria emergenza. Non dimentichiamoci dei panegiristi del lavoro, i quali però, fuori degli elogi verbali, cercano di praticare il non lavoro, a partire dalle pensioni concesse in tenera età per approdare alle odierne preferenze per l’inattività (caso limite: le vacanze scolastiche concesse a Pasqua per la soddisfazione di insegnanti che non insegnano)”. Non mancano poi “gli utopisti sostenitori della decrescita, che vedono nell’irrompere del virus l’agente realizzatore del loro sogno”.



PAGAMENTO PENSIONI MAGGIO, NODO FISCO

In attesa di capire se dai prossimi Decreti coronavirus giungeranno novità in merito alla riforma pensioni da imbastire nei mesi della ripartenza, nel prossimo cedolino di maggio saranno presenti – oltre agli assegni con tutti i pagamenti per i pensionati italiani al 100% (senza tagli dovuti alla crisi come ancora qualche fake news mette in giro) – conguagli fiscali sulla base dei redditi imponibili delle prestazioni 2019. Come sempre accade da regolamento, l’IRPEF trattenuta lo scorso anno se fosse risultata inferiore al dovuto, allora verrà effettuata trattenuta del conguaglio a debito: secondo quanto riporta l’articolo 38, comma 7 della legge 122/2010, «Per i pensionati con importo annuo lordo fino a 18.000 euro, con eventuale conguaglio a debito superiore a 100 euro, le trattenute vengono effettuate a rate fino a novembre». Come di norma, le somme conguagliate sono state certificate nella Certificazione UNICA 2020. (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI INVALIDITÀ, M5S “NON ESCLUDERE DAL CURA ITALIA”

Domani sbarca il Decreto Cura Italia alla Camera dopo il via libera al Senato prima di Pasqua e un tema secondo il Movimento 5 Stelle non dovrà essere dimenticato, ovvero quello delle pensioni di invalidità: «Una serie di emendamenti che cercano di migliorare il Dl Cura Italia […] Necessario è non escludere, ad esempio, attraverso una modifica all’articolo 44 sull’indennità di 600 euro ai professionisti, i titolari di pensione d’invalidità. Con il mio emendamento chiedo siano esclusi solo i percettori di pensione, di vecchiaia o anzianità – che quindi hanno un reddito fisso – tutelando quindi chi percepisce una pensione di invalidità», lo spiega il deputato Andrea Colletti del M5s dopo la presentazione degli emendamenti in commissione bilancio. Come già affrontato diversi giorni fa, con la riforma del bonus 600€ sono praticamente escluse le pensioni di invalidità previdenziale ma non per questo – secondo il Governo – dovranno essere esclusi da aiuti sostanziali all’interno del largo pacchetto di misure ideato inizialmente per il mese di marzo. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LO SBLOCCO DELLA COMPLEMENTARE

Si sta parlando molto in questi giorni delle misure che sarebbero necessarie per sostenere le imprese, i lavoratori e le partite Iva di fronte alla crisi determinata dal coronavirus. Misure che richiedono ingenti risorse. Per questo, sulle pagine del Sole 24 Ore, Andrea Dili e Fabrizio Patriarca propongono di “‘sbloccare’ la previdenza integrativa, un’accumulazione di risparmio la cui capitalizzazione complessiva ammonta oggi a circa 180 miliardi e che, è bene ricordarlo, ha proprio uno scopo previdenziale: per definizione, quindi, di tutela del lavoratore. L’intervento potrebbe essere declinato in due modalità: da un lato rendendo da subito utilizzabili le posizioni previdenziali individuali a garanzia dell’indebitamento; dall’altro, per alcune figure specifiche, consentendo la liquidazione diretta delle accumulazioni previdenziali e rimuovendo i limiti e le penalizzazioni previste, come già fatto nel 2016 in occasione del terremoto in Emilia Romagna”.

LA PROPOSTA PER AIUTARE L’ECONOMIA

Gli autori evidenziano che “nel caso di utilizzo a garanzia, questo si può inserire e integrare con altri interventi a sostegno in atto, anche a fondo perduto; mentre nel caso di liquidazione anticipata, il lavoratore invece che restituire un debito, potrebbe semplicemente reintegrare il proprio fondo, operazione per la quale si possono ipotizzare ulteriori incentivi”. Vedremo se questa proposta verrà in qualche modo accolta e se tornerà o meno utile per contribuire ad affrontare la situazione di emergenza.