IL PASSAGGIO DELL’INPGI ALL’INPS

Come ricorda Giuseppe Rocco in un articolo pubblicato sul sito di Ipsoa, tra le misure di riforma delle pensioni, “la legge di Bilancio 2022 ha stabilito la confluenza dell’Inpgi nell’Inps dal 1° luglio 2022, relativamente ai rapporti attivi e passivi sia dell’assicurazione IVS e sia dei trattamenti di disoccupazione e integrazione salariale dei giornalisti con contratto di lavoro dipendente subordinato”. L’esperto di previdenza spiega che sono previste “fasi transitorie e garanzie. In particolare, va evidenziata la salvaguardia degli assicurati all’Inpgi che matureranno i requisiti per la pensione secondo la normativa attualmente vigente per l’Istituto entro il 30 giugno 2022, mentre per gli altri il calcolo delle pensioni sarà soggetto al criterio del pro-rata: alle anzianità contributive acquisite prima del 1° luglio 2022 si applicheranno le più vantaggiose regole valide nell’Inpgi. mentre a quelle acquisite successivamente si applicheranno quelle generali del” Fondo pensioni lavoratori dipendenti.



LE ADDIZIONALI DEI PENSIONATI ALL’ESTERO

Antonino Cacace, coordinatore MAIE a Valencia, chiede alla politica di risolvere una questione incresciosa. “Noi, cittadini italiani, non idioti e pertanto non italioti, rispettosi delle leggi italiane, che continuiamo a pagare le tasse in Italia, pur residenti all’estero. Con gli stessi diritti di coloro che vivono in Italia, ripeto, perché paghiamo le tasse in Italia, continuiamo ad essere perseguitati e discriminati dalla Pubblica Amministrazione italiana”, sono le sue parole riportate da italiachiamaitalia.it. Cacace ricorda che i pensionati italiani residenti all’estero sono soggetti al pagamento di addizionali regionali e comunali legate alla sede legale dell’istituto previdenziale che eroga la loro pensione. Chi la riceve dall’Inps, quindi, versa le addizionali al Comune di Roma e alla Regione Lazio, andando spesso incontro a imposte più elevate rispetto a quelle dell’ultimo comune italiano in cui si è avuta la residenza. “È ora che la politica trovi un rimedio a questa situazione”, conclude Cacace.



LA SODDISFAZIONE DI CGIL E CISL

La Cgil, tramite il Segretario confederale Roberto Ghiselli, ha espresso soddisfazione per l’esito del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni tenutosi ieri. “Abbiamo registrato un avanzamento del confronto con il Governo su una misura previdenziale di garanzia per i giovani e sulla previdenza complementare”, ha detto il sindacalista, spiegando che “il Governo ha dichiarato la volontà di assumere come oggetto di approfondimento la valorizzazione dei periodi di disoccupazione, maternità, formazione certificata e bassa retribuzione come i part time”. Riguardo la previdenza complementare, come riporta Adnkronos, i sindacati ritengono necessario “riaprire il semestre di silenzio assenso, una campagna di informazione e di educazione previdenziale, strumenti per garantire la libertà dei lavoratori nelle adesioni, a partire dai lavoratori nelle piccole imprese e dai giovani”. Soddisfazione per l’esito dell’incontro è stata espressa anche dal Segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga.



GOVERNO DISPONIBILE A VALORIZZARE LA MATERNITÀ

Il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni svoltosi ieri ha fatto emergere, come spiega Domenico Proietti, la disponibilità da parte dell’esecutivo “a valorizzare la maternità ai fini previdenziali e per l’anticipo pensionistico”. Secondo quanto riporta Adnkronos, non si sono fatti però passi avanti significativi sul fronte della pensione di garanzia per i giovani: il ministero del Lavoro dovrà prima svolgere un approfondimento per individuare la platea coinvolta e questo fa pensare che i tempi saranno piuttosto lunghi. “La Uil ritiene indispensabile mantenere il calendario degli incontri previsti per arrivare a definire interventi condivisi di modifica alla legge Fornero da inserire nel prossimo Def”, ha aggiunto il Segretario confederale della Uil. Il prossimo incontro tra le parti è in programma il 3 febbraio e può darsi si parla più approfonditamente del rilancio della previdenza complementare dopo che i sindacati hanno presentato ieri le loro proposte in merito.

RIFORMA PENSIONI, LO SNODO PER IL GOVERNO

Ieri c’è stato un nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Un tema importante visto che, come ricorda Il Sole 24 Ore, senza un nuovo intervento ci sarà “il ritorno pieno della legge Fornero dal 1° gennaio 2023”. Il problema è che occorrono “decisioni politiche che hanno bisogno di un governo. E di una maggioranza disponibile a condividere le scelte”. E senza una decisione sul nuovo presidente della Repubblica non si capirà il futuro dell’attuale esecutivo. Anche Giuseppe Pennisi, in un articolo pubblicato su formiche.net, sottolinea che, “una volta eletto il capo dello Stato, il Governo dovrà rivolgere l’attenzione a pressanti temi economici correnti”, tra cui anche le pensioni.

IL CONFRONTO NECESSARIO

Secondo l’economista, “sarebbe auspicabile prima di procedere con i lavori per una nuova riforma della previdenza, quanto meno con confronto tra gli autori del documento ministeriale e quelli delle analisi del Centro studi itinerari previdenziali e quelli dello studio della Confedir, della Feder.S.P e V e della APS Leonida. Lo scopo sarebbe di partire con una base di dati certi e condivisi. Una sede possibile potrebbe essere il Cnel”. Questo perché continuano a esserci visioni e dati divergenti riguardo il reale peso della spesa pensionistica sul Pil. Un dato non certo marginale dal momento che occorre, soprattutto in sede europea, garantire che la spesa per le pensioni stiano entro certe soglie e non appesantiscano i conti pubblici. Sono note infatti le posizioni di Bruxelles su questo punto.

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