RIFORMA PENSIONI, IL SILENZIO DI DRAGHI

Come ricorda il sito del Foglio, il direttore del quotidiano romano Claudio Cerasa è stato ospite della puntata di Che tempo che fa di ieri sera e ha commentato il discorso alle Camere di Mario Draghi, evidenziando che “la parola giovani compare 5 volte, la parola futuro nove volte e la parola pensioni zero. Io penso che i primi a essere contenti siano proprio i pensionati che in questi anni hanno visto difficoltà di fronte agli occhi dei loro figli e nipoti a osservare scenari di opportunità. Un cambio di paradigma che mi auguro diventi realtà. Una piccola rivoluzione lessicale che cerca di andare oltre l’avere sussidi per galleggiare e arrivare all’avere opportunità per ricominciare a sognare”. Va aggiunto tuttavia che per il Premier affrontare il tema della riforma pensioni nel suo discorso programmatico sarebbe stato “problematico”, considerando che nella maggioranza vi sono partiti che chiedono la proroga di Quota 100 (la Lega) e altri (come Italia Viva) che l’avrebbero già eliminata. L’esecutivo, vista la scadenza di Quota 100, dovrà comunque prendere decisioni in tema di previdenza.



LA RIFORMA POST-QUOTA 100

Mario Draghi lo ha fatto intuire chiaramente sia nelle consultazioni con i partiti che con le parti sociali: la prossima riforma pensioni non potrà prevedere anticipi o “schemi” simili alla Quota 100, in scadenza a fine anno e non più rinnovabile per scelta politica (spinta dalla pressione Ue). Occorre però evitare lo “spettro” dello scalone e per questo il Ministro del Lavoro, l’INPS e il MEF proveranno a stabilire lo scenario ideale per rispondere all’ingente “domanda” previdenziale: secondo il Sole 24 ore, nel caso in cui non venga prodotta una riforma strutturale, il Governo Draghi «potrebbe agire sulle soglie di pensionamento e sui coefficienti di trasformazione, rimanendo con il sistema contributivo». Si potrebbe però profilare anche una terza opzione legata all’intervento sul nuovo welfare: «l’indicizzazione delle pensioni aggiornamento dei coefficienti di trasformazione e nuove forme di flessibilità in uscita», sono le ipotesi al momento più accreditate per la prossima complessiva riforma pensionistica. (agg. di Niccolò Magnani)



LA RICHIESTA UILP ALL’INPS

Tra i temi di riforma pensioni continua a tenere banco la protesta dei sindacati riguardante la modalità di accesso ai servizi per i pensionati disponibili nell’area riservata del sito Inps. Come riporta fotospot.it, infatti, la Uilp di Ascoli Piceno, “solo un quarto degli utenti hanno utilizzato il Pin Inps. L’altro 75% non ha potuto accedere alle informazioni pensionistiche che li riguardano, non potendo visionare i propri cedolini non riescono a controllare importi ed eventuali variazioni delle proprie pensioni. Il passaggio da Pin Inps allo Spid ha reso ancora più difficile per la grande maggioranza dei pensionati l’accesso ai servizi online. Lo Spid è sicuramente un sistema d’identificazione più sicuro del Pin, ma è più complesso da ottenere e da utilizzare. Inoltre presuppone la disponibilità di un indirizzo di posta elettronica e di un telefono cellulare di esclusivo utilizzo del pensionato”. Il sindacato chiede quindi che l’Inps trovi una soluzione per consentire ai pensionati di accedere alle informazioni che li riguardano.



GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO DEMOGRAFICO

In un articolo pubblicato su nicolaporro.it, Leopoldo Gasbarro evidenzia come l’aumento dell’aspettativa di vita rischi di essere fonte di preoccupazione più che una buona notizia. Questo perché “il cambiamento demografico a cui stiamo assistendo porterà nel 2031 ad una riduzione di circa 6 milioni di persone nella fascia di età tra i 25 ed i 54 anni. Sono quelli che lavorano, che pagano le tasse, che pagano i contributi previdenziali. Capite bene come il sistema si stia squilibrando in maniera irreparabile?”. Per questo occorre accantonare risparmi per tempo, anche se uno dei problemi dell’Italia è “l’accesso a servizi finanziari di qualità capaci di preservare il valore del risparmio e di massimizzare il reddito”. Un nuovo richiamo quindi all’importanza della previdenza complementare che si spera possa essere oggetto degli interventi in tema di riforma pensioni del nuovo Governo, come ha pochi giorni fa richiesto Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil, che ha parlato di nuovo semestre di silenzio assenso e riduzione del carico fiscale.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MANTOVANI

Secondo Mario Mantovani, l’ultimo Rapporto di Itinerari Previdenziali “manda un messaggio chiaro al nuovo Governo: occorre separare previdenza e assistenza perché se la spesa pensionistica è sostanzialmente in linea con la media europea, il nostro modello di welfare è squilibrato da un eccesso di ‘promesse politiche’ e dalla mancanza di un efficace sistema di controllo”. Secondo il Presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, è importante quindi “rimettere al lavoro la Commissione per la classificazione della spesa previdenziale e assistenziale, riunitasi per la prima volta a fine gennaio e che aveva programmato riunioni con cadenza quindicinale. Riunioni interrotte per la crisi del Governo precedente e che vanno al più presto ricalendarizzate”.

L’ESIGENZA DELLA CERTEZZA

Secondo Mantovani, in tema di riforma pensioni “c’è l’esigenza della certezza, in modo che lavoratori con percorsi professionali simili, non si trovino con differenti regimi previdenziali a fine carriera, provocando ‘fughe’ di massa dal lavoro o ingenerando dannosi ‘scaloni’ di trattamento, come potrebbe accadere con Quota 100. Per l’assistenza c’è invece la necessità di un ‘universalismo selettivo’, per migliorare l’efficienza delle prestazioni”. La Cida “condivide anche la proposta di puntare sull”invecchiamento attivo’, coinvolgendo sindacati e imprese, per realizzare l’unica ‘staffetta generazionale’ in grado di creare un circolo virtuoso: quella del trasferimento di conoscenze fra chi in azienda ha maturato conoscenze e professionalità e chi fa il primo ingresso nel mondo del lavoro”.