QUOTA 100 E IL RISCHIO DI ESODATI

La riforma pensioni con Quota 100 non è stata gradita dalla Commissione europea e viste le difficoltà che il nostro Paese incontra proprio con Bruxelles, alla luce della possibile apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per eccesso di debito, c’è chi teme che proprio la misura previdenziale, nonostante le rassicurazioni degli ultimi giorni giunte da esponenti del Governo, possa essere ridimensionata o cancellata. Così un lettore del sito di Repubblica ha chiusto all’esperto pensioni se c’è il rischio di ritrovarsi come un esodato nel caso accetti un piano di incentivo all’esodo per usare Quota 100. “Si ritiene che al di là dell’orientamento politico, anche nel caso di un nuovo esecutivo, solo una situazione di estrema gravità consentirebbe a un nuovo governo di abrogare una forma di pensionamento peraltro transitoria e sarebbero comprensibilmente previste forme di tutela per chi avesse aderito a esodi incentivati rivolti a quota 100 (salvaguardie)”, si legge nella risposta a cura della Fondazione studi Consulenti del lavoro.



SALVINI RILANCIA SU QUOTA 41

Matteo Salvini torna a ribadire che il suo obiettivo di riforma pensioni resta il varo di Quota 41. Tpi.it riporta queste dichiarazioni del vicepremier leghista, in polemica con la Commissione europea per cui Quota 100 è un provvedimento sbagliato: “Mi ribello a una certa visione finanziaria che non comprende che in tema di pensioni stiamo parlando di uomini e donne. Se uno versa contributi per 40 anni avrà diritto di riprenderseli prima di finire sotto due metri di terra? E di godersi i nipotini? Voglio un paese che torni a sorridere, senza vincoli. Superare la legge Fornero è il minimo, adesso dobbiamo investire in infrastrutture e taglio delle tasse. I soldi ci sono e se gli italiani lavorano il debito lo ripagano due volte”. Salvini ha anche detto che “la Commissione Ue ci imporrebbe nuove tasse, ma è come dare a un malato degli schiaffi e non le vitamine. Noi in Europa non chiediamo i soldi degli altri, ma vogliamo usare per gli italiani i soldi pagati dagli italiani. Io come governo non aumenterò di nessun centesimo nessuna tassa, l’obiettivo è quota 41 sulle pensioni”.



BOERI: QUOTA 100 INSULTO ALL’ARITMETICA

Tito Boeri torna a criticare la riforma pensioni con Quota 100. L’ex Presidente dell’Inps è stato infatti ospite di Repubblica delle Idee, l’evento organizzato dal quotidiano romano a Bologna. Secondo quanto riporta il sito di Repubblica, il Professore della Bocconi ha definito un “insulto all’aritmetica” Quota 100, anche perché riguarda poche persone e i suoi effetti finiscono per aggravare il debito che pesa sulle giovani generazioni. Boeri ha anche, come in passato, fatto capire che ritiene vi sarà l’auspicato ricambio generazionale nel mercato del lavoro grazie a Quota 100. “Facciamo uscire più persone per dare più lavoro ai giovani è un’altra storia che si vuole far credere. Ma il mercato del lavoro non è un autobus all’ora di punta in cui si sale solo se scende qualcuno. Il numero dei posti di lavoro non è fisso e questa misura avrà come effetto non una maggiore occupazione, ma un maggior peso sulle tasche dei giovani”, ha detto ribadendo di fatto posizioni già espresse anche quando era alla guida dell’Inps.



RIFORMA PENSIONI, LA SPINTA ALL’INTEGRATIVA

La riforma pensioni con Quota 100 non si è occupata della previdenza complementare e, come ricorda William De Vecchis, “i fondi pensione, complementari al sistema pensionistico statale, dovevano rappresentare in Italia sin dalla loro iniziale diffusione nel 2007, un prospetto di maggiore sicurezza per lavoratori e dipendenti. La scarsa adesione risultata già dal loro lancio iniziale rappresenta però non una testimonianza negativa rispetto l’utilità del mezzo quanto un dazio pagato dai cittadini in termini di corretta informazione pensionistica e lacunosa spiegazione, e quindi conoscenza, del comparto”. Secondo quanto riportato da Il Velino, per il vicepresidente della Commissione Lavoro del Senato, “una tassazione in linea con il livello europeo e l’iscrizione obbligatoria per tutti i lavoratori ai fondi pensione da riconfermarsi entro sei mesi da parte del contraente, possono rappresentare una chiara boccata di ossigeno per una fattispecie che, in vista anche delle prossime elezioni, deve essere rilanciata e armonizzata con quanto già in essere nelle altre nazioni”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MANTOVANI

Mario Mantovani è da circa due mesi alla guida della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità e ai microfoni di Adnkronos/Labitalia ha ricordato come le misure di riforma pensioni siano negative per gli associati, in particolare per quel che riguarda i tagli agli assegni più alti e il blocco parziale delle indicizzazioni. “Credo che la questione sia che lo Stato debba mantenere la propria parola. Quando uno Stato assume un debito oneroso o meno, la sua credibilità deriva dal fatto se mantiene o meno questo impegno nel tempo”, ha detto Mantovani, illustrando la sua posizione con un esempio: “Se un cittadino ha acquistato un buono del tesoro quando rendeva il 7,5%, e se oggi a questo cittadino chiedi di ridurre il rendimento, susciti un allarme sulla tenuta e sulla credibilità dello Stato. In fondo una pensione, pur se elevata, ha lo stesso principio”.

IL TEMA DEI PRELIEVI SULLE PENSIONI ALTE

Dal suo punto di vista poi “c’è molta demagogia sulle pensioni elevate perché nella stragrande maggioranza dei casi corrispondono in realtà a contributi molto elevati. Quindi, o cessiamo di avere contributi d’oro oppure continueremo ad avere pensioni d’oro”. Per il Presidente della Cida, “il tema vero, quindi, è quello della stabilità e anche dell’equità, perché in effetti non si capisce perché un prelievo su redditi alti debba essere fatto solo sulle pensioni. Si può fare un prelievo su tutti redditi pensionistici, dai capitali a quelli da lavoro. Peraltro, sulle nostre categorie il prelievo fiscale è già decisamente elevato e non so se ci siano ulteriori spazi di espansione”.