L’IMPORTANZA DELLA RIPARTENZA
Francesco Casoli, presidente di Elica e di Aidaf, associazione che raggruppa più di 200 imprese familiari, evidenzia, in un’intervista a formiche.net, l’importanza di far ripartire l’economia, in questo difficile momento dovuto all’epidemia da coronavirus, anche ai fini previdenziali. “Tutti dobbiamo condividere il fatto che su questa battaglia non saremo mai sicuri neanche ad andare a fare la spesa. Quindi non riusciremo a raggiungere la sicurezza totale in fabbrica. Perché si tratta di un sistema permeabile, e la gente la sera esce dalla fabbrica e va a cena a casa, o incontra parenti e amici. Ma dobbiamo essere anche consci che se le fabbriche non ripartono, e quindi se non riparte l’export, innanzitutto si ferma il mercato nazionale. Ma se le tasse delle aziende private, che servono per tenere in piedi le pensioni, gli ospedali, gli uffici pubblici, non ripartono, cade tutto il castello. E noi ci stiamo andando molto vicino”, sono le sue parole per spiegare perché è necessario che le imprese tornino a essere attive.
SALVINI CONTRO LA LEGGE FORNERO
Matteo Salvini è tornato a parlare di riforma pensioni, seppur con un riferimento implicito, attaccando la Legge Fornero. Come spiega il sito del Fatto Quotidiano, infatti, il leader della Lega, ospite della trasmissione Non è l’arena in onda su la 7, ha detto: “Coronavirus? Un altro problema è la messa in sicurezza degli anziani. Come ha fatto il governo di Israele, l’uscita delle persone sopra una certa età dovrà essere successiva. Certo, è bizzarro sentirsi dire oggi che sono a rischio tutte le italiane e gli italiani dai 65 anni in su, quando, secondo una legge approvata qualche anno fa, si poteva andare tranquillamente a lavorare fino a 67 o 70 anni”. Parole che riprendono le polemiche che si sono susseguite nelle scorse settimane soprattutto sui social, proprio in relazione al fatto che viene raccomandato agli over 65 di non muoversi di casa, mentre dal sistema previdenziale vengono considerati come tutti gli altri lavoratori più giovani e non come soggetti più “fragili” per svolgere determinate professioni.
LA DELUSIONE PER I POLITICI
Un gruppo di donne di Cuneo ha scritto una lettera aperta, il cui testo è stato riportato da targatocn.it, nel quale esprime la delusione per quanto mostrato dalla classe politica di fronte all’emergenza coronavirus, in particolare per un mancato intervento di riforma pensioni proprio dei politici. “Da italiane, sentiamo il bisogno di partire da un primo punto: ci è stato imposto fin dai primi giorni di fare degli sforzi, di vedere i nostri sacrifici nell’ottica del bene comune, di non essere egoisti. Sarebbe stato bello che la classe politica dirigente cominciasse per prima, dando l’esempio, proprio come ci chiedono di farlo con i figli, magari rinunciando agli stipendi di questo tempo in quarantena o riprendendo in mano le pensioni d’oro, come gesto puramente simbolico ma assai significativo per questo sacrificio collettivo cui siamo tutti chiamati. Molti capitani di azienda lo stanno facendo, in Italia e nel mondo. Invece nulla di tutto ciò è stato nemmeno proposto”, si legge nel testo, nel quale si evidenzia come i sacrifici nel nostro Paese riguardino sempre i cittadini.
TORNA IL DIBATTITO SUGLI IMMIGRATI
In un articolo pubblicato su Libero viene evidenziato come all’interno della maggioranza si stia facendo largo l’ipotesi di una sanatoria per gli immigrati irregolari di modo che possano lavorare nei campi in questo periodo in cui pare esserci penuria di braccianti agricoli. Fausto Carioti evidenzia che c’è un tentativo di “imporre l’immigrazione di massa ai popoli europei recalcitranti”, sbandierando anche la “convenienza economica” di tale opzione. “Ci hanno provato, e ci riproveranno, con la storia dei contributi previdenziali («Senza l’ apporto dei migranti il sistema delle pensioni non regge», Tito Boeri dixit). È una bugia, per l’ ovvio motivo che anche gli immigrati invecchiano, e pretendono, con tutte le ragioni, di godere delle pensioni e degli altri diritti che spettano a chiunque. Importarne altri, quindi, non farebbe altro che peggiorare le cose nel giro di pochi decenni”. Si torna quindi a parlare di un’annosa questione: i contributi previdenziali degli immigrati aiutano o meno a evitare dolorose misure di riforma pensioni?
L’INGIUSTIZIA CHE PESA SUGLI ESODATI
Negli ultimi giorni ci sono state diverse dichiarazioni in favore del mantenimento di Quota 100, dato che la misura di riforma pensioni attiva dall’anno scorso potrebbe rivelarsi utile a tutelare quanti rischiano di restare senza lavoro a causa della crisi da coronavirus. Gabriella Stojan sulla pagina Facebook del Comitato 6.000 esodati esclusi, pur apprezzando queste prese di posizioni, non può non domandarsi “come sia mai possibile che non si trovi il modo di salvaguardare gli ultimi 6.000 (seimila non 600mila!) #Esodati ormai ampiamente over 60 rimasti ingiustamente esclusi dalla sudata pensione che attendono senza reddito alcuno da più di 8 anni! Che si trovino 15 miliardi per tutte le categorie di lavoratori rimasti penalizzati dall’epidemia, oppure che si ipotizzino 3 miliardi per il reddito di emergenza e non si trovino 100 milioni all’anno per 4 anni per mandare in pensione questi famosi 6.000 Esodati che aspettano, appesi a un filo, e che sperano nel frattempo il coronavirus non se li porti via”. Non si può darle torto.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BONAVITACOLA
Si è parlato molto del piano che la Regione Campania ha predisposto per far fronte all’emergenza coronavirus, che prevede anche un’integrazione delle pensioni più basse per portarle a 1.000 euro nei prossimi due mesi. Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Giunta, come riportato da ilciriaco.it, evidenzia che è stato “messo in piedi questo ponderoso piano socio-economico che prevede l’impiego di 900 milioni di euro. Abbiamo chiesto al governo nazionale di poter dirottare su questa piattaforma una parte dei fondi Ue e un pezzo dei Fondi di Sviluppo e Coesione che affiancano le risorse europee sull’infrastrutturazione”.
LA RICHIESTA DEL PD
“C’è una trattativa in corso per potere attuare questo piano che prevede cose semplici: non diamo vita ad operazioni da premio Nobel della macroeconomia, ma siamo pratici per portare i soldi direttamente nelle tasche dei cittadini. Si tratta di cose molto generaliste, ma efficaci. Penso alla misura sulle pensioni minime. Non è un caso averci pensato. Siamo certi che il nonno con quei 500 euro sarà cosa farci per i suoi cari. È una sorta di ammortizzatore sociale diffuso”, aggiunge Bonavitacola. Dai consiglieri regionali del Partito democratico, che sostengono la Giunta, arriva però, come riporta lostrillone.tv, la richiesta “di estendere l’integrazione delle pensioni minime fino a 1.000 euro anche a chi percepisce il contributo di invalidità e di reversibilità nelle famiglie monoreddito e quando la pensione è l’unica forma di sostentamento”. I dem si dicono certi che la loro richiesta verrà accolta dal Presidente Vnicenzo De Luca.