Secondo il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe, su pensioni, lavoro e welfare serve in maniera urgente un piano di accordi tra imprese e sindacati che al momento sembra difficile da raggiungere: «Le minacce di sciopero da parte del sindacato sui contratti ci risultano incomprensibili soprattutto se si tiene conto della situazione nei vari settori», attacca il n.2 di Bonomi in un dialogo con l’Adnkronos. «Se non si completano con urgenza gli avvisi comuni e non si chiudono i capitoli relativi ai perimetri del modello contrattuale e della rappresentanza sindacale, oltre che quelli relativi al welfare, al mercato del lavoro e alla partecipazione, difficilmente i nostri rapporti porteranno ad un miglioramento dei risultati operativi», spiega ancora Stirpe citando come urgenti tavoli da porre in atto quelli per la riforma pensioni post-Quota 100 e la stessa riforma degli ammortizzatori. «Noi imprese di pazienza ne abbiamo», conclude Stirpe, «ma il sindacato appare sempre tentato dal fare prima accordi con il governo per poi cercare di imporli a Confindustria».



LE “BARRICATE” DELLA LEGA SULLE PENSIONI

Salvini ancora nei comizi di ieri e oggi riconferma l’impegno della Lega a difendere «con le unghie e con i denti» la riforma pensioni di Quota 100 contro il tentativo del Pd «di far ritornare la legge Fornero, non lo permetteremo». A queste “barricate” aveva contribuito già nei giorni scorsi chi quella legge con il M5s aveva contribuito a scriverla e migliorarla, Claudio Durigon: per il senatore leghista «Grazie a Quota 100 la disoccupazione giovanile è diminuita dal 33 al 23% e abbiamo registrato 285.000 occupati in più rispetto all’anno precedente, nonostante la crescita zero del Paese. Trecentomila italiani sono andati in pensione garantendo così un ricambio generazionale nel mondo del lavoro fondamentale per i giovani». Non solo, concludeva Durigon, se l’intento di questo Governo è quello di smantellare Quota 100 e tornare alla Fornero «faremo di tutto per fermare questa ingiustizia che penalizza chi lavora da una vita e chi invece e’ in cerca di un’occupazione. Ad esempio, l’idea trapelata di penalizzare l’assegno e’ un’ingiustizia, proprio in questo momento dove per effetto del sistema contributivo i nuovi pensionati riceveranno un assegno meno pesante. Il futuro degli italiani non si svende per far piacere all’Europa o per rimettere toppe ai conti pubblici».



MISIANI “QUOTA 100 NON SARÀ PROROGATA”

All’alba di una nuova riforma pensioni, con il Governo e i sindacati che lavorano per un piano previdenziale forse già nella prossima Manovra di Bilancio (di sicuro nel Recovery Plan da presentare nel 2021) è ancora Quota 100 a tenere banco con lo scontro a distanza andato avanti anche ieri tra Pd e Lega. Secondo il viceministro dell’Economia Antonio Misiani, la riforma pensioni Lega-M5s non ha un futuro: «Quota 100 scade a fine 2021 e non verrà prorogata. Il reddito di cittadinanza va cambiato e reso molto più simile agli strumenti degli altri Paesi». Intervistato alla Summer School della Scuola di Politiche fondata dall’altro dem Enrico Letta, il n.2 di Gualtieri ha provato a fugare ogni dubbio rispetto alle ultime voci delle scorse settimane che parlavano di una Quota 100 eventualmente con penalizzazione. Ma per Misiani tutto ciò non avverrà con questo Governo: «nessuna proroga oltre la scadenza già fissata nel 2021».



PENSIONI, SALVINI DIFENDE LA QUOTA 100

Duro, come immaginabile, la replica a distanza della Lega che su quella riforma pensioni ha puntato molto nello scorso Governo con i grillini: «Facciamo poche promesse ma le manteniamo. Il Pd si è impegnato con l’Europa a cancellare Quota 100 e tornare alla legge Fornero. Ma se torna la gabbia della legge Fornero le persone che perdono il lavoro come pagano l’affitto? Alla legge Fornero non si torna», tuona Matteo Salvini a Gioia del Colle, nel comizio in provincia di Bari. Sempre il leader leghista dal palco per le Regionali ribadisce l’impegno del Carroccio per difendere la riforma di Quota 100 «Non voglio che i nostri imprenditori e i nostri figli dipendano dagli umori e dei cambi di idea di qualcuno a Berlino o a Parigi. Se in cambio dei prestiti, l’Europa ci chiede di tornare alla legge Fornero noi faremo tutta l’opposizione del mondo dentro e fuori dal Parlamento».