L’AFFONDO DI FRATELLI D’ITALIA SULLE PENSIONI

L’ipotesi della riforma pensioni Quota 41 prende corpo ma ancora è difficile stabilire in che cornice temporale e di contenuti verrà delineato il percorso verso il prossimo importante snodo nel mondo previdenziale: le opposizioni tornano alla carica e due deputati di Fratelli d’ItaliaCarmela Ella Bucalo e Walter Rizzetto – lanciano ingenti critiche al Governo sullo stato attuale delle pensioni. «Il 31 dicembre scade Quota 100, che prevede di andare in pensione a 62 anni con una contribuzione minima di 38 anni. La questione delle pensioni è annosa soprattutto per le giovani generazioni sottoposte al sistema contributivo, laddove i contributi spesso non sono versati in maniera regolare a causa dei cambi di impiego», spiegano i deputati del partito di Giorgia Meloni. Al momento, accusano Ella Bucalo e Rizzetto, «il governo non ha alcuna idea di quale sarà il prossimo sistema pensionistico italiano. Fratelli d’Italia sta lavorando in commissione Lavoro per estendere Opzione Donna e per un’Ape sociale che possa essere strutturale nel tempo». Il Centrodestra compatto chiede Quota 41, concordi dunque anche da Fratelli d’Italia: «Dopo 41 anni di lavoro e di contributi, un cittadino ha diritto di andare in pensione. Questo esecutivo ha poche idee e anche confuse. La maggioranza non riesce a trovare una quadra sulle pensioni in un momento in cui gli italiani hanno bisogno di risposte concrete nell’immediato». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, I DATI SUL COMPARTO SCUOLA

Come riporta pensionioggi.it, si sta avviando a conclusione l’operazione di certificazione del diritto alla pensione per il personale del comparto scuola, svolta da Inps in collaborazione con il ministero dell’Istruzione. Alla data del 20 maggio è stato definito il 95% delle certificazioni del diritto alla pensione in relazione alla platea interessata. A settembre potranno quindi andare in pensione almeno 42.000 tra insegnanti, dirigenti scolastici, personale ATA e personale educativo. “Efficienza, capacità di problem solving e collaborazione tra amministrazioni sono stati gli elementi che hanno permesso, nonostante questo periodo difficile, di portare un risultato così soddisfacente che garantisce non solo maggiore serenità al personale scolastico che si avvia alla pensione ma, soprattutto, permette una migliore programmazione delle attività formative”, ha detto Pasquale Tridico.



LE DISPARITÀ DI GENERE

Sarà interessante capire, una volta che ci saranno i dati definitivi, quanto avrà influito la fine di Quota 100 sul numero delle domande di pensionamento presentate. Intanto altri dati riportati dall’Arena di Verona evidenziano la necessità di misure di riforma pensioni che eliminino la disparità di genere presente nella previdenza. “Mentre gli uomini che hanno potuto beneficiare di continuità lavorativa e di carriera ora possono godere di una pensione mediamente dignitosa, per le donne, che hanno dovuto farsi carico del lavoro di cura e assistenza delle fasce più fragili della popolazione, dei figli e degli anziani presenti in famiglia, e che sono state coinvolte nelle grandi crisi industriali degli anni Settanta e Ottanta nel tessile e nel calzaturiero, la situazione è critica”, si legge nell’articolo di Francesca Lorandi.

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