LA RICETTA DEL PD PER LE PENSIONI NEL 2023
Nel 2023 non vi sarà alcun ritorno alla riforma pensioni dell’ex Ministro Fornero: a certificarlo è stato il Premier Draghi nel presentare la Manovra di Bilancio, lo ribadisce ora anche il responsabile economia del Pd Antonio Misiani.
«Noi crediamo che la legge Fornero vada cambiata nella direzione dell’equità e della flessibilità sostenibile. Di tutto questo se ne dovrà discutere con sindacati e imprese. La priorità sono a nostro giudizio i giovani: molti di loro quando andranno in pensione riceveranno trattamenti da fame», spiega l’ex vice MEF raggiunto da “Affari Italiani”. Misiani spiega quanto sia ora necessario spingere l’adesione ai fondi pensione e introdurre una sorta di “minimo vitale”: «Il sistema contributivo va reso più flessibile, ampliando la libertà di scelta dei lavoratori sull’età di pensionamento, con un ricalcolo attuariale della pensione: chi va prima, prende di meno; chi va dopo, prende di più. Infine, vanno previste forme di tutela particolare per le categorie più fragili, rendendo strutturale APE sociale», conclude il Dem. (agg. di Niccolò Magnani)
SINDACATI CONTRO LA RIFORMA PENSIONI MA NO ALLO SCIOPERO
Non ci sarà uno sciopero contro la riforma pensioni, ma diverse mobilitazioni quelle avverranno nel giro di qualche giorno e per tutta la durata della Manovra di Bilancio discussa tra Parlamento e Governo.
A parte la FIOM (i metalmeccanici della Cgil), tutte le altre sigle non hanno per il momento annunciato alcuno sciopero nazionale scegliendo la via delle discussioni con l’esecutivo, anche perché giovedì scorso in conferenza stampa il Premier Draghi era stato alquanto esplicito a domanda secca sulla possibilità di manifestazioni nazionali contro la Quota 102 e le misure adottate dal Governo («no, non mi aspetto uno sciopero anche perché il dialogo con le parti sociali continuerà ancora nei prossimi giorni»). Percorso di mobilitazione con assemblee sui posti di lavoro, iniziative e manifestazioni a livello regionale: è questa invece la strada scelta da Cgil, Cisl e Uil in merito alla riforma di Quota 102 che non piace affatto ai sindacati. «Le iniziative, però, non cominceranno subito», spiegano le sigle in una nota congiunta, ma «dal deposito della legge di stabilità in Parlamento. Entro il mese di novembre si deciderà poi cosa fare e come proseguire ricalibrando, se necessario, le iniziative di mobilitazione e non escludendo quelle nazionali». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA SITUAZIONE DELLE DONNE
In un articolo pubblicato nei giorni scorsi su Repubblica, Valentina Conte ha ricordato come la previdenza sia “nemica delle donne”. “La riforma Fornero ha di fatto aperto un decennio di vie di fuga dall’inasprimento improvviso dei requisiti. Nessuna però mai tarata davvero sulle donne”, si legge nell’articolo, il quale ricorda che “l’ultimo Rendiconto Inps dice che il peso della riforma-Fornero del 2011 per sanare i conti pubblici si è scaricato soprattutto sulle donne: in 400 mila intrappolate nello scalone, con un risparmio per lo Stato di 8,9 miliardi”. Conte sottolinea anche che “la differenza di genere conclamata nelle buste paga si riflette poi tal quale nelle pensioni. Ecco quindi l’ultimo ostacolo nella maratona previdenziale delle donne: escono tardi e con mini assegni”.
IL PEGGIORAMENTO DI OPZIONE DONNA
Esiste infatti un gap di genere importante nell’importo degli assegni incassati, che nel settore privato è decisamente significativo: mediamente le donne pensionate percepiscono 737 euro al mese contro i 1.439 degli uomini. Quanto alle misure approvate con la Legge di bilancio, c’è da evidenziare che Quota 102, come Quota 100 del resto, non sarà facilmente raggiungibile dalle donne. Alcune di loro potranno forse avere un beneficio dal potenziamento dell’Ape social. Altre, invece, che magari speravano di poter accedere a Opzione donna non potranno farlo visto che il requisito anagrafico è stato alzato di due anni e vista la proroga di un solo anno è anche difficile sperare di dover attendere un biennio per poter raggiungere il traguardo pensionistico immaginato fino a poco tempo fa.
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