LE NOVITÀ PER IL 2020
Cominciano a delinearsi le novità di riforma pensioni in arrivo con il 2020. L’anno prossimo ci sarà un aumento delle pensioni minime dovuto alla rivalutazione di tutti gli assegni, fissata tramite decreto, in base ai dati Istat, allo 0,4%. Come spiega borsainside.com, questo vuol dire che l’assegno minimo passerà da 513 a 515,05 euro al mese. Va da sé che il nuovo importo impatterà su tutti i provvedimenti e le prestazioni che hanno come riferimento il trattamento minimo. Altra novità in arrivo è la scomparsa dell’Ape volontario. La misura introdotta ai tempi del Governo Renzi, come ricorda pensionioggi.it, scade infatti alla fine di quest’anno e non c’è stato alcun rinnovo della stessa con la Legge di bilancio. Tommaso Nannicini, senatore del Partito democratico, aveva manifestazione l’intenzione di proporre con un emendamento la proroga dell’Ape volontario. Come sappiamo, tuttavia, diversi emendamenti, pur provenienti dalla maggioranza, sono stati bocciati in commissione Lavoro del Senato dove siede lo stesso Nannicini.
L’ATTACCO A TRIDICO
Da Patrizio La Pietra, Senatore di Fratelli d’Italia, arriva un attacco a Pasquale Tridico. Secondo quanto riporta lavocedelpatriota.it, La Pietra ha detto che il Presidente dell’Inps, “alla luce del suo ruolo farebbe bene a prestare maggiore attenzione alle pensioni dei lavoratori e a quelle sociali, piuttosto che elogiare il reddito di cittadinanza, che non crea occupazione, né riduzione della povertà in maniera strutturale. Questa, infatti, si combatte mettendo le persone nelle condizioni di lavorare e agevolando le aziende ad assumere. In questo modo non soltanto si contrasta seriamente la povertà, ma si ridà dignità alle persone. È naturale che coloro che non sono in condizioni di lavorare devono continuare ad usufruire degli strumenti di sostegno, che tuttora esistono. Con la garanzia di un sistema di controllo che attesti e certifichi le irregolarità. Ma è evidente che con tutto questo il reddito di cittadinanza non ha nulla a che vedere”. Un attacco quindi anche alla misura approvata insieme alla riforma pensioni con Quota 100.
LA POSIZIONE DEL CODS SULLA MANOVRA
Con un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato evidenzia come, in tema di riforma pensioni, non ci saranno interventi migliorativi con la Legge di bilancio, a partire dalla Quota 100 rosa chiesta dal Cods, passando per altri misure come la riapertura dell’ottava salvaguardia per gli esodati. Armiliato resta comunque alquanto sorpresa nel leggere messaggi e commenti in cui si spera in una proroga di un anno di Opzione donna. Infatti, visto che la manovra è stata approvata dal Senato con un voto di fiducia, è praticamente impossibile che possano esserci modifiche alla Camera. Dunque senz’altro ci sarà la proroga di Opzione donna per un anno inserita nel testo approvato a palazzo Madama. Per l’amministratrice del Cods risulta comunque “francamente eccessivo quasi una presa in giro per tutte le altre donne per le quali nulla è stato fatto, neppure prorogare questa legge al 2023”, vedere che ci siano commenti di chi si augura che ci sia una proroga annuale di Opzione donna.
GLI EXTRA-RENDIMENTI DELL’EPAP
Gli iscritti all’Epap, l’ente di previdenza ed assistenza pluricategoriale, hanno ricevuto una lettera dal Presidente Stefano Poeta in cui viene ricordato che è stato ottenuto “il riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro di riversare sui vostri montanti il 60% degli extra-rendimenti ottenuti dall’oculata gestione finanziaria. Questa vittoria, vissuta fino in fondo da noi amministratori, va a beneficio di tutti noi e delle nostre pensioni che vedranno un importante innalzamento dei montanti”. Una buona notizia dunque per gli iscritti (agronomi, geologi, chimici), anche se, come evidenzia teatronaturale.it, è “evidente che i coefficienti di rivalutazione previsti per legge e la quota derivante dall’aumento del contributo integrativo sono indipendenti dalle politiche gestionali dell’Epap, mentre la possibilità di distribuire gli extra-rendimenti deriva dai risultati della gestione finanziaria dell’Ente”. Quindi non ogni anno si potrà avere questa importante e buona notizia da dare agli iscritti.
RIFORMA PENSIONI, NON TUTTI DEVONO ASPETTARE I 67 ANNI
In un articolo su tecnicadellascuola.it si ricorda che dopo la riforma pensioni targata Fornero e i successivi adeguamenti all’aspettativa di vita, a parte Quota 100, si pensa che l’età pensionabile sia per tutti gli italiani pari a 67 anni. Non è invece così, considerando che ci sono delle categorie, come i militari, che “continuano ad andare in pensione abbondantemente prima dei 60 anni”. Viene anche citato l’emendamento alla manovra che finanzia prepensionamenti per le aziende editoriali in crisi e i casi dei poligrafici che possono andare in quiescenza con 35 anni di contributi fino al 2023. Vengono citati poi i bancari, che “beneficiano di accordi collettivi di lavori interni per accedere alla pensione con anche uno o più lustri” e si ritrovano in pensione “in genere attorno ai 60 anni”. Infine vengono citati quanti svolgono un’attività che rientra nei lavori gravosi o usuranti, che quindi possono andare in pensione in anticipo, anche grazie a quanto previsto dalle regole dell’Ape social.
LA CRISTALIZZAZIONE DEL DIRITTO PER QUOTA 100
Rispondendo a un quesito di un lettore, orizzontescuola.it ricorda invece che “anche se la quota 100 dovesse essere cancellata da un successivo governo prima del 31 dicembre 2021, tale abrogazione non interverrebbe su chi il diritto al pensionamento (come lei) lo ha raggiunto prima”. Di fatto viene quindi ricordato che la cristallizzazione del diritto consentirebbe di accedere a Quota 100 anche se questa venisse abrogata, nel caso appunto si fosse in possesso dei requisiti necessari all’accesso alla misura prima della sua abrogazione.