IL NUOVO RISCHIO PER GLI ESODATI

Una delle misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio è la nona salvaguardia degli esodati. Per come è scritta la norma, però, sottolinea in un comunicato il Comitato 6.000 esodati esclusi, non viene sanata del tutto la vicenda drammatica degli esodati, in quanto ancora non è stata riconosciuta – come nell’Ottava per solo una parte della platea – la maturazione del requisito previdenziale entro il 2021, bensì quella della decorrenza pensionistica (che segue di 12-18 mesi il raggiungimento del requisito previdenziale), di conseguenza escludendo ancora almeno un intero anno di aventi diritto”. Inoltre, è stata “cassata in extremis la clausola, prevista dai firmatari dell’emendamento stesso, che prevedeva il riutilizzo degli eventuali fondi residui per riconoscere lo stesso beneficio anche agli Esodati che rimanessero nuovamente esclusi da questa risicatissima platea”. Questo nonostante l’originario Fondo Esodati creato con una legge del 2012 avesse nel 2017 un saldo attivo di 770 milioni, che sono stati poi distratti per altre voci di spesa.



RIFORMA PENSIONI, 650-700 MILA USCITE NEL 2021

Come noto il 2021 sarà l’ultimo anno di vigenza di Quota 100, fermo restando il diritto di accedervi anche dal 2022 a chi avrà maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021. Secondo quanto riporta il Quotidiano Nazionale, tra i sindacati vi sarebbe la consapevolezza che molti lavoratori over 60 del settore privato “che oggi si ritrovano in cassa integrazione, con la prospettiva di un altro anno di ammortizzatore sociale o con quella del licenziamento (una volta finito il blocco), non vedono l’ora di poter agganciare la pensione”. Secondo “le stime di sindacati e di addetti a lavori si potrebbe arrivare a circa 300mila uscite anticipate. Che, sommate ai pensionamenti di vecchiaia e di altra natura, potrebbe far arrivare a quota 650-700 mila il numeri dell’esodo dal lavoro, circa 150-200mila lavoratori in più rispetto al 2019. Con una concentrazione notevole nei settori più a rischio licenziamento (turismo, commercio, servizi) o in quelli di maggiore sofferenza (scuola, sanità, forze dell’ordine)”.



IL “CIAO” DI ITALIA VIVA SULLA QUOTA 100

Con una lunga lettera il gruppo di Italia Viva scrive al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per sottolineare l’importanza del piano “CIAO” sul Recovery Plan e su tutti i temi di rilancio del Paese, pensioni incluse: «Sostenere che negli ultimi vent’anni non si sia fatto niente per il rilancio economico del Paese è falso prima che ingiusto. La riforma delle pensioni targata Monti-Fornero è stata una pietra miliare della credibilità italiana in Europa. E anzi il vero pericolo per la credibilità del Paese è venuto da Quota 100, non dalle riforme del passato», scrive il partito di Matteo Renzi alla vigilia di una possibile crisi di Governo per ora solo “annunciata” ma sempre in potenza per le prime settimane del nuovo anno. «Capiamo l’imbarazzo di Conte nel citare scelte come Quota 100 o i decreti Sicurezza. Ma non si possono raccontare sempre le storie a proprio piacimento. Ad esempio è inaccettabile sostenere che diseguaglianze di genere derivino dalle politiche passate», concludono i renziani nella lunga missiva pubblicata per intero dal quotidiano online Linkiesta.it. (agg. di Niccolò Magnani)

VERNA (ODG): GIORNALISTI HANNO DIRITTO ALLA PENSIONE

Come noto, da diverso tempo si parla della necessità, tra gli interventi di riforma pensioni, di mettere in salvaguardia l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti, cui la Legge di bilancio ha garantito altri sei mesi di tempo per trovare una soluzione che ne eviti il commissariamento. Carlo Verna, in un colloquio con adginforma.it, ha voluto ribadire “da presidente dell’Ordine dei giornalisti il mio appello generale: tutti i lavoratori, e quindi anche i giornalisti, hanno diritto alla pensione. È come un casco, un’assicurazione che la Costituzione mette in testa a tutti noi con l’articolo 38. I giornalisti versano i contributi e come tutte le categorie hanno diritto alla pensione”. Dal suo punto di vista, “i diritti maturati in una vita di lavoro – con contributi obbligatori previsti dalla legge – non possono essere depauperati perché il settore dell’editoria è caduto in una crisi profonda”. Per questo lo Stato, secondo Verna, dovrebbe intervenire ripianando il bilancio dell’Inpgi. 

RIFORMA PENSIONI, LE NOVITÀ PER INARCASSA

Il 1° gennaio, come ricorda lavoripubblici.it, “entreranno in vigore le novità in materia di riscatti e ricongiunzioni e le modifiche al Regolamento Generale Previdenza” per gli architetti e gli ingegneri iscritti a Inarcassa. In particolare, “viene introdotto l’obbligo di versamento della contribuzione minima soggettiva e integrativa in misura del 100% anche per i pensionati iscritti (oggi ridotta del 50%). La contribuzione ridotta al 50% resta confermata solo per gli iscritti titolari di pensione di invalidità Inarcassa e per gli iscritti titolari dell’assegno per figli con disabilità grave”. Sono tuttavia esclusi “da questa facoltà i pensionati Inarcassa, i pensionati di altro ente previdenziale (tranne i titolari di pensione di invalidità civile dell’Inps) e i giovani professionisti fino a 35 anni che beneficano della contribuzione ridotta”.

LA RICONGIUNZIONE RETRIBUTIVA ONEROSA

Per quanto riguarda la maturazione del diritto alla pensione, occorre avere presente che “la contribuzione versata in misura parziale rispetto a quanto dovuto, non utile quindi ai fini previdenziali, non può essere restituita”. Da segnalare che “la ricongiunzione contributiva non onerosa dei periodi lavorativi fino al 31/12/2012 – come alternativa alla ricongiunzione retributiva onerosa – è confermata per gli iscritti che alla data della domanda abbiano maturato almeno 15 anni di anzianità di iscrizione e contribuzione a Inarcassa. Gli iscritti che non soddisfano il requisito di anzianità minima potranno invece ricongiungere esclusivamente con il metodo retributivo. Sono confermati i requisiti precedenti per i periodi assicurativi dal 01/01/2013”.