L’IMPORTANZA DELLE PENSIONI PER LE NEO-FAMIGLIE
In un articolo sul sito di Donna Moderna viene ricordato che l’invecchiamento della popolazione ha il suo peso sulla rete assistenziale pubblica e porta anche a prendere determinate misure di riforma pensioni piuttosto che altre. “Se il lockdown ci chiede altri sacrifici a sostegno di questa fetta di popolazione”, viene tuttavia evidenziato, “non possiamo non allungare il nostro sguardo su quanto i nonni diano alle famiglie, al nostro vivere quotidiano, su quanto contengano con i loro risparmi l’urto del disagio dei giovani, su quanto contribuiscano insomma all’economia di un intero Paese. Zitti zitti i nostri nonni, quasi riconoscendo l’importanza strategica del loro ruolo, sono diventati un perno dello Stato sociale parallelo, quello che cresce nelle nostre famiglie, senza alcun aiuto del pubblico: essenziali nel sostegno agli equilibri familiari con il loro aiuto concreto e con le loro pensioni che integrano il budget delle neofamiglie dei figli. Ma essenziali anche nello spingere in su i consumi, quanto a capacità di spesa e tempo libero, compatibilmente con lo stato di salute”.
RIFORMA PENSIONI, GLI ERRORI DA NON FARE CON IL SECONDO PILASTRO
Durante un recente webinar organizzato da SoldiExpert SCF, come riporta Adnkronos, si è parlato della previdenza complementare, un tema importante nel momento in cui si discute di riforma pensioni visto che “risulta evidente che il primo pilastro della previdenza (quello dell’Inps e delle casse previdenziali dei professionisti) rischia concretamente di essere una coperta sempre più corta. Ed è bene quindi cercare di allungarla e renderla più calorosa con la previdenza integrativa e i propri risparmi”, tenendo però conto che “per poter contare su un reddito extra di 1000 o 2000 euro al mese, le cifre che bisogna accumulare sono veramente importanti” e dunque, come ha spiegato il consulente finanziario autonomo, conviene “diffidare di chi racconta che con pochi zecchini e in breve tempo i soldi si moltiplicano come nella favola di Pinocchio”. Un altro aspetto a cui fare attenzione riguarda i costi di gestione, perché potrebbero erodere i vantaggi fiscali, come del resto una cattiva gestione del capitale.
LA DELIBERA DELLA CORTE DEI CONTI
Tra i temi sul tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni c’è anche quello del necessario turnover generazionale nel mercato del lavoro, che potrebbe essere incentivato tramite il potenziamento di strumenti già esistenti come il contratto di espansione. Come spiega Italia Oggi, intanto, la Corte dei conti, sezione regionale per il controllo della Sardegna, ha preso proprio il criterio di “favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e, più in generale, supportare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani”, per vietare di “conferire incarichi a personale in quiescenza, anche se di particolare ed elevata professionalità”. Tra l’altro evitando di retribuire chi ha già una pensione si ottiene un risparmio di spesa. Dunque, “l’opportunità di conferire gli ‘incarichi, le cariche e le collaborazioni’ ai lavoratori in quiescenza è consentita nel caso di attività svolta a titolo gratuito, salvo, anche nell’ipotesi di gratuità, il limite massimo annuale prescritto per gli incarichi di tipo dirigenziale e direttivo”.
L’ATTESA DEI SINDACATI
Complice le trattative sul nuovo Dpcm, il vertice di maggioranza di ieri sera e l’arrivo in Consiglio dei Ministri del nuovo Decreto Ristori bis, il Governo ancora non ha fissato il nuovo tavolo di confronto con i sindacati per le tematiche tutt’altro che risolte di pensioni, licenziamenti e incentivi per far ripartire il lavoro. La lettera condivisa di Cgil, Cisl e Uil dello scorso 2 novembre al momento è rimasta in attesa di una risposta ufficiale e soprattutto di una prossima convocazione: in vista della nuova Manovra di Bilancio, i sindacati nazionali chiedono un confronto su più tavoli per rimarcare tutte le necessità urgenti di una riforma pensioni, di una “rivoluzione” fiscale e di nuove politiche attive per il lavoro. «È utile fissare già questa settimana incontri sulle seguenti materie, anche con specifici approfondimenti tematici», scrivono i tre segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri. Al punto 2 delle richieste dei sindacati si legge: «Decreto Ristori, Legge di Bilancio e Nadef 2021 (sanità, riforma fiscale, previdenza, pensioni e non autosufficienza, riforma pubblica amministrazione, validità e rinnovo dei CCNL, rinvio elezioni Rsu, istruzione, formazione, assunzioni, investimenti pubblici, mezzogiorno, decontribuzioni, politiche industriali e gestioni crisi, politiche attive ed ammortizzatori sociali, servizi di conciliazione vita-lavoro, cultura, turismo e spettacolo, finanziamento Caaf e Patronati)». (agg. di Niccolò Magnani)
GLI ANZIANI PENALIZZATI
In un articolo pubblicato su startmag.it, Francesco Damato evidenzia come la seconda ondata del Covid-19 abbia riportato a galla un certo “fastidio” verso gli anziani, toccando anche temi riguardanti la riforma pensioni. Scrive infatti: “Se continuano a lavorare rubano i posti, anzi l’avvenire, ai giovani. Se hanno smesso di lavorare e sono andati in pensione alla regolare scadenza delle leggi in vigore, alcune delle quali oggettivamente balorde, ma pur sempre modificabili, hanno lo stesso rubato l’avvenire ai giovani percependo trattamenti privilegiati, col sistema retributivo, rispetto a quello meno vantaggioso del contributivo. Per cui maggioranze di tutti i colori si sono rincorse nei tentativi di tagliare le pensioni con imposte travestite da contributi di solidarietà, anche a costo di risparmiare nel complesso poche centinaia di milioni di euro l’anno e ridurre di molto di più le entrate fiscali. Non parliamo poi delle riduzioni imposte a quel sistema di assistenza o aiuto sociale che gli anziani con pensioni non da fame hanno potuto per anni garantire ai loro figli e nipoti, supplendo allo Stato sempre a corto di soldi per sprechi e simili”.
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DI PACIFICO
Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief, intervistato da orizzontescuola.it sulla firma del Ccni riguardante la didattica a distanza, parla anche del rinnovo dei contratti e di un tema di riforma pensioni che gli è caro. “Il ministro Azzolina ha riferito che il ministro Dadone sta cercando di mettere delle risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Noi riteniamo che rispetto ai 100 euro già previsti almeno nelle more debbono essere messi almeno altri 80 euro per recuperare l’inflazione cresciuta negli ultimi 10 anni. Sarebbe un segnale da parte del governo, in attesa che si riconosca quel rischio biologico legato a chi insegna e lavora in presenza a scuola”, spiega Pacifico.
IL RISCHIO BURNOUT
Il sindacalista entra più nel dettaglio dei temi previdenziali evidenziando che a suo modo di vedere “va riconosciuto il burnout che soprattutto chi lavora nella scuola matura. Bisogna poi andare a rivedere il sistema delle pensioni e aprire delle finestre che permettano al personale docente di poter andare prima in pensione e non avere la classe docente più vecchia del mondo, come succede oggi. Abbiamo inoltre ribadito che sarà essenziale per il personale Ata rivedere i profili professionali, per il personale docente riconoscere il ruolo della vice dirigenza e per il personale precario riconoscere la parità di trattamento dei diritti come il personale di ruolo”. Vedremo se queste istanze verranno prese in considerazione in un momento in cui sembra esserci l’intenzione di rimettere mano al sistema pensionistico perlomeno dal 2022 in poi.